Comprare e leggere un libro? Meglio farselo raccontare
Statistiche alla mano, si sa che escono ogni anno in Italia dodicimila libri, il che fa una media di quaranta al giorno, domeniche escluse.
Ci sarebbero poi i libri stranieri, per lo meno quelli nelle tre lingue principali d’Occidente, che non vanno ignorati: il totale cresce a centocinquanta opere giornaliere: non c’è neanche il tempo di leggere i titoli e i risvolti di copertina.
Chi si butta nella lettura è destinato ad affogarvicisi; anche se opera una scelta severissima e decide di leggere soltanto, per esempio, i narratori contemporanei (italiani e stranieri, inevitabilmente, perché ormai non esistono più frontiere di nazione e di scuola letteraria) rischia l’indigestione.
Perché bisognerà non ignorare il teatro e il cinema, seguire la critica militante, dare un’occhiata alla televisione e un’orecchiata alla radio (mezzi di comunicazione di massa).
Chi vuol darsi una formazione culturale ha dinanzi a sé questa prospettiva: morire prima.
Il Nostro Giovane Lettore non corre tale rischio.
Si convinca subito che quel termine, “formazione culturale”, non significa ormai più nulla.
Nessuna persona seria e pratica vuole oggi formarsi: basta informarsi.
Si scrivono libri ponderosi sulla teoria, la tecnica, la metodologia dell’informazione.
Il Nostro cominci con l’evitare di leggerli. E allo stesso modo si comporti con qualsiasi altro libro.
Egli vive, come si è detto, in provincia, circondato da schiere di giovani ingenui e ansiosi che passano le giornate chini sui libri.
Ebbene, li frequenti, li veda, li ascolti: avrà a sua disposizione altrettanti segretari diligenti e gratuiti, saprà da loro tutto quel che occorre sapere.
La casa editrice Neri Pozza ha da poco pubblicato un libro che raccoglie una serie di articoli umoristici che lo scrittore Luciano Bianciardi, autore di La vita agra, scrisse nel 1966 sul settimanale ABC immaginando di comporre un manuale di vita per un giovane di vent’anni, «assolutamente medio e anzi mediocre».
Intenzionato a costruirsi una carriera nel cosiddetto “mondo culturale”, cioè a diventare un intellettuale.
Molti dei consigli, benché difficilmente condivisibili da chi insegna nelle università e nelle scuole di scrittura, potrebbero essere tuttora validi (e riescono tuttora a essere spassosi) benché dal 1966 molte cose siano cambiate.
Tra le altre il numero di libri che esce ogni anno in Italia: nel 2021 sono stati più di 85mila, secondo i dati dell’Associazione Italiana Editori (AIE) – anche se di certo non tutti si possono considerare utili per completare una “formazione culturale”.
Tanto vale continuare a farseli raccontare, dunque.
Anselmo Faidit
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