Il 60% delle aziende italiane fattura meno di 100mila euro
L’Italia è il Paese delle piccole imprese. Non c’è Paese in Europa in cui vi siano più aziende che in Italia. Neanche quelli con Pil e popolazione maggiore dei nostri. E’ un dato che dimostra la vitalità e la creatività degli italiani che fondano aziende come nessun altro nel mondo.
Quindi dovrebbe riempirci di orgoglio, anche perché le aziende italiane hanno creato una rete imprenditoriale così diffusa da rendere il mercato del lavoro, teoricamente, più fluido e mobile rispetto ad altri Paesi.
Tutto vero, ma il rovescio della medaglia è che moltissime delle aziende italiane fatturano mediamente meno di quelle europee.
I dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze sulle dichiarazioni fiscali del 2019, che si riferiscono all’attività economica del 2018, lo confermano.
Il 60,4% delle aziende italiane ha fatturato meno di 100mila euro. Ovvero 2.050.732 sul totale di 3.396.677 che hanno prodotto una dichiarazione.
Inoltre 426.301 aziende italiane hanno denunciato zero ricavi, e rappresentano il 12,6% del totale. E poi altre 213.877 hanno guadagnato meno di 10 mila euro nel 2018: un altro 6,3%. Il segmento più corposo è però quello delle imprese che hanno denunciato tra i 50 e i 100mila euro. Sono il 16,9% del totale.
Naturalmente si tratta di realtà che hanno pochissimi dipendenti e un utile molto ridotto, se non molto spesso zero, ma rappresentano la maggioranza di un mondo dell’impresa molto polverizzato.
Le aziende italiane che infatti hanno più di 250 milioni di fatturato, le più grandi, erano solo 1.209, il 0,04% del totale. Quelle con uno tra 50 e 250 milioni erano di più, ma non di molto, 5.663, lo 0,17%. Se però consideriamo l’ammontare totale di fatturato e di utile la distribuzione tra le imprese cambia radicalmente.
Nel complesso le aziende italiane tutte insieme generano un fatturato di 3.559 miliardi e 32 milioni. Una cifra enorme che però è distribuita in modo molto concentrato. Le 1.209 aziende italiane che fatturano più di 250 milioni producono da sole 1.438 miliardi e 704 milioni.
Se a queste aggiungiamo il gruppo delle imprese con ricavi tra 50 e 250 milioni si arriva al 56% del fatturato totale prodotto dalle aziende italiane. In altre parole il 56% del fatturato di tutte le aziende italiane viene prodotto da appena lo 0,21% di esse.
Il motivo è che cambia moltissimo il fatturato medio delle singole imprese appartenenti ai diversi segmenti. Se mediamente questo è a livello nazionale di 1 milione e 198 milioni si arriva per quelle più grandi in realtà a un miliardo e 190 milioni, mentre si scende a 4.810 per quelle con ricavi tra 0 e 10mila euro, fino a zero ovviamente in quelle che denunciano di non avere alcun fatturato.
Il risultato è che quella larga maggioranza di aziende italiane, il 60,4%, che ha ricavi inferiori a 100mila euro è responsabile solo dell’1,87% del fatturato complessivo. Minori differenze sono presenti per quanto riguarda il reddito d’impresa, ovvero l’utile dopo le tasse, forse anche per il ruolo giocato proprio dalle imposte. Per arrivare al 50% dell’utile complessivo prodotto dalle aziende italiane, che è di 234 miliardi e 554 milioni, bisogna includere oltre alle imprese con più di 50 milioni di fatturato anche quelle tra i 10 e i 50 milioni.
