Il 4,6% degli italiani è analfabeta, il 33% la licenza media
L’Italia è il paese con la maggior percentuale di adulti in età lavorativa che come titolo di studio è in possesso della sola licenza media: sono il 33% del totale, un record tra tutti i paesi Ocse.
Complessivamente, considerando, quindi, tutti i titoli di studio, l’Italia si posizion a metà classifica nel ranking dei Paesi più istruiti più avanti, per esempio, di Turchia (41% ha solo la licenza elementare, il 5% neanche quella) e Portogallo (29%, 2%); ma è indietro rispetto ai Paesi cui più spesso viene paragonata.
In Francia solo il 22% degli adulti in età lavorativa non ha un diploma superiore, contro il 39% in Italia. In Germania la percentuale è bassissima: 14%, nel Regno Unito il 19%.
Per titolo di studio, l’Italia fa peggio di Grecia, Cile e tutti i paesi dell’Est che fanno parte dell’Ocse.
Il numero delle persone con un diploma è in linea con la media Ue e la media Ocse: sono il 41% degli adulti in età lavorativa, ma la vera differenza risiede nel limitato numero di laureati in proporzione alla popolazione.
Per parlare della situazione dell’istruzione in Italia prendiamo i dati più aggiornati, quelli dell’ultimo Censimento permanente Istat.
Tra la popolazione di 9 anni e più il 35,6% ha un diploma di scuola secondaria di secondo grado o di qualifica professionale, il 29,5% la licenza di scuola media, il 16% la licenza di scuola elementare.
I laureati e le persone che hanno conseguito un diploma di Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica sono il 13,9% mentre analfabeti e alfabeti senza titolo di studio raggiungono il 4,6%.
I dottori di ricerca, che possiedono il grado di istruzione più elevato riconosciuto a livello internazionale, sono appena lo 0,4% (232.833).
Il Censimento ha evidenziato importanti differenze territoriali.
Relativamente ai diplomi di istruzione secondaria di secondo grado o di qualifica professionale, il Trentino-Alto Adige, con il 43,2%, è sopra la media nazionale (35,6%) mentre la Sardegna chiude la graduatoria (30,3%).
Per le licenze di scuola media è la stessa Sardegna a detenere il primato (35,7%), seguita da Sicilia (33,5%), Valle D’Aosta (32,8%), Campania (32,4%) e Piemonte (30,7%).
Quanto ad analfabeti e alfabeti privi di titolo di studio, la percentuale è inferiore al 4% in tutte le regioni del Nord, ad eccezione dell’Emilia-Romagna (4,3%). Nelle regioni centrali il valore oscilla tra il 3,9% del Lazio e il 4,8% di Umbria e Marche mentre raggiunge il 7% in Calabria e il 6,7% in Basilicata.
La quota di laureati o diplomati Afam (Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica) è più alta della media nazionale al Centro (16%) e nel Nord-ovest (14,1%).
I dottori di ricerca concorrono in tutte le ripartizioni con una incidenza tra lo 0,3% del Meridione e lo 0,6% del Centro.
Per il diploma di scuola secondaria di secondo grado o di qualifica professionale la quota maggiore si rileva nel Nord-est (37,5%) mentre nelle restanti ripartizioni varia tra il 31,2% delle due isole maggiori e il 37,3% del Centro.
Nel Mezzogiorno si registra invece la quota più consistente di persone senza alcun titolo di studio, sono il 5,9%.
Se si guarda ai laureati nel complesso, la distanza tra Italia e resto dei Paesi avanzati però non è diminuita negli ultimi anni.
Anzi. Mediamente nell’Ocse la proporzione di giovani laureati è cresciuta del 10%, dal 34% al 44%, solo del 8% in Italia, dal 19% al 27%.
Con l’eccezione della Germania, i giovani dei Paesi più ricchi laureati sono ben oltre il 40% e poi si vola fino al 61% canadese.
Di seguito la lista delle Università italiane che, nell’anno accademico 2019-2020, hanno laureato più persone:
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
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- Università degli Studi di Milano
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- Università degli Studi di Bologna
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- Università degli Studi di Napoli “Federico II”
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- Università degli Studi di Torino
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- Università degli Studi di Padova
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- Università degli Studi di Firenze
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- Università degli Studi di Salerno
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- Università degli Studi di Genova
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- Università degli Studi di Palermo
I dati si riferiscono al: 2022 Fonte: Ocse, Istat
Salvarico Malleone
Commenti
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