Firenze celebra le stelle dell’arte contemporanea
Reaching for the stars è un viaggio intergalattico nel cosmo dell’arte, un itinerario lungo e articolato, attraverso fenomeni e figure chiave del contemporaneo: le stelle che ci indicano il cammino.
È proprio una stella il simbolo della collezione formata da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo di cui questa mostra celebra il trentennale, dalle prime acquisizioni nella Londra ruggente di inizio anni Novanta fino alle ultime commissioni agli artisti emergenti degli anni venti del nuovo millennio.
Palazzo Strozzi, con la sua storia secolare legata al mecenatismo e al collezionismo, è sicuramente il luogo ideale per festeggiare questo importante anniversario.
Già nella Firenze del Quattrocento si cercavano le risposte alle proprie domande nello spazio infinito, indagando l’influenza sia delle ” stelle fisse” che di quelle “erranti” sulla vita degli uomini: lo stesso Filippo Strozzi si affidò agli astri prima di avventurarsi nella costruzione del suo imponente palazzo.
Seguendo le teorie degli antichi Romani, che pensavano fosse Mercurio a influenzare la creatività degli artisti, l’incisore fiorentino Baccio Baldini eseguì a bulino la serie dei Sette pianeti ( 1460 circa ), raffigurando I Nati sotto Mercurio mentre dipingono, scolpiscono, cesellano, compongono musica, filosofeggiano, si interessano alle scienze, all’astronomia, all’astrologia, alla matematica: una varietà di attività, ricerche e interessi che appare perfettamente in linea con l’approccio multidisciplinare di questa poliedrica esposizione.
Per il filosofo neoplatonico Marsilio Ficino, nel suo De triplici vita (1489), gli artisti erano invece “nati sotto Saturno” e venivano da lui descritti come lunatici, ribelli, licenziosi, stravaganti e soprattutto “melanconici”: una rappresentazione che avrà, secoli più tardi, il suo corrispettivo nel moderno mito dell’artista maudit.
Seppure le opere esposte a Palazzo Strozzi, a occupare le sale del Piano Nobile, gli spazi sotterranei della Strozzina e il cortile, rappresentino una parte infinitesimale della Collezione Sandretto Re Rebaudengo, questa selezione vuol rendere conto della varietà e ricchezza della raccolta torinese, attraverso temi e raggruppamenti inediti in grado di fornire al visitatore uno sguardo sulla produzione artistica internazionale degli ultimi decenni, una galassia all’interno della quale brillano gli astri più luminosi della collezione.
Queste stelle dell’arte provengono da tutti i continenti, sono originarie di numerose nazioni, testimoniano linguaggi diversi, hanno affrontato nella vita esperienze antitetiche: così, se Hans-Peter Feidmann, il più anziano degli artisti qui esposti, appartiene alla generazione che ancora ha subito i drammi della Seconda guerra mondiale.
Giulia Cenci, la più giovane del gruppo, è una millennial.
La mostra comincia con l’imponente razzo di Goshika Macuga, posizionato nel cortile, che punta letteralmente alle stelle e sembra in attesa di venir lanciato. Evocando la speranza di salvezza del genere umano in altri mondi, Macuga vuole portarci verso nuovi pianeti, incoraggiandoci a guardare il cielo, a dirigere le nostre aspirazioni verso un orizzonte più ampio.
Il razzo è però ancorato al terreno, senza motore, in un’ambiguità staticità, mentre impazzano progetti privati di viaggi spaziali ed esplorazioni del cosmo elaborati da megalomani desiderosi di creare un nuovo ed elitario “turismo spaziale”, incuranti nello stesso tempo degli effetti dell’inquinamento e degli sprechi economici ed energetici sulla parte più povera della popolazione mondiale.
Si può immaginare di salire a bordo del missile per dirigersi verso il remoto angolo dell’universo disseminato di stelle luminosissime, fotografato da Thomas Riff, attraversare campi magnetici balenanti di colore come le pennellate di Albert Oehlen e le aurore spaziali di Greifbar 48 di Wolfgang Tillmans, imbattersi nelle creature ancestrali di Thomas Schutte, nei replicanti ibridi di Avery Singer, negli incroci zoomorfi di Paola Pivi e ritrovarsi viaggiare nel tempo, fino alle archeologie post-apocalittiche di Marc Manders e alla vanitas di rovine erose e catalizzate dal tempo di Adrian Villar Rojas.
Il razzo di Macuga ci parla anche del nostro momento storico e della caducità della condizione umana al tempo dell’onda lunga post-pandemica, con i cambiamenti provocati e le incertezze lasciate, in uno scenario inquietante di disastri ambientali che stanno mettendo in dubbio la possibilità per gli esseri umani di continuare a vivere sulla Terra.
Anche le opere di Damien Hirst alludono alla nostra fragilità,con l’illusoria immortalità ricercata attraverso i processi di imbalsamazione o attraverso le fredde teche disertate dalla presenza umana. Le sigarette, presenti spesso nei suoi lavori sono una breve esplosione di piacere che porta alla morte, “la corruzione assoluta della vita”.
Evoca la precaria condizione umana anche Viral Research di Charles Ray, tavolo di laboratorio predisposto per una lezione sul fenomeno dei vasi comunicanti ed espressione figurata della società, dove i vasi di vetro, diversi per forma