Presentazione del libro “Destinazione Felicità” di Alessandro Lo Presti
Mercoledì 23 marzo 2022, organizzata da Le Meridie.it, si è tenuta la presentazione del Libro “Destinazione Felicità” del dott. Alessandro Lo Presti (edito da Helicon).
Con la moderazione del Dott. Gianni Trambusti, responsabile delle attività culturali de Le Meridie.it, sono intervenuti, oltre all’autore, Stefano Bettera, autore e giornalista; il professor Silvio Calzolari, storico delle religioni; Luigi Brambani, direttore degli affari pubblici della Chiesa di Scientology; il Dott. Izzedin Elzir, imam di Firenze e il Dott. Gad Piperno, rabbino capo di Firenze.
Alessandro Lo Presti, responsabile per i rapporti Istituzionali della Presidente della Regione Toscana, ha aperto la serata spiegando che il saggio si divide in due parti: la prima dedicata alla ricerca della felicità individuale, la seconda tratta invece il non facile rapporto tra la politica e la felicità collettiva. Il testo è scritto sotto forma di dialogo tra l’autore e il figlio Tancredi. Il libro nasce infatti dall’esigenza intima dell’autore di comunicare al proprio figlio un’idea di felicità che potrà essergli di aiuto nella sua vita futura. L’autore, fedele buddhista sin da giovane e di lunga esperienza politica, spiega come abbia sempre cercato di trasferire la propria spinta verso la felicità individuale nel campo politico, trattando temi come la sensibilità ambientale, il benessere equo e sostenibile, l’economia etica e la psicologia positiva.
Stefano Bettera ha sottolineato come l’approccio stilistico del testo, caratterizzato da un linguaggio semplice ma non banale, rende chiaro che tutti hanno il diritto di parlare di felicità, non solo i filosofi. Secondo Bettera, il tema della ricerca della felicità è antico, arriva da lontano e probabilmente non ci abbandonerà mai. La volontà di portare la ricerca della felicità dentro la dimensione politica è un atto non banale ed è una scelta coraggiosa, che implica l’assunzione della responsabilità di creare le condizioni per cui all’essere umano sia possibile raggiungere la propria felicità.
Luigi Brambani ha esordito affermando che il momento attuale certamente non promuove la felicità; quindi è proprio ora, mentre siamo bombardati da notizie di morti e distruzione, che si sente il bisogno di guardare oltre e di cercare la felicità. Il primo passo, come dicevano gli antichi greci, è “Conosci te stesso”, questo significa capire che non siamo animali, che in ognuno di noi è presente una scintilla divina che fa la differenza. Brambani ha chiarito che per poter essere felici bisogna anche imparare a sperimentare la sofferenza, mentale o fisica, perché è un fattore che fa parte della vita, così come lo sono la gioia e il piacere. E se una persona teme di sperimentare la sofferenza, allora ne diventerà prigioniero e ne sarà influenzato negativamente. Brambani ha concluso citando il pensiero del fondatore di Scientology, L. Ron Hubbard, il quale scrisse che le persone diventano infelici perché a un certo punto smettono di creare la vita, smettono di agitare la bacchetta magica che invece sa agitare molto bene un bambino.
Silvio Calzolari ha cominciato ricordando il filosofo ed economista Pietro Verri, che nel 1763 nelle sue “Meditazioni sulla felicità” scrisse pagine incredibili, ancora prima della stesura della Costituzione Americana. Scrisse che la legislatura più perfetta è quella in cui tutti i diritti e i doveri di tutti sono chiari e ben definiti e dove la felicità è distribuita con la più grande misura di uguaglianza su tutti. Ecco che da questa riflessione si comprende come la felicità appartenga alla dimensione politica oltre che a quella individuale. Calzolari fa notare come il buddismo sia una religione prettamente di gioia: il buddismo non chiede di rinunciare alla gioia, anzi il Buddha insegna a cercare la gioia, con ponderazione e riflessione. Questo è uno stimolo per arrivare al risveglio e quindi alla gioia completa. Calzolari ha concluso ricordando che il Buddha affermò che restare liberi dall’odio, anche in mezzo a chi ti odia, è la vera felicità
Izzeddin Elzir ha commentato che siamo donne e uomini liberi, in grado di decidere della propria felicità. Molti filosofi hanno parlato di questo argomento: tra i musulmani, oltre 1000 anni fa, Al Farabi scrisse un trattato sulla felicità nel quale insegnava che la felicità non va cercata solo nella forma terrena, durante la nostra breve vita, perché essa trova compimento nella vita eterna. La felicità terrena è solo relativa che porta a quella assoluta, nell’al di là. Ci sono tantissimi versetti del profeta Mohammad che parlano di questo e uno di essi ci ricorda che quando si è giovani spuò capitare di odiare una cosa, per poi scoprire, in futuro, che essa è una cosa buona. Il pensiero islamico dice che Dio ha creato l’essere umano libero e che deve lottare per rimanere sempre libero e ciò significa acquisire la felicità.
Rav Gad Piperno ha messo in evidenza come il libro di Lo Presti non contenga ricette, ma fa capire che esistono delle regole per raggiungere la felicità, Una di queste è non aver paura del cambiamento. La paura del cambiamento può farci uscire dal percorso di ricerca della felicità. La non paura del cambiamento è centrale nell’ebraismo, ad esempio in occasione della festa del Capodanno Ebraico si dovrebbe fare un bilancio di se stessi e quindi proseguire nel proprio viaggio. A distanza di sei mesi, in occasione della Pasqua Ebraica, con la quale si ricorda l’uscita degli ebrei dall’Egitto, ci si dovrebbe liberare di ciò che ci attanaglia e non ci permette di essere noi stessi.
La registrazione video della presentazione è disponibile a questo indirizzo:
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