Cozze e vongole per mitigare il cambiamento climatico
Cozze, vongole e ostriche, oltre ad essere ricche di proteine nobili e acidi grassi polinsaturi, fondamentali per una sana alimentazione umana, sono allevate in modo sostenibile poiché offrono numerosi servizi ecosistemici.
Sono, infatti, sistemi di produzione di proteine animali efficiente e a basso impatto ambientale, in termini di emissioni di CO2. Inoltre, sorprendentemente, potrebbero svolgere un ruolo attivo anche in termini di sequestro di carbonio e mitigazione degli impatti dei cambiamenti climatici.
Uno studio pubblicato sulla rivista “Science of the Total Environment” dai ricercatori del CREA Zootecnia e Acquacoltura, incentrata sulle mitilicolture del Nord-Adriatico, la zona più vocata alla molluschicoltura in Italia, ha evidenziato che la mitilicoltura può contribuire alla mitigazione degli impatti ambientali attraverso il sequestro di anidride carbonica all’interno della conchiglia.
La molluschicoltura in Italia, con la produzione di mitilo mediterraneo, vongola verace e ostrica, rappresenta oltre il 50% delle produzioni di acquacoltura (circa 75.000 tonnellate nel 2020), per un valore complessivo di 187 mln di €, dati che ci pongono tra i primi cinque Paesi europei.
Il mitilo mediterraneo (Mytilus galloprovincialis) è la specie che domina il nostro mercato, tuttavia, sebbene sia la specie maggiormente prodotta in Italia, l’offerta non satura la domanda dei consumatori, determinando forti tassi di importazione (oltre 22.000 tonnellate nel 2020).
L’Italia è, invece, un esportatore di vongola verace (Ruditapes philippinarum), di cui è il principale produttore a livello europeo.
Per quanto riguarda le ostriche, l’Italia è il secondo mercato in Europa per consumo, dopo la Francia.
L’allevamento di ostriche, sia quella piatta (Ostrea edulis) che quella concava (Crassostrea gigas), sebbene sia un settore giovane nel nostro paese, dopo i primi anni di produzioni pilota, sta registrando una forte crescita anche grazie all’apprezzamento di chef stellati che iniziano a preferire i prodotti made in Italy.
La molluschicoltura nel suo complesso è ampiamente riconosciuta dalla comunità scientifica come uno dei sistemi di produzione di proteine animali più efficiente e a basso impatto ambientale, in termini di emissioni di CO2.
Cozze, vongole e ostriche, oltre ad essere ricche di proteine nobili e acidi grassi polinsaturi, fondamentali per una sana alimentazione umana, sono allevate in modo sostenibile poiché offrono numerosi “benefici collaterali” (i cosiddetti servizi ecosistemici).
I molluschi degli allevamenti contribuiscono, infatti, a regolare i cicli dei nutrienti nella colonna d’acqua e sul fondo, il che rende questi animali fondamentali nel contrastare l’eutrofizzazione (l’accrescimento degli organismi vegetali, legato alla presenza nell’ecosistema acquatico di dosi troppo elevate di sostanze nutritive come azoto, fosforo o zolfo, provenienti da fonti naturali o antropiche) delle nostre aree costiere.
Il punto di forza della molluschicoltura e la ragione principale del suo ridotto impatto ambientale, è la totale assenza dell’uso di mangimi, poiché i molluschi si nutrono, filtrando il fitoplancton, naturalmente presente nell’acqua di mare, e particolarmente abbondante nelle zone costiere, dove sono situati gli allevamenti.
Che le produzioni di molluschi bivalvi siano sostenibili è ormai assodato, ma recentemente è nato un fervente dibattito scientifico sul ruolo che l’allevamento dei bivalvi potrebbe svolgere sul sequestro di carbonio e sulla mitigazione degli impatti dei cambiamenti climatici.
Alcuni studi hanno dimostrato che le emissioni di gas serra delle molluschicolture sono di gran lunga inferiori a quelle di qualsiasi altra produzione zootecnica.
Una ricerca recentemente pubblicata sulla prestigiosa rivista Science of the Total Environment (Martini et al., 2022) dai ricercatori del CREA Zootecnia e Acquacoltura, incentrata sulle mitilicolture del Nord-Adriatico, la zona più vocata alla molluschicoltura in Italia, ha evidenziato che la mitilicoltura può contribuire alla mitigazione degli impatti ambientali attraverso il sequestro di anidride carbonica all’interno della conchiglia.
Questo importante risultato è stato ottenuto adottando la metodologia del Life Cycle Assessment (LCA), integrandola con una valutazione sito-specifica del potenziale ruolo di carbon sink dei mitili.
Questo approccio ha permesso di identificare gli hotspot della filiera, ovvero gli input che maggiormente contribuiscono agli impatti ambientali dell’allevamento dei militi, ipotizzando possibili strategie per l’ulteriore contenimento degli impatti.
Tra questi, il carburante utilizzato per le imbarcazioni e il consumo di energia elettrica per le operazioni di depurazione a cui i molluschi devono essere sottoposti, nel caso in cui vengano allevati in acque di classe B.
Nella mitilicoltura, un contributo relativamente importante agli impatti ambientali della filiera è rappresentato anche del materiale plastico (polietilene) utilizzato per le calze, all’interno delle quali vengono sistemati i mitili durante la fase di ingrasso.
Arnaud Daniels
Commenti
Cozze e vongole per mitigare il cambiamento climatico — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>