Indebolita la difesa UE per gli aiuti militari all’Ucraina
Le capacità di difesa europee messe in crisi dagli aiuti forniti all’Ucraina.
I miliardi in armi inviati a Kiev hanno prosciugato le scorte dell’Unione, che per compensare deve ora incrementare spese, acquisti congiunti e investimenti in tecnologie.
Il capo della diplomazia europea Josepp Borrell mette in guardia e sprona i ventisette all’azione.
“L’invasione dell’Ucraina è stata per tutti noi una doccia fredda, un campanello d’allarme – ha detto -. Ci ha aperto gli occhi sul fatto che le nostre scorte militari si sono rapidamente esaurite. E questo perché gli investimenti non sono stati all’altezza. Mi rendo conto che l’opinione pubblica preferisca il burro ai cannoni, ma il dato di fatto è che ora dobbiamo recuperare tempo e terreno perduto, perché per anni non abbiamo investito abbastanza”.
Una parziale inversione di tendenza si è registrata a partire dall’annessione russa della Crimea del 2014, con le spese militari dei paesi UE che sono tornate a crescere.
Incrementi tuttavia insufficienti per garantire le “capacità di difesa critiche”, di cui parla Borrell. Cruciale, nella strategia di Bruxelles, anche guadagnare in merito una crescente indipendenza dal supporto della NATO.
Con un nuovo pacchetto da 500 milioni adottato a luglio, il Consiglio Europeo ha portato a 2,5 miliardi di euro il complesso degli aiuti accordati all’Ucraina nel quadro del Fondo Europeo per la pace.
Quattro le tranche di sostegni che erano state in precedenza approvate: la prima pochi giorni appena dopo l’invasione russa, il 28 febbraio, e poi ancora a marzo, aprile e maggio.
Nel 2020, in base a dati di Eurostat, le spese per la difesa del complesso dei paesi UE ammontavano all’1,3% del PIL europeo. Livelli nel complesso stabili nel periodo 2013-2020, ma in diminuzione in rapporto al PIL rispetto al 1995. Le proporzioni più elevate si sono registrate in Grecia, Lettonia, Estonia e Romania, tutte attestate fra il 2,6% e il 2,4%, mentre le più basse in Austria (0,6%) Malta (0,5%), in Irlanda (0,2%)e Islanda (0,1%).
Anselmo Faidit
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