I numeri del bullismo e del cyberbullismo in Italia
Da anni ormai l’Istat presta un’attenzione particolare ai bambini e ai ragazzi attraverso la messa a punto di indicatori specifici nell’ambito di diversi domini statistici demografici e sociali, come quelli relativi alla povertà, all’istruzione, alle competenze digitali e alla povertà educativa.
L’Istituto ha, inoltre, sviluppato nel tempo appositi strumenti conoscitivi dedicati ai giovanissimi e ha realizzato indagini campionarie che vedono i ragazzi adolescenti come protagonisti.
La possibilità di interpellare direttamente i minori (con opportune cautele legate all’età) rappresenta, del resto, un’importante modalità per verificare in quale misura i loro diritti siano osservati e tenuti in opportuna considerazione.
Nell’ambito delle problematiche che riguardano le nuove generazioni, diverse iniziative sono state dedicate all’analisi dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, oggetto di riflessione e intervento nelle proposte di legge in esame.
Si tratta di fenomeni che l’Istituto ha approfondito in diverse indagini campionarie, anche durante il periodo dell’emergenza sanitaria, e sulla rilevazione dei quali ha intenzione di continuare a investire.
Nel testo che segue verrà diffuso un quadro informativo sintetico sul tema del bullismo e del cyberbullismo, così come emerso dall’Indagine “Bambini e ragazzi: comportamenti, atteggiamenti e progetti futuri”, condotta dall’Istituto nel corso del 2021 sugli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado.
È invece in corso di progettazione una nuova indagine rivolta ai ragazzi tra gli 11 e i 19 anni – che verrà realizzata nell’autunno del 2023 – nella quale troveranno spazio con rinnovata attenzione queste tematiche.
Desideriamo confermare in questa sede che l’Istat è favorevole all’introduzione di una norma che preveda esplicitamente la realizzazione di indagini periodiche su bullismo e cyberbullismo, attraverso rilevazioni strutturate con cadenza periodica che ne monitorino l’evoluzione.
Già in passato, del resto, l’Istituto ha risposto a nuove esigenze informative che sono state previste da una legge.
In questo caso, il sostegno da parte di una specifica norma consentirebbe di proseguire, nel pieno rispetto dei diritti dei minori, l’approfondimento di un tema sul quale – come detto – stiamo già investendo.
Da quanto emerso dalle esperienze condotte fino ad oggi, crediamo sia opportuno inserire, con regolarità, l’analisi di questi temi nell’ambito di indagini più ampie, che consentano di comprendere anche il background familiare, scolastico e sociale dei ragazzi: un modo per individuare le categorie più vulnerabili alle quali rivolgere maggiore attenzione con politiche di prevenzione e contrasto.
Le stesse indagini potrebbero raccogliere anche informazioni sui soggetti (famiglia, insegnanti, gruppo dei pari, etc.) che possono rappresentare per i giovanissimi un punto di riferimento sul quale contare e riporre fiducia nel momento in cui subiscono comportamenti vessatori.
Infine, un’avvertenza.
Nel tempo, l’Istituto ha modificato le modalità di rilevazione dei fenomeni del bullismo e sul cyberbullismo, anche per adeguare gli strumenti – e soprattutto i quesiti – ai rapidi cambiamenti nelle relazioni tra i giovanissimi e alle modifiche tecnologiche degli ultimi anni.
Per tale motivo, si sconsiglia di effettuare raffronti tra i risultati delle diverse Indagini.
Saverio Gazzelloni Direzione centrale Istat
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