Le principali economie europee a rischio recessione
La guerra in Ucraina inizia a pesare sulle economie del Vecchio continente: durante gli ultimi mesi, i Paesi occidentali hanno sofferto i blocchi sulle catene di approvvigionamento e l’impennata dei prezzi delle materie prime che ne è derivata. Inoltre, il timore per i rialzi incessanti dell’inflazione ha spinto i leader europei a mettere in atto politiche monetarie restrittive per riportare il dato sotto controllo.
Sarà sufficiente? Come un termometro per lo stato delle economie occidentali, l’indice pmi, pubblicato il 22 luglio da diversi Paesi, ha confermato il rischio che stanno correndo le principali economie europee: entrare in recessione.
Il purchasing managers index (pmi) fornisce un’indicazione sull’andamento dell’economia di un Paese. Nello specifico, l’indice informa gli investitori sulle condizioni del mercato nazionale, ovvero se l’economia si trova in una fase di esparialzi
nsione, quando il dato supera il valore neutro di 50 punti, o di contrazione, quando il valore resta al di sotto della soglia di neutralità.
Sintetizzando le informazioni derivanti dai principali settori, come quello manifatturiero, terziario e talvolta anche edile, il pmi spiega i trend presenti e futuri di diversi business.
Inoltre, pubblicato mensilmente dall’S&P Global in Europa e dall’Institute for Supply Management negli Stati Uniti, l’indice si basa su indagini mensili effettuate su campioni di oltre 400 aziende per ogni Paese, scelte accuratamente per rappresentare al meglio la realtà economica nazionale.
I dati raccolti forniscono indicazioni sulla variazione mensile dei principali fattori del settore, come la produzione, i nuovi ordini registrati, i livelli di occupazione e i prezzi. Ai dati numerici, alcuni Paesi aggiungono valutazioni qualitative degli intervistati per fornire una visione più completa della tendenza del settore.
L‘economia dell’Eurozona nel terzo trimestre “sembra destinata a contrarsi, con l’attività scivolata a luglio in territorio di contrazione”, ha commentato Chris Williamson, Chief Business economist di S&P Global.
Infatti, per l’Eurozona la situazione è preoccupante: il pmi composito è calato a 49,4, sotto la soglia di neutralità segnando, secondo S&P Global, il minimo da 17 mesi. Ancora, l’indice sulla produzione ha raggiunto i 46,1 punti, minimo da 26 mesi, mentre il dato sulla generale attività del manifatturiero si è attestato a 49,6 punti, a fronte di 52,1 punti a giugno.
Secondo gli economisti di S&P Global, la pressione sui prezzi europei sta rallentando ma resta ancora elevata.
Osservando da più vicino i diversi Paesi, la Francia e la Germania stanno scontando la pena più dura. Tuttavia, all’appello mancano ancora gli indici della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, che saranno pubblicati nel pomeriggio del 22 luglio.
Gli indici pmi di luglio “sollevano ulteriori preoccupazioni sul fatto che l’economia francese si stia dirigendo verso una recessione, con dati in netto peggioramento in una serie di indicatori chiave”, ha commentato l’economista senior di S&P Global Market Intelligence, Joe Hayes. Il dato preliminare composito si è attestato a 50,6 punti, in calo rispetto ai 52,5 di giugno e ancora sopra la soglia di neutralità, così come quello preliminare dei servizi a 52,1 punti, sotto il consenso di 52,7 e il valore dello scorso mese a 53,9 punti.
Ad essere scesi al di sotto dei 50 punti per il mese di luglio sono invece l’indice preliminare relativo all’attività complessiva del manifatturiero (49,6 sui minimi da 20 mesi, contro i 51,4 di giugno e il consenso di 50,6) e quello sulla produzione nel manifatturiero che si è affossato a 44 punti a luglio, da 46,5 a giugno e minimo da ben 26 mesi.
Per Hayes, “la domanda sta risentendo negativamente dell’intenso contesto inflazionistico, con i clienti riluttanti a piazzare ordini a questi prezzi elevati”.
Ancora, l’economista ha sottolineato come “sia difficile immaginare il miglioramento della tendenza a breve termine, quando le prove aneddotiche dei membri del panel continuano a rappresentare un quadro di peggioramento della salute della domanda”.
In Germania l’attività delle imprese a luglio è crollata ai minimi dell’inizio della pandemia: l’indice composito preliminare è scivolato a 48 punti dai 51,3 di giugno, mentre il pmi sulla produzione nel manifatturiero è crollato e 45,4 punti, dopo 49,2 punti del mese precedente. Sempre sotto la soglia di neutralità gli indici relativi all’attività complessiva del manifatturiero e dei servizi, entrambi calati di tre punti a 49,2.
“Dopo aver beneficiato di una spinta alla crescita dal precedente allentamento delle restrizioni pandemiche, una combinazione di vari ostacoli a luglio ha spinto l’economia tedesca in territorio di contrazione per la prima volta nel 2022”,
ha commentato Paul Smith, economic director di S&P Global Market Intelligence. Inoltre, “i continui ritardi nell’offerta e l’incertezza causata dalla guerra in Ucraina hanno continuato a essere segnalati come fattori che pesano sulle prestazioni dell’azienda, ma l’inflazione e le pressioni che stanno avendo sui budget sono stati una caratteristica evidente dietro la peggior performance dell’attività del settore privato dal 2020”, ha concluso Smith.
Anselmo Faidit
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