Quali sono le differenze tra micro, piccole, medie e grandi imprese? Le caratteristiche delle tre categorie sono state cristallizzate dal decreto ministeriale del 18 aprile del 2005. Una legge emanata per adeguare la definizione delle imprese a quella in uso in Europa. La differenza riguarda due parametri: il fatturato e il numero di pendenti. Ecco le definizioni delle imprese per classe di fatturato:
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- Micro impresa: ha meno di 10 dipendenti e un fatturato non superiore ai 2 milioni di euro
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- Piccola impresa: ha da 10 a 49 dipendenti e un fatturato non superiore ai 10 milioni di euro
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- Media impresa: ha da 50 a 249 dipendenti e un fatturato non superiore a 50 milioni di euro
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- Grande impresa: ha più di 249 dipendenti e un fatturato superiore a 50 milioni di euro
Naturalmente ai divari tra piccole e grandi aziende italiane si aggiungono quelli tra regioni più ricche e più povere.
Il milione e 198mila euro di fatturato medio diventano 2 milioni e 315 mila nel Lazio, dove hanno sede legale molte grandi aziende non solo italiane, e 2 milioni e 31 mila in Lombardia, che pure ospita intorno a Milano altre grandi aziende italiane che sono spesso anche multinazionali nel settore dell’industria e dei servizi.
La Lombardia però supera il Lazio se si parla di reddito d’impresa medio, visto che si arriva qui a 151.470 euro. Ovvero le aziende lombarde sono le più produttive e redditizie d’Italia.
Al terzo posto per quanto riguarda i ricavi medi troviamo il Friuli Venezia Giulia con un milione e 509 mila euro. Mentre all’ultimo vi è la regione più povera d’Italia, la Calabria, in cui le 88.058 imprese fatturano mediamente solo 286mila euro.
Anche meno dei 315mila euro delle aziende molisane e dei 436mila di quelle siciliane.
Questi numeri probabilmente saranno molto diversi quando saranno pubblicati i dati sulle dichiarazioni fiscali di quest’anno, che includeranno utili e ricavi del 2020.
La domanda è se oltre a un peggioramento quantitativo dovuto alla emergenza economica determinata dalla pandemia vi sarà anche una sorta di redistribuzione tra aziende grandi e piccole e aree più ricche e più povere.
Un’ultima classificazione delle aziende, e in questo caso parliamo solo di grandi aziende italiane, è quello del settore economico nel quale operano.
Quali sono stati i comparti economici dove si è fatturato di più nel 2019?
Non stupisce da questo punto di vista che il maggior numero di imprese che superano il miliardo di fatturato operino nel settore dell’energia, un comparto decisamente strategico per un’economia avanzata come quella italiana.
Tanto è vero che si va a vedere la classifica delle prime 10 aziende italiane per fatturato, i primi posti sono occupati proprio da Enel ed Eni. Ecco la classifica dei comparti industriali dove operano il maggior numero di aziende italiane che fatturano più di un miliardo di euro.
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- Energia
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- Finanza e assicurazioni
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- Manifatturiero
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- Petrolchimica
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- Commercio
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- Trasporti
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- Telecomunicazioni
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- Trattamento metalli
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- Servizi
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- Costruzioni
Le migliori aziende italiane sono quelle medie.
Che siano, però, le piccole e medie imprese quelle che sostengono l’economia italiana, oltre all’occupazione, è dimostrato da una recentissima ricerca dell’area ricerca di Unioncamere in collaborazione con l’istituto Tagliacarne e Mediobanca.
Sono, infatti, le medie imprese (vedi classificazione sopra) quelle che performano meglio del Pil italiano generale. E lo fanno ininterrottamente dal 1996. Sono anche più resilienti alle crisi e continuano, anche durante i periodi di difficoltà, ad assumere o a mantenere l’occupazione.
Nel 2021 le medie imprese hanno aumentato il fatturato del 19% e lo aumenteranno come minimo di un altro 6,3% nel 2022 anche grazie all’attenzione all’innovazione che le caratterizza: il 60% di loro intende investire sia nelle tecnologie 4.0 sia nel green.
Per di più il52% ha già superato a livello di produzione, quello del 2019.
I dati si riferiscono al: 2019 (redditi del 2018). Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze
Anselmo Faidit
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