Si allarga il divario tra la Borsa Usa e quella area euro
La distanza tra la borsa americana e quella dell’area euro si è ampliata del 140% negli ultimi 7 anni: il divario tra il portafoglio finanziario dello Zio Sam e quello del Vecchio continente è cresciuto del 140% (più 27.300 miliardi) tra il 2015 e il 2022.
Il totale della capitalizzazione delle aziende quotate negli Usa è aumentato, infatti, del 120% negli ultimi 7 anni, arrivando in totale a 55.000 miliardi di dollari, mentre il totale del valore delle aziende quotate dell’area euro è cresciuto solo del 50%, arrivando a 8.000 miliardi di dollari.
Nel 2015, le borse dell’area euro valevano, complessivamente, circa il 20% di quella americana, mentre oggi solo il 15% circa: il peso finanziario, quindi, si è fortemente spostato verso la sponda americana dell’Atlantico.
È quanto segnala un rapporto del Centro studi di Unimpresa secondo il quale, per quanto riguarda i mercati azionari mondiali, l’Europa, già prima del conflitto tra Mosca e Kiev e Ucraina, aveva risultati “finanziari” complessivi molto inferiori rispetto al resto del Mondo.
Dal 2015 al 2022 si è assistito un aumento della capitalizzazione del 120% negli Stati Uniti da 25.000 miliardi a 55.000 miliardi di dollari (più 30.000 miliardi) contro una crescita, nell’area euro, del 50% da 5.300 miliardi a 8.000 miliardi di dollari (più 2.700 miliardi).
Vuol dire che il divario, già presente nel 2015, si è ulteriormente ampliato. In questo contesto, l’Italia appare tra i Paesi europei più deboli se si considera che le aziende quotate di Francia, Germania e Spagna sono cresciute, in termini di capitalizzazione, molto di più di quelle della Penisola.
“La guerra tra Russia e Ucraina creerà nuovi equilibri di potere nella finanza dell’Occidente, dove si è già assistito a un fortissimo distanziamento, a partire dal 2015, in particolare a vantaggio degli Stati Uniti rispetto all’Europa. Questa situazione di forte debolezza finanziaria ha reso molte delle nostri grandi aziende aggredibili, cioè preda di grandi soggetti stranieri e credo che sia arrivato il momento di utilizzare, non a parole ma concretamente, il cosiddetto golden power cioè la legge che consente al governo di bloccare le acquisizioni selvagge od ostili, da parte di soggetti stranieri, verso aziende italiane considerate strategiche nel settore bancario, nelle telecomunicazioni e nel comparto della difesa” commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.
“Inoltre, gli Stati Uniti vogliono approfittare di questa situazione per riconquistare un ruolo che in parte avevano perso a tutto a vantaggio della stessa Russia e soprattutto della Cina” aggiunge Spadafora.
Secondo il rapporto del Centro studi di Unimpresa, nel 2015 la capitalizzazione totale delle società quotate negli Stati Uniti si attestava a circa 25.000 miliardi di dollari e, dopo sette anni, tale indicatore è salito del 120% (circa 30.000 miliardi in più) fino ai 55.000 miliardi complessivi del 2022.
Nel 2015, invece, la capitalizzazione totale delle società quotate nell’area euro si attestava a circa 5.300 miliardi di dollari e, dopo sette anni, tale indicatore è salito del 50% (circa 2.700 miliardi in più) fino agli 8.000 miliardi del 2022.
Il divario, già ampio sette anni fa, si è dunque ulteriormente allargato e tale distanza si nota, in particolare, osservando la differenza tra le capitalizzazioni: se nel 2015 il gap tra Usa e area euro era pari a 19.700 miliardi, nel 2022 è pari a 47.000 miliardi.
La forbice si è dunque allargata del 140% (più 27.300 miliardi circa).
E ancora: il totale della capitalizzazione finanziaria dell’area euro corrispondeva al 20% di quella americana nel 2015, mentre oggi questo rapporto è sceso al 15%.
Quanto all’Italia, il mercato finanziario ha subìto, purtroppo, uno dei maggiori crolli delle aziende quotate in Borsa della propria storia recente e il valore complessivo delle società quotate a Piazza Affari è molto più basso delle aziende quotate in Borsa delle aziende quotate di Francia, Germania e Spagna.
Piero Vernigo
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