I rischi nucleari della centrale ucraina di Zaporizhzhia
La situazione sul fronte sud del conflitto in Ucraina resta incandescente intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, dove Mosca e Kiev da giorni sono impegnate in un braccio di ferro che minaccia la sicurezza dell’intera Europa.
Russi e ucraini si scambiano accuse circa la responsabilità dei bombardamenti che hanno sfiorato l’impianto.
Della questione hanno discusso il 16 agosto Emmanuel Macron e Volodymyr Zelensky, ed il presidente francese ha chiesto ai russi di abbandonare l’area della centrale che controllano da marzo.
Una richiesta già presentata da 42 nazioni, per lo più occidentali che paventando il rischio di una catastrofe atomica vorrebbero indurre i russi a ritirarsi dalla più grande centrale nucleare d’Europa.
La partita della centrale atomica si gioca su più tavoli incluso quello immancabile della propaganda.
Il 16 agosto l’agenzia pubblica ucraina per l’energia nucleare, Energoatom, ha denunciato un attacco informatico russo «senza precedenti» contro il suo sito ufficiale, specificando però che il funzionamento del portale non era stato interrotto.
Sul piano militare la situazione è chiara: i russi occupano l’infrastruttura energetica e la presidiano in forze; non a caso Kiev ha più volte accusato Mosca di schierarvi truppe e mezzi per scongiurare il rischio di bombardamenti ucraini provenienti dalla sponda ovest del fiume Dnepr e di voler dirottare l’energia prodotta verso la Federazione russa e i territori ucraini occupati da Mosca, pari ormai a circa il 25 per cento.
Tutte queste evidenze rendono quindi assai improbabile che i russi “si bombardino da soli”, anche se la scorsa settimana un’Unione Europea ormai ridotta a macchietta ha condannato i bombardamenti russi sulla centrale atomica.
Del resto, lo stesso presidente Volodymyr Zelensky ha annunciato bombardamenti contro le forze russe che utilizzano le infrastrutture della centrale e ieri le autorità locali filo-russe hanno segnalato che le truppe ucraine hanno aperto un intenso fuoco sulla città di Enerhodar, nei pressi della centrale atomica.
Sul piano della sicurezza gli ucraini hanno avvertito che in caso di emergenza si dovrebbe organizzare una maxi-evacuazione di almeno 400mila persone.
Finora però non sembrano esserci stati rischi anche se solo due dei sei reattori sono in funzione. Mosca ha ribadito la sua disponibilità a consentire un’ispezione dell’Agenzia dell’ONU per l’energia atomica (AIEA) ma pretende che i tecnici raggiungano la centrale transitando da Mosca e dai territori ucraini occupati dai russi e non da Kiev.
La ragione non è solo politica poiché è chiaro che l’arrivo degli ispettori dell’AIEA da Kiev imporrebbe di raggiungere la centrale attraversando la prima linea del fronte, con qualche rischio per sicurezza e la necessità di preparare un passaggio delle consegne del team tecnico tra le truppe ucraine e quelle russe.
La Russia considera assolutamente “irresponsabili” i tentativi di Kiev e di altri Paesi occidentali, di insistere sull’attuazione della missione dell’AIEA presso la centrale nucleare di Zaporizhzhia attraverso la linea di contatto, «contrariamente a considerazioni di sicurezza» ha detto Mikhail Ulyanov, rappresentante permanente della Federazione Russa presso le organizzazioni internazionali a Vienna.
«Ci sono altre rotte davvero sicure attraverso le quali una missione internazionale può raggiungere la centrale nucleare di Zaporizhzhia e svolgere i propri compiti lì», ha affermato Ulyanov. Riferendosi ovviamente al transito degli esperti dalla Russia e dai territori occupati da Mosca.
Ieri il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha sollecitato l’autorizzazione da parte di Mosca di una ispezione dell’AIEA alla centrale ma con l’obiettivo di sottrarre la “preda” alle forze russe.
«È urgente che sia autorizzata una ispezione e il ritiro di tutte le forze russe. L’occupazione della centrale di Zaporizhzhia da parte delle forze russe costituisce una minaccia grave alla sicurezza del sito. Apre il rischio di un incidente nucleare e mette in pericolo la popolazione dell’Ucraina, dei Paesi vicini e della comunità internazionale», ha affermato Stoltenberg.
Esiste poi un tema legato alla sicurezza anche del deposito di scorie.
Mettere fuori servizio la centrale nucleare di Zaporizhzhia è «possibile» ma sarebbe «molto costoso» e inoltre non si potrebbero «estrarre i 174 barili di scorie nucleari dal territorio della centrale» ha spiegato Vladimir Rogov, membro del consiglio principale dell’amministrazione filorussa della regione, per il rischio che l’artiglieria ucraina possa colpirli provocando la fuoriuscita di materiale radioattivo.
Rogov ha sottolineato che «i reattori» della centrale nucleare di Zaporizhzhia «sono molto ben protetti. Ci si sono metri di cemento armato» e «anche se cadesse un aereo da chilometri di altezza e con i serbatoi pieni, il reattore rimarrebbe intatto», quindi «per distruggere il reattore, è necessario utilizzare armi nucleari tattiche».
Le forze ucraine stanno però bombardando altri punti deboli della stazione come l’impianto di stoccaggio per le scorie di combustibile nucleare e un sistema di raffreddamento.
«Il reattore ha costantemente bisogno di essere raffreddato. Diverse dozzine di colpi sono state sparate proprio sull’impianto di raffreddamento. Non è protetto come il reattore» e se il reattore si surriscaldasse «potrebbe dare il via a un processo incontrollabile, una vera bomba nucleare, il reattore semplicemente esploderà», ha aggiunto Rogov.
In termini politici e strategici la querelle sorta intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia si spiega con la volontà ucraina di impedirne ai russi l’utilizzo in termini di energia e come base militare tenuto conto che poco più a nord si snoda il fronte bellico che vede i russi minacciare di conquistare la città di Zaporizhzhia, capoluogo dell’omonima regione in cui a settembre Mosca potrebbe organizzare un referendum per l’annessione alla Federazione Russa.
Kiev potrebbe mettere a repentaglio la sicurezza della centrale atomica per poi accusare i russi di aver provocato fughe radioattive che colpirebbero anche i russi e la vicina Russia ma, considerando i forti venti che soffiano da est, contaminerebbero soprattutto l’Ucraina occidentale e l’Europa Orientale come accadde negli anni ’80 dopo l’incidente di Chernobyl.
Non si può inoltre escludere che il governo ucraino, in difficoltà sul campo di battaglia, punti a provocare o paventare un grave incidente atomico per indurre la NATO a entrare in guerra al suo fianco o ad incrementare ulteriormente gli aiuti militari.
Una scommessa rischiosa poiché se il governo ucraino innalzasse la tensione intorno alla centrale aumentando il rischio di un disastro nucleare potrebbe perdere molti degli appoggi e simpatie di cui ancora gode nei governi occidentali.
Raimondo Adimaro
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