+10,1% di crescita per la domanda di lavoro
Al contrario di quanto si possa immagina in Italia continua a rimanere forte la domanda di lavoro.
A metterlo in evidenza è un’analisi condotta da Unioncamere in collaborazione con Anpal.
A gennaio, infatti, le imprese cercano 504mila addetti.
Numeri in crescita decisa rispetto ad un anno fa: +10,1%.
La prospettiva migliora se si allarga lo sguardo al primo trimestre, periodo nel quale la ricerca sarà di almeno 1,3 milioni di lavoratori: 1490 mila in più rispetto allo stesso periodo del 2021 (+12,9%).
Questi, in estrema sintesi, sono i numeri di un’economia che ha tenuto relativamente bene, nonostante le molteplici difficoltà degli ultimi mesi: inflazione e caro energia su tutte.
Sembra proprio che il mercato del lavoro stia subendo gli effetti dei vari rallentamenti economici in ritardo. Fatta questa doverosa premessa, è comunque un dato positivo.
Le aziende, comunque, sono ancora in difficoltà a reperire le figure professionali che servono loro.
Nel primo trimestre del 2023 cresce la domanda di lavoro. Le imprese, a gennaio, cercano 504mila lavoratori, mentre, allargando l’analisi a tutto il primo trimestre, ne sono ricercati 1,3 milioni.
Stiamo parlando, quindi, di almeno 46mila assunzioni in più rispetto a gennaio 2022 – trend in crescita del 10,1% – e di 149mila assunzioni in più rispetto al primo trimestre 2022, con una crescita del 12,9%.
Questo significa, che la domanda di lavoro prevista per questi primi mesi dell’anno si colloca sopra i livelli pre-Covid, segnando un +14% – numericamente sono 62mila assunzioni in più – rispetto a gennaio 2019.
A guidare la domanda di lavoro il manifatturiero con un incremento su base annua del 17,8% (+19mila assunzioni). Seguono:
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- turismo: +10mila unità; +21,0%;
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- servizi operativi di supporto a imprese e persone: +7mila; +17,7%;
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- servizi alle persone: +7mila; +12,9%.
Cresce la difficoltà di reperire nuovo personale: +45,6%, con una crescita di sette punti percentuali rispetto al 2022.
La difficoltà si attesta al 66% per le figure dirigenziali e sfiora il 62% per gli operai specializzati.
Nel corso dei prossimi mesi l’industria italiana ha intenzione di assumere 174mila unità.
A ricercare sono le imprese delle costruzioni (51mila entrate), seguite dalle imprese della meccatronica con 34mila entrate e da quelle metallurgiche e dei prodotti in metallo che programmano 27mila entrate.
I servizi prevedono di assumere 330mila lavoratori: a offrire le maggiori opportunità lavorative sono i servizi alle persone che ricercano 64mila profili, seguiti da commercio (60mila) e turismo (58mila).
È in crescita il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, il quale passa dal 38,6% dello scorso anno al 45,6% (pari a circa 230mila assunzioni).
La mancanza di candidati è la motivazione maggiormente indicata dalle imprese (27,8%), seguita dalla preparazione inadeguata (13,5%) e da altri motivi (4,3%).
Dal Borsino delle professioni sono maggiormente difficili da reperire dirigenti (66,1%), operai specializzati (61,9%), tecnici (51,6%), conduttori di impianti (49,0%), professioni intellettuali, scientifiche e con elevata specializzazione (47,5%), professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (41,0%).
Supera i 4 mesi (4,3) il tempo medio di ricerca necessario per ricoprire le vacancies valutate dalle imprese di difficile reperimento.
Sono 153mila le assunzioni programmate rivolte preferenzialmente ai giovani sotto i 30 anni e per le quali si registra una difficoltà media di reperimento del 48%.
Circa il 20% delle ricerche di personale sono rivolte a laureati (96mila) e il 30% a diplomati (150mila).
Arnaud Daniels
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