L’inflazione torna ai massimi come nel 1986
Una accelerata nel mese di maggio, dopo il rallentamento registrato ad aprile.
Questa la fotografia scattata dall’Istat sull’inflazione: l’Indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, segnala “un aumento dello 0,9% su base mensile e del 6,9% su base annua (da +6% del mese precedente)”.
Il livello accertato, secondo l’Istituto nazionale di statistica, non si registrava dal marzo del 1986 (+7% all’epoca).
Il Codacons, sul tema, evidenzia che il rialzo dell’inflazione al 6,9% a maggio rappresenta una tragedia che avrà “effetti pesantissimi non solo sulle tasche degli italiani, ma anche sull’economia nazionale”.
Il presidente dell’associazione dei consumatori, Carlo Rienzi, aggiunge: “Le nostre peggiori previsioni trovano purtroppo conferma nei dati Istat. L’inflazione al 6,9%, considerata la totalità dei consumi di una famiglia, si traduce in una stangata da +2.120 euro annui per la famiglia “tipo”, e addirittura +2.753 euro annui per un nucleo con due figli. Il caro-carburante e i rialzi delle bollette energetiche continuano a spingere al rialzo i prezzi al dettaglio in tutti i settori – prosegue – ma sul tasso di inflazione di maggio pesano anche vere e proprie speculazioni legate alla guerra in Ucraina. Sull’andamento dei prezzi attendiamo, ora, l’esito delle indagini aperte da Antitrust e dalle Procure di tutta Italia grazie agli esposti presentati dal Codacons e, se sarà accertato che l’aumento dei listini è stato determinato da fenomeni speculativi, avvieremo una maxi-class action contro i responsabili, per conto di milioni di famiglie e imprese”.
Nel dibattito scaturito a seguito delle stime dell’Istat interviene pure Confesercenti: “L’inflazione torna a correre a maggio, dopo la breve pausa di aprile. Sebbene la frenata del Pil nella prima parte dell’anno sia stata più lieve delle attese, si conferma purtroppo uno scenario di crescente incertezza, con la brusca accelerazione dell’inflazione che inizia ad incidere sui consumi delle famiglie e sulla crescita. Nonostante la fiammata inflazionistica attuale sia alimentata principalmente dai prezzi dei beni energetici (che risalgono al 42,2) sta aumentando anche l’inflazione di fondo – evidenzia – al netto degli energetici e degli alimentari freschi (a maggio al 3,3% dal 2,4% di aprile)”.
Non solo: “Le misure di contenimento dei prezzi dell’energia introdotte dal Governo si sono dimostrate efficaci, ma di fatto si sono concentrate sulle famiglie a più basso reddito, per le quali gli interventi hanno compensato quasi integralmente i maggiori incrementi di spesa dovuti al rialzo dei prezzi. Altrettanto non si può dire per le famiglie a reddito medio-basso e medio, per le quali non è rilevabile la stessa copertura. Lo stesso Ufficio parlamentare di Bilancio, nella sua recente audizione sul Decreto Aiuti, ha confermato, attraverso una simulazione, che gli interventi del Governo tendono a compensare l’onere derivante dagli incrementi dei prezzi in modo decrescente al crescere della spesa familiare”.
Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, in ultimo nota: “L’inflazione a +6,9 per cento significa, per una coppia con due figli, una stangata complessiva, in termini di aumento del costo della vita, pari a 2421 euro su base annua, 981 per abitazione, acqua ed elettricità, 573 euro per i trasporti, 561 per prodotti alimentari e bevande. Per una coppia con 1 figlio, la batosta totale è pari a 2257 euro, 984 per l’abitazione, 499 per i trasporti, 505 euro per cibo e bevande. In media per una famiglia il rialzo annuo è di 1924 euro, 924 per l’abitazione, 367 per i trasporti, 418 euro per mangiare e bere. Ma il record spetta alle famiglie numerose con più di 3 figli con una scoppola pari a 2693 euro, 615 solo per il cibo”.
Salvarico Malleone
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