Con il Pnrr arriveranno 375mila nuove assunzioni
È il settore dell’edilizia quello che beneficerà di più in valore assoluto dei fondi del Pnrr che, secondo i calcoli di Banca d’Italia, entro il 2025 attiverà 95.600 nuove assunzioni in questo comparto.
Si tratta di una conferma delle prime stime che il Governo aveva fatto al momento del varo del Piano, quando era apparso chiaro che le costruzioni avrebbero ricevuto un impulso decisivo da esso, dopo anni di stagnazione se non di vero e proprio declino.
Lo studio della Banca d’Italia è interessantissimo perché cerca di definire, in modo più preciso possibile, quanti nuovi posti di lavoro verranno attivati in più rispetto a quanti ne sarebbero comunque stati attivati, grazie ai fondi del Pnrr.
Per farlo in modo preciso distingue tra gli effetti del Recovery and Resilience Facility (Rrf) e quelli del Pnrr nel suo complesso.
Il primo è il principale strumento di Next Generation Eu, del valore complessivo di 672,5 miliardi di euro a livello europeo, di cui 191,5 miliardi destinati all’Italia.
Complessivamente tutto il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che include anche il Rrf, ammonta, per quanto riguarda il nostro Paese, a 235,6 miliardi, comprendendo sia React Eu, uno strumento della Politica di Coesione territoriale europea, che il fondo complementare messo in campo dal Governo italiano.
Banca d’Italia, però, per valutare come questo denaro cambierà la situazione occupazionale rispetto al presente considera solo quei versamenti che vanno a finanziare nuovi interventi.
Non sono inclusi, quindi, quelli che sostengono progetti già in essere e previsti in precedenza, che il Governo ha deciso di proseguire sostituendo i fondi del Pnrr ai propri.
Parliamo, quindi di 124,5 miliardi di euro nel caso del Rrf (e non più 191,5) e di 174 miliardi in quello del Pnrr (al posto di 235,6) che, secondo via Nazionale, genereranno 375mila nuovi posti di lavoro, di cui 300mila grazie al Recovery and Resilience Facility e 75mila con gli altri programmi collegati.
Si tratta del 2,1% di quella che era l’occupazione dipendente nel 2019, prima del Covid.
Il 79% delle posizioni sarà attivata nel settore privato, il 21% in quello pubblico.
Questo che significa che a essere maggiormente beneficiato sarà quest’ultimo, visto che 4 anni fa i lavoratori statali erano circa il 18% del totale.
All’interno del comparto privato sono le costruzioni che traggono maggiore vantaggio, con la creazione di 65.300 nuovi posti tramite il Rrf e di 95.600 tramite tutto il Pnrr.
L’edilizia, del resto, secondo i calcoli di questa analisi riceve ben il 35% dei fondi del Recovery and Resilience Facility, percentuale che aumenta al 40% considerando tutto il Piano europeo.
Altri ambiti come la programmazione informatica, l’istruzione, la ricerca e sviluppo seguono a lunga distanza: a ognuno di loro va meno del 10% dei finanziamenti.
Le conseguenze si vedono, appunto, nei dati sulle nuove assunzioni che il Pnrr riuscirà a generare.
I posti creati nell’Ict sono meno di un terzo di quelli che si attiveranno nelle costruzioni, 27.700 contro 95.600.
Leggermente di più le posizioni che si apriranno nella gestione del personale (30.600, di cui 20.400 grazie al Rrf), mentre nella ricerca e sviluppo saranno 16.600.
Molto pochi, solo 7.700, i lavoratori aggiuntivi in quello che è uno dei settori più grandi in Italia, alloggio e ristorazione.
Questi dati, infatti, vanno analizzati anche in relazione al peso economico dei vari settori coinvolti e alla forza lavoro che è già occupata in essi.
I finanziamenti europei per le costruzioni, per esempio, saranno tali da rappresentare per ogni anno il 7% del valore aggiunto del comparto, ma non si tratta dell’impatto più importante.
È il settore della ricerca e dello sviluppo quello che beneficerà di più in termini relativi.
Anche se annualmente riceverà meno fondi in valore assoluto, questi corrispondono al 10% del suo valore aggiunto, che è particolarmente piccolo.
Anche dal punto di vista occupazionale è l’R&D che vedrà l’incremento di posti più importante: i 16.600 creati entro il 2024 rappresenteranno un aumento del 15,2% rispetto ai 109.500 complessivi del comparto del 2019.
Si tratterà di un progresso notevole soprattutto perché per Banca d’Italia le posizioni create nella ricerca sono state solo 7.100 tra il 2014 e il 2019.
Ogni analisi, a livello europeo e italiano, del resto sottolinea come in questo ambito il nostro Paese sia molto indietro rispetto alla media Ue e abbia necessità di recuperare.
Importanti anche gli incrementi della forza lavoro nel settore computer, elettronica e ottica.
Analoghi miglioramenti vi saranno in un altro settore a maggior valore aggiunto e con grandi potenzialità di crescita, quello dei computer, dell’elettronica e dell’ottica, in sostanza quella parte di industria che trae beneficio dalla ricerca e dagli avanzamenti tecnologici.
I posti attivati entro il 2025 saranno, sempre per Banca d’Italia, 12.700, e costituiranno un più che discreto incremento rispetto ai 99.400 già presenti.
Anche in questo caso il dato va confrontato con i miseri aumenti della fase pre-Covid, quando, tra il 2014 e il 2019, le posizioni create erano state solo 1.100.
Nelle costruzioni le 95.600 nuove assunzioni che saranno possibili grazie al Pnrr rappresenteranno invece una crescita del 10% rispetto ai 955mila occupati nell’edilizia del 2019.
Questi però in un certo senso dovranno essere dei passaggi intermedi, che termineranno tra non molto, nel 2026.
Il vero obiettivo finale di tutto il piano Next Generation Eu è generare, attraverso gli investimenti e i progetti di questi anni, un aumento della produttività a livello sistemico, un’acquisizione di competenze e tecnologie tale da garantire una crescita del Pil strutturalmente maggiore di quella asfittica degli ultimi due decenni.
Solo attraverso il raggiungimento di questi target le nuove assunzioni di questo periodo avranno la possibilità di diventare posti stabili.
Inizialmente il Pnrr è stato presentato in forma preliminare alla Commissione Europea il 30 aprile 2021, successivamente il 5 maggio 2021 il Consiglio dei Ministri ha approvato il testo definitivo che è stato poi inviato all’Unione Europea per l’approvazione finale.
Successivamente, nel mese di settembre 2021, il Governo italiano ha apportato alcune modifiche al Pnrr in seguito alle osservazioni e ai suggerimenti ricevuti dalla Commissione Europea durante la fase di valutazione preliminare del documento.
Le modifiche sono state apportate in particolare ai capitoli dedicati alla digitalizzazione, alla transizione ecologica e alla giustizia sociale.
I dati si riferiscono al 2024-2025 Fonte: Banca d’Italia
Salvarico Malleone
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