Il reddito di cittadinanza un danno alle imprese e al Paese
La maggior parte dei commenti sui risultati del reddito di cittadinanza diffusi dall’Inps mettono unanimi l’accento sulle parole «povertà», «welfare», «sofferenza sociale».
Temi nobili che poco hanno a che fare con lo scopo per cui il reddito di cittadinanza era stato prima pensato e poi introdotto dai grillini: aiutare le persone a reinserirsi nel mondo del lavoro.
Poi le cose in Italia spesso vanno sempre per il verso sbagliato.
Lo Stato doveva metterci risorse per finanziarlo, (molte), e l’organizzazione per renderlo applicabile (i famosi navigator).
Ci ha messo solo i soldi, perché il resto si è rivelato impresa troppo difficile per una banda di sprovveduti apprendisti stregoni come si sono rivelati i grillini.
La pandemia ha aggravato la situazione.
Il problema è che la politica prima ha creato il disastro ma ora è in difficoltà nel cambiare rotta, perché quando dai qualcosa a qualcuno, anche se ingiustamente, fai poi fatica a fartelo dare indietro: chi ha ricevuto lo considera ormai un diritto acquisito.
E anche se potesse, in fondo in fondo non vuole, ad eccezione di Iv, Calenda, FdI e FI.
I grillini lo idearono, i leghisti lo votarono pur se adesso storcono la bocca, il Pd è alleato dei Cinquestelle e specie nell’ala sinistra del partito non saprebbero come farne a meno.
Non parliamo poi dei sindacati. Tutti chi più chi meno tendenzialmente favorevoli, o per lo meno contrari a toglierlo anche perché i loro Caf lavorano molto, e guadagnano non poco, per la distribuzione del reddito.
Per tutti, però, una scorciatoia. Anche perché quando si tratta di tutelare i diritti di chi si affaccia nel mondo del lavoro gli spazi di manovra ci sarebbero.
Le paghe per chi inizia un’attività sono spesso bassissime, molto meno invitanti del reddito grillino, ed è forse questa la battaglia che andrebbe fatta.
Certo, è più facile dire alle persone che ti sei impegnato a fargli avere dei soldi per stare sul divano piuttosto che dirgli che ti stai adoperando per farlo pagare un po’ di più.
È anche da questo che passa la maturità di una classe dirigente.
Arnaud Daniels
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