Le banche alzano i tassi per combattere l’inflazione
L’inflazione è in continuo aumento. L’aumento dei prezzi al consumo, sia in America che in Europa è all’8,6%, livelli che non si vedevano da oltre 40 anni.
Questo significa che rispetto allo stesso periodo del 2021 i prezzi al consumo sono cresciuti dell’8,6% e questa si può considerare come una vera e propria “tassa occulta”, che colpisce la spesa annuale delle famiglie.
L’inflazione consiste in un aumento generalizzato e prolungato dei prezzi e questo porta inevitabilmente a una diminuzione del potere d’acquisto del denaro.
Ma ora sentiamo sempre più parlare di come le banche centrali, per cercare di contenere l’inflazione galoppante, stiano alzando i tassi d’interesse.
La Fed, ossia la banca centrale americana, per la prima volta dal 1994 ha portato i tassi all’1,5%-1,75%.
Anche nel Vecchio Continente si procede spediti verso una politica monetaria restrittiva: la Bce infatti per la prima volta dopo dieci anni, a luglio alzerà i tassi allo 0,25%.
Inflazione e tassi di interesse sono due parametri strettamente correlati tra loro e dai quali dipende in gran parte la salute della nostra economia.
In sostanza, i tassi di interesse ci indicano quanto costa prendere denaro in prestito e quanto frutteranno i risparmi e gli investimenti.
Vediamo in 4 passaggi cosa succede quando si alzano i tassi:
- Chiedere un mutuo, un prestito o in finanziamento sarà più costoso e in tal caso le ricadute più pesanti riguarderanno specie i mutui a tasso variabile, i cui interessi sono già in forte aumento.
- Dato che salgono i tassi di interesse corrisposti dalle banche, tenderanno a salire anche i rendimenti dei depositi bancari, con la conseguenza che per i risparmiatori diventerà più remunerativo tenere i risparmi fermi in banca piuttosto che spenderli e investirli in attività produttive.
- Ma se la liquidità rimane ferma negli istituti di credito, significa che ci sarà meno moneta in circolazione.
- Una circolazione della moneta inferiore porta ad una riduzione dei consumi da parte dei cittadini e quindi a una minor inflazione.
Quindi l’aumento dei tassi di interesse è la misura monetaria che le banche centrali adottano per limitare gli investimenti a favore dei risparmi, frenando la domanda e di conseguenza riducendo strutturalmente i prezzi dei beni.
Detto in altre parole, alzare o abbassare i tassi permette alla banca centrale di incentivare o disincentivare l’attività economica di un Paese.
La mossa di aumentare i tassi per combattere l’inflazione dovrebbe spingere piccoli e grandi investitori verso una minore predisposizione al rischio e quindi verso possibili performance inferiori dei mercati azionari.
Ciò significa che meno domanda di denaro innesca una correzione al ribasso dei prezzi.
L’obiettivo delle banche centrali è far ritornare l’inflazione verso livelli accettabili.
La Fed e la Bce per livello accettabile intendono un’inflazione al 2%: un livello virtuoso della crescita dei prezzi, in grado cioè di contribuire alla crescita generale dell’economia.
Quando un’economia si trova in recessione, è utile avere tassi di interesse bassi o pari a zero, perché si vuole che gli imprenditori e i cittadini si sentano fiduciosi e incoraggiati a prendersi dei rischi economici che potrebbero stimolare l’economia.
Se i tassi sono pari a zero, saranno infatti più propensi a richiedere un finanziamento o un mutuo per aprire un’impresa, ad esempio, dato che il costo del denaro richiesto è pari a zero.
Al contrario, se l’economia è molto attiva o con un’alta inflazione come in questo momento storico, è utile avere tassi positivi, in modo da disincentivare un alto livello di attività economica perché i tassi più alti portano a una minore propensione a correre rischi.
C’è un ultimo aspetto da considerare quando si parla di rialzo dei tassi: il rendimento dei titoli di Stato.
Un aumento dei tassi di interesse rende più alti i rendimenti dei titoli di Stato e dato che il loro movimento è inversamente proporzionale al valore dei titoli stessi.
Se i titoli costeranno di meno, allora ripagare il debito pubblico diventerà via via più costoso.
In altri termini, se il mercato vende grandi quantità di titoli di Stato, il loro rendimento aumenta, ma questo comporta che lo Stato in questione dovrà pagare di più al momento della restituzione del prestito, in modo da attirare nuovi acquirenti per le proprie obbligazioni.
Piero Vernigo
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