Per la siccità spenta la centrale idroelettrica sul Po
È stata «spenta» la centrale idroelettrica di Isola Serafini, nel piacentino. La causa dello stop dopo 60 di attività?
L’incredibile siccità che si è abbattuta sul Po, che non ne permette al momento il funzionamento. L’impianto idroelettrico, conferma Enel Green Power, ripartirà solamente a seguito del ripristino delle condizioni idrauliche sufficienti all’esercizio dell’impianto stesso.
La centrale idroelettrica Carlo Bobbio di Isola Serafini, intitolata all’architetto che si occupò della sua realizzazione, è stata costruita tra il 1958 e il 1962 dalla Società Idroelettrica Medio Adige di Verona.
L’impianto produce energia elettrica sfruttando il dislivello creato dallo sbarramento sul fiume Po presso Isola Serafini, in un punto in cui il corso d’acqua forma una grande ansa naturale di circa 12km di lunghezza.
Lo sbarramento – che ha una lunghezza totale di 362m – è costituito da undici luci di 30 m ciascuna, regolate da paratoie a catene e 6 ventole abbattibili e crea un dislivello variabile da 4 a 12 m a seconda della portata del fiume: l’acqua alimenta quattro turbine Kaplan con una potenza installata totale di circa 80 MW.
La portata massima derivabile è di 1000 m/s e la producibilità media annua è di 485 Gwh.
«In un momento geopolitico così difficile dovremmo produrre di più, questa mancanza di risorsa ci crea danni ancora maggiori, sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista economico: proprio la chiusura della centrale di Isola Serafini rappresenta ancora di più un danno enorme per la vita del Po»: così il Segretario Generale di ADBPo-MiTE Meuccio Berselli, commenta la chiusura.
«La portata del Po è in continuo esaurimento» spiega Berselli «se le condizioni idro-climatiche non cambiano, dovremmo per forza tagliare ancora maggiore acqua ai prelievi in agricoltura, che in questo momento hanno un fabbisogno enorme, per cercare di sostenere per quanto si possa la portata nell’area di valle, perché lì abbiamo l’idropotabile che serve 750 mila persone e in più abbiamo il sale che è già entrato per 21 chilometri. Quindi, bisogna fare di tutto per cercare di sostenere, con uno spirito di cooperazione e di sussidiarietà, i territori di valle. Operazione difficilissima perché questa situazione apre un conflitto tra territori di monte e territori di valle. Spero ci sia un senso di responsabilità da parte di tutta la comunità».
Una situazione «davvero di emergenza. Bisogna mettere in campo tutte le opportunità, le risorse e le scelte migliori per far fronte a un problema che sta diventando pesante per l’agricoltura.
Con il caldo, i canali di irrigazione devono anche essere svuotati dalle alghe, quindi non c’è solo il problema della siccità, ma anche il grande caldo. Nelle ultime settimane, c’è la presa di coscienza di una situazione che sta diventando emergenziale: serve un coordinamento interregionale, perché è una situazione dell’Emilia-Romagna come della Lombardia.
Se non ci sarà un input centrale dovranno essere i sindaci ad attivarsi.
la Redazione
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