Il reddito medio degli italiani è di 2.637 euro al mese
Partiamo da un dato: il reddito medio in Italia è mediamente di 21.570 euro.
Emerge dalle dichiarazioni dei redditi persone fisiche (Irpef) presentate nel 2021, relative all’anno di imposta 2020, pubblicate dal Ministero.
Il reddito complessivo totale dichiarato ammonta a 865,1 miliardi di euro (-19 miliardi rispetto all’anno precedente, a causa del Covid).
Ma è interessante anche vedere come sono distribuiti i redditi in Italia.
Il 44,5% dei contribuenti italiani, che dichiara il 14,1% dell’Irpef totale, si colloca nella classe fino a 15mila euro; in quella tra i 15mila e i 50mila euro si posiziona il 49,9% dei contribuenti, che dichiara il 61,7% dell’Irpef complessivo, mentre solo circa il 5,5% dei contribuenti dichiara più di 50mila euro, versando il 24,2% dell’Irpef totale.
Abbiamo anche i dati dell’Istat sul reddito familiare. A differenza degli altri, questi non si basano solo sulle dichiarazioni fiscali ma anche sulle rilevazioni fatte dall’istituto nazionale di statistica tramite questionari. Si stima che nel 2018 (ultimo anno disponibile) le famiglie residenti in Italia abbiano percepito un reddito medio netto pari in media a 31.641 euro, cioè 2.637 euro al mese.
Il reddito netto familiare calcolato dall’Istat include i redditi da lavoro dipendente compresi i fringe benefits (buoni pasto, auto aziendale, rimborsi spese sanitarie, scolastiche o asili nido, vacanze premio, beni prodotti dall’azienda, eccetera) e i redditi da lavoro autonomo, quelli da capitale reale e finanziario, le pensioni e altri trasferimenti pubblici e privati, il valore monetario di eventuali beni prodotti in famiglia per l’autoconsumo, al netto delle imposte personali sul reddito, delle tasse e tributi sull’abitazione e dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti e autonomi.
Da questo importo vengono sottratti i trasferimenti versati ad altre famiglie (per esempio, gli assegni di mantenimento per un ex-coniuge).
Rispetto all’anno precedente, nel 2018 i redditi familiari medi in termini reali (esclusi gli affitti figurativi, cioè il denaro che una persona avrebbe pagato se non vivesse nella casa di proprietà) sono cresciuti solo nel Mezzogiorno (+0,8%), sono diminuiti nel Centro (-1,0%) e nel Nord-est (-1,8%), rimanendo invece invariati al Nord-ovest (+0,1%).
Naturalmente queste variazioni hanno un riflesso sull’F24 compilabile automatico.
I maggiori incrementi si osservano per le coppie senza figli (+0,7%) e per le coppie con figli (+0,5%); in riduzione invece i redditi familiari reali per le persone sole (-2,5%).
Nel 2018, il reddito medio famigliare inclusivo degli affitti figurativi è stimato in media pari a 36.416 euro, considerando le variazioni in termini reali la riduzione rispetto all’anno precedente è pari allo 0,8%, a causa della diminuzione degli affitti figurativi (-3,7%); questo stesso indicatore, una volta reso equivalente, risulta invece invariato in termini reali.
Ma quali sono le tipologie di reddito più diffuse? Secondo i dati del Mef sulle dichiarazioni fiscali i redditi da lavoro dipendente e da pensione rappresentano circa l’84,7% del reddito complessivo dichiarato.
Nello specifico, i redditi da pensione compongono il 31,3% del totale in Italia.
Era il 29% solo due anni prima, nel 2018, ma la categoria dei pensionati è stata quella che più di ogni altra è riuscita a uscire indenne, dal punto di vista economico, dalla crisi pandemica, mentre molti lavoratori perdevano il proprio impiego, ed è quindi naturale che il suo peso sia cresciuto.
Il reddito medio pro capite più elevato in Italia è quello da lavoro autonomo, pari a 52.980 euro, mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori (titolari di ditte individuali) è pari a 17.960 euro.
Il reddito medio pro capite dichiarato dai lavoratori dipendenti è pari a 20.720 euro, quello dei pensionati arriva a 18.650 euro, in aumento rispetto agli anni precedenti.
Infine, il reddito medio pro capite da partecipazione in società di persone ed assimilate risulta di 16.450 euro.
È da tener presente, però, che la quasi totalità dei redditi da capitale è soggetta a tassazione sostitutiva e non rientra pertanto nell’Irpef.
Questi numeri, in gran parte in calo rispetto agli anni precedenti (tranne quelli relativi ai pensionati), sono il risultato dell’impatto della crisi scatenata dalla pandemia.
A questa si è aggiunta da poco la guerra tra Russia e Ucraina, che ha provocato sconvolgimenti economici davvero inaspettati, l’aumento dei prezzi delle materie prime tra tutte.
La crescita di questi provoca inflazione che, se combinata con l’incremento del costo del gas (e quindi della bolletta elettrica) per famiglie e imprese, rischia di mettere in serissima crisi economica milioni di famiglie italiane.
Questo è il motivo per il quale il governo Draghi ha deciso, all’interno di una più ampia manovra tesa a sostenere i redditi medi in Italia, di varare un bonus di 200 euro per i redditi fino a 35mila euro lordi annui. È un contributo una-tantum destinato sia ai lavoratori che ai pensionati.
Ai primi penserà il datore di lavoro che poi provvederà a recuperare l’importo versato ai dipendenti “scalandolo” dal primo pagamento delle tasse, mentre i pensionati si troveranno i 200 euro direttamente sul conto bancario.
Tra i beneficiari ci sono anche i lavoratori autonomi e questo fa salire la platea dei potenziali beneficiari alla cifra-monstre a 28 milioni di persone.
Per sostenere i redditi medi in Italia, soprattutto, ovviamente, quelli più bassi, sono destinati ben 6.5 miliardi di euro all’interno di una manovra, varata nei primi giorni di maggio 2022, di ben 14 miliardi.
Questi 6,5 miliardi dovevano essere destinati al taglio (minimo, in verità) del cuneo fiscale ma alla fine l’esecutivo ha deciso per il bonus una-tantum.
Riguardo al bonus per i pensionati bisogna comunque ricordare che questi hanno già visto rivalutati i propri assegni.
È successo a gennaio 2022 e la crescita è stata dell’1,7%, ma non per tutti.
Il modello perequativo delle pensioni è, infatti, a scaglioni. Ovvero, l’inflazione del 2021 sarà recuperata al 100% per le pensioni pari a 4 volte l’assegno minimo (circa 524 euro); al 90% per gli assegni tra 4 e 5 volte il minimo; al 75% per quelle oltre 5 volte l’assegno minimo.
I dati si riferiscono al: 2021/2022 Fonte: Ministero economia e finanza
Riccardo Dinoves
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