Putin programma nuove strategie per future invasioni
Nei giorni scorsi, nel pieno dell’operazione militare “speciale” in Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin ha presentato alla Duma di Stato per la ratifica una modifica dello statuto della Csto (Organizzazione per il trattato sulla sicurezza collettiva).
Una sorta di Nato eurasiatica, raduna assieme alla Russia diverse repubbliche ex sovietiche, soprattutto dell’Asia centrale.
Il leader russo propone di introdurre il concetto di “Paese coordinatore” dell’Alleanza, che deve essere deciso dal suo Consiglio, e di creare le “Forze di pace della Csto” per partecipare alle missioni di pacificazione dell’Onu.
Nel contesto attuale, la proposta appare paradossale, sia per l’evidente predominio russo sugli altri Paesi, che dovrebbe essere celebrato con il titolo di “coordinatore”, sia per la propensione alle missioni di pace mentre proprio la Russia s’impone al mondo come il principe dei guerrafondai.
I membri della Csto avevano approvato le modifiche nella riunione di Dušanbe del 16 settembre scorso. Ben prima dei disordini di gennaio in Kazakistan, con la mobilitazione degli alleati per soffocare le rivolte, e della guerra della Russia contro l’Ucraina e l’intero Occidente.
Finora nessuno dei Paesi membri ha ratificato il nuovo protocollo.
Poco prima di violare i confini ucraini, il 16 febbraio l’Onu aveva tenuto una sessione su proposta della Russia, presidente di turno del Consiglio di sicurezza, per valutare la collaborazione con la Csto.
Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres aveva dato la sua approvazione per le capacità dell’alleanza eurasiatica nel prevenire e contenere i conflitti, riferendosi soprattutto alla situazione creatasi intorno all’Afghanistan dei talebani.
La Csto ha lo status di osservatore all’Onu dal 2004, e nel 2010 è stato firmato un accordo di collaborazione.
Il Kazakistan ha iniziato a discutere delle modifiche a dicembre, ma le rivolte di gennaio hanno rinviato la ratifica a data da destinarsi.
Gli altri membri della Csto, oltre alla Russia, sono l’Armenia, la Bielorussia, il Kirghizistan e il Tagikistan, che hanno inviato in Kazakistan nel complesso 2.500 soldati per contenere le sommosse, con una missione durata di fatto lo spazio di un week-end tra il 13 e il 18 gennaio.
La Csto è apparsa in quella circostanza una parata militare per ribadire il controllo dei russi sugli altri Paesi, suscitando proteste in vari settori della popolazione kazaka, che dopo l’invasione dell’Ucraina chiede l’uscita dall’Alleanza e anche dall’Unione economica eurasiatica, anch’essa dominata da Mosca.
Il nuovo ruolo di “coordinamento” non comporterebbe un diritto impositivo sugli altri membri, che decidono di partecipare alle missioni militari su base volontaria, ma solo quello di rappresentare tutti davanti all’Onu e accordarsi sulla parte organizzativa delle missioni stesse.
L’esperto militare kazako Ermek Seytbattalov ritiene che la ragione delle modifiche stia in realtà nei limiti stessi della struttura della Csto, che non è in grado di prendere decisioni importanti per l’obbligo dell’unanimità, da cui la necessità di legittimare uno Stato forte come “coordinatore”.
Appare evidente che la Russia cerca di preparare una contro-Nato a sua disposizione e senza la presenza cinese, per rendere stabile il conflitto attuale come un confronto tra sistemi politico-militari a imitazione della “guerra fredda” novecentesca, sempre ammesso che la guerra in corso riesca a raffreddarsi.
Non si possono certo paragonare gli eserciti armeno o kirghiso con quello russo, eppure, come afferma Seytbattalov, “in Ucraina la Russia ha mostrato grandi debolezze strategiche, tattiche e operative, e gli altri Paesi della Csto sono perplessi di fronte alle sue pretese”.
La reputazione internazionale della Russia è crollata dopo l’invasione dell’Ucraina, e non si esclude che il coordinamento della Csto possa venire affidato al Kazakistan o a uno degli altri Paesi, comunque sotto il controllo di Mosca.
Anche altri Paesi come Uzbekistan, Ungheria e Azerbaigian, sono stati coinvolti in varie iniziative dell’Alleanza eurasiatica, che è aperta all’ingresso di altri membri da ogni parte del mondo.
Arnaud Daniels
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