Il Parlamento dovrebbe interrogarsi sul dopo-guerra
Ora che la recrudescenza del conflitto in Ucraina e quella paventata della pandemia hanno placato, ci si augura definitivamente, le turbolenze parlamentari della maggioranza governativa, su questioni identitarie, peraltro marginali, si spera che il cammino dell’esecutivo proceda senza altri intoppi, anche perché alle prese con gli ormai esplosivi rincari delle materie prime, a partire dai prodotti energetici, indotti da criminali speculazioni di mercato, all’attenzione della magistratura.
Di fronte al cataclisma internazionale in atto, tuttavia, nessuna forza politica di maggioranza e di opposizione si interroga ancora sul “dopo”, sul futuro del nostro paese, e con quali programmi si presenterà, tra un anno, alle elezioni politiche del 2023.
Si tratta di temi vitali, senza più gli alibi populisti, sovranisti e antieuropeisti del 2018, ormai disintegrati: la coerenza della nostra politica estera nei nuovi equilibri geopolitici mondiali; il nostro ruolo nell’ambito della Ue e della Nato, sulla difesa comune e di fronte al riarmo tedesco; le urgenti riforme istituzionali e costituzionali, per superare l’attuale fragilità e la conclamata inadeguatezza del nostro sistema politico, ormai del tutto inadeguato.
Senza contare le politiche finanziarie, economiche e sociali necessarie per mettere in sicurezza la nostra comunità nazionale.
Non prepararsi, almeno a livello di confronto, ad affrontarli, costituisce una prova ulteriore della miopia e della inavvedutezza della nostra classe politica.
Claudia Treves
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