Erdogan spegne una radio americana e una tv tedesca
L’autorità turca di controllo dei media, RTuk, ha bloccato l’accesso in tutto il Paese alla radio pubblica statunitense Voice of America e al canale televisivo tedesco Deutsche Welle, anch’esso di proprietà statale.
Il provvedimento è stato giustificato dalle autorità di Ankara come conseguenza della mancata richiesta di licenza da parte delle due emittenti.
In effetti, a febbraio Deutsche Welle e Voice of America avevano annunciato che non avrebbero fatto domanda per la nuova licenza di trasmissione in Turchia, come richiesto da RTuk, in quanto l’adempimento sarebbe stato uno strumento di censura nelle mani di Ankara.
Proprio in quei giorni che precedevano di poche settimane l’inizio della guerra in Ucraina, la Russia chiuse gli uffici di Mosca dell’emittente tedesca Deutsche Welle.
La scelta che accomuna la Turchia di Recep Erdogan alla Russia di Vladimir Putin è venuta a galla nelle ore successive all’intesa in sede Nato tra Ankara e gli altri 29 Paesi dell’alleanza militare sull’adesione di Svezia e Finlandia.
Il primo a dare conto del provvedimento di chiusura dei due media internazionali è stato Ilhan Tasci, membro del consiglio di RTuk come rappresentante della principale forza politica d’opposizione, il Chp (Partito popolare repubblicano).
Tasci ha scritto su Twitter che l’accesso al canale in lingua turca di Deutsche Welle, DW Turkce, e alla radio statunitense Voice of America era stato bloccato da una decisione del tribunale richiesta da RTuk. “Ecco la libertà di stampa e la democrazia avanzata!”, ha chiosato con sarcasmo il politico dell’opposizione.
L’autorità RTuk, il cui consiglio di amministrazione è dominato dal partito di Erdogan e dai suoi alleati, ha spesso sanzionato le emittenti che sono critiche nei confronti del governo.
Inoltre, la Turchia è spesso finita nel mirino delle ong a tutela dei diritti umani per l’alto numero di giornalisti in carcere.
Il governo di Ankara ha sempre respinto le accuse affermando che le misure adottate siano necessarie per garantire la sicurezza del Paese.
Una giustificazione che poggia sul fallito colpo di Stato del 2016, quando una parte dell’esercito tentò invano di rimuovere Erdogan dalla guida del governo.
Riccardo Dinoves
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