Secca sconfitta per Macron exploit di Marine Le Pen
Si prospettano tempi difficili per Emmanuel Macron: il presidente della Repubblica francese, ad aprile rieletto per il secondo mandato, non ha conservato la maggioranza assoluta all’Assemblée Nationale, il ramo più importante del parlamento francese, quello che vota la fiducia all’esecutivo.
Ensemble!, la coalizione che sostiene l’attuale inquilino dell’Eliseo, ha subito un crollo ottenendo 245 seggi contro i 285 necessari per poter governare senza dover ricercare alleanze.
Le urne hanno premiato la Nouvelle Union populaire écologique et sociale (NUPES) guidata da Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra radicale, che ha conquistato 189 seggi, imponendosi come il principale partito di opposizione in parlamento.
Ancora più spettacolare il risultato di Marine Le Pen che ha ottenuto un ottimo risultato, eleggendo ben 89 deputati (durante la scorsa legislatura, i delegati del Rassamblement National erano solo 8).
I Républicains, partito politico di centrodestra fondato da Nicolas Sarkozy, hanno invece blindato 61 seggi e, allo stato attuale, rappresentano la sponda parlamentare più probabile per Macron: potrebbero infatti consentirgli di evitare la tanto temuta “coabitazione” (la situazione in cui il presidente della Repubblica e il capo del governo appartengono a partiti diversi) con la NUPES di Mélenchon.
Quel che è certo è che, dopo cinque anni di controllo indiscusso del parlamento, Macron dovrà ora affrontare da vicino lo spauracchio dell’incertezza: per realizzare i capi saldi del suo programma elettorale (come l’innalzamento dell’età pensionabile, l’abbassamento delle tasse e i tagli al welfare) dovrà allargare, per forza di cose, le alleanze in parlamento.
Il Paese rischia di essere ingovernabile e, se i Républicains dovessero voltare le spalle a Macron, per poter sopravvivere il presidente della Repubblica dovrebbe ricercare alleanze con Nupes o Rassamblement National (che, secondo i principali osservatori, sono da escludere tassativamente).
L’altra via percorribile potrebbe essere quella di cercare una maggioranza su ogni singolo provvedimento e, quindi, una maggioranza variabile, ma ovviamente questa strada intersecherebbe, giocoforza, il terreno dell’immobilismo, rendendo l’azione di governo farraginosa e inconcludente.
In ultima istanza, anche la via del cosiddetto “49-3” (formula giornalistica che indica il ricorso all’articolo 49 comma 3 della Costituzione francese, quello che permette al governo di trasformare in legge un suo ddl senza l’approvazione del Parlamento, similmente a quanto accade in Italia con i decreti legge) è piena di ostacoli.
Tale norma, utilizzata soltanto raramente, permetterebbe al governo di bypassare il voto su un provvedimento nel caso in cui non ci fosse una maggioranza disposta ad approvarlo. A differenza di quanto accade in Italia, però, nel caso francese si tratta di una extrema ratio (l’esecutivo può ricorrere alla procedura una sola volta in una sessione parlamentare: è stato utilizzato meno di 90 volte dal 1958 a oggi).
Più in generale, i risultati delle legislative confermano l’ondata di sfiducia che ha travolto Macron negli ultimi mesi; una sfiducia confermata anche dall’altissimo tasso di astensione: ha votato solo il 47,15% (appena 23 milioni circa) degli aventi diritto al voto.
Salvarico Malleone
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