Servono altri quattro rigassificatori per stare tranquilli
“Se vogliamo arrivare ad una sicurezza energetica abbiamo bisogno di avere altri quattro rigassificatori, per stare tranquilli”.
Così Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, nel corso della conferenza “Lombardia 2030: progetti per una regione sempre più inclusiva e connessa”, organizzata all’Hangar Bicocca di Milano.
“Il 2023 sarà un anno complesso” a livello energetico “ e quindi “dobbiamo avere la possibilità di ricevere le navi che portano il gas: la sicurezza energetica è basata anche sulle infrastrutture necessarie”, ha concluso.
“Da febbraio abbiamo iniziato a cercare una diversificazione delle fonti di approvvigionamento del gas” e il problema “è stato risolto, visto che già rimpiazziamo il 50 per cento del gas russo.
Nel 2023 arriveremo all’80 e nel 2025 il 100 per cento sarà rimpiazzato”, ha aggiunto Descalzi.
I rigassificatori sono particolari impianti industriali che fanno parte del ciclo di produzione e trasporto di gas naturale.
Nello specifico si tratta di strutture che permettono di trasformare il GNL (Gas Naturale Liquefatto) dallo stato liquido (utilizzato principalmente per agevolarne il trasporto) a quello gassoso (utilizzato per la produzione di energia), permettendone poi la sua successiva distribuzione all’interno della rete nazionale.
Si tratta di una tecnologia che, nel corso degli anni, sta attirando sempre più interesse e anche l’Italia negli anni a venire aumenterà gli investimenti in questo settore.
Attualmente il nostro Paese dispone di tre impianti di rigassificazione: Panigaglia (SP) e Livorno, sul Mar Tirreno, e Cavarzere, vicino a Rovigo, sul Mar Adriatico.
Di questi, l’impianto di Panigaglia è on-shore (capacità annuale massima di rigassificazione pari a 3,5 miliardi di m3), quello di Rovigo off-shore (capacità annua 8 miliardi di m3) mentre quello di Livorno è affidato a un rigassificatore galleggiante, l’Fsru Toscana (capacità annua 3,75 miliardi di m3).
La quantità di GNL importata da questi tre terminali è in costante crescita – se si esclude il picco negativo del 2020 legato alla pandemia. Tra i tre, quello con il contributo nettamente maggiore è quello di Rovigo, seguito a distanza dagli impianti di Panigaglia e Livorno.
Oltre a questi tre terminali già attivi, l’Italia si è dotata di altre due Fsru: la prima è la Golar Tundra, di proprietà SNAM.
Questa nave ha una capacità di stoccaggio pari a circa 170 mila metri cubi, può operare anche come metaniera ed è in grado di rigassificare ogni anno circa 5 miliardi di metri cubi di gas naturale.
Attualmente quest’imbarcazione non è ancora operativa e si ritiene che inizierà la propria attività attorno alla primavera del 2023, andando ad operare in Italia centro-settentrionale – ovvero laddove la domanda di gas è maggiore.
Un possibile punto di attracco potrebbe essere Piombino, in Toscana, anche se non si tratta per il momento di una posizione confermata.
La seconda nuova nave rigassificatrice è la BW Singapore, sempre di proprietà SNAM e acquistata a inizio luglio 2022.
Le caratteristiche sono pressappoco le stesse della Golar Tundra – cioè 170 mila metri cubi di stoccaggio e 5 miliardi di metri cubi di rigassificazione ogni anno – ma, a differenza della precedente imbarcazione, questa sarà probabilmente ubicata in prossimità di Ravenna e inizierà la propria attività da Fsru nel terzo trimestre 2024.
Arnaud Daniels
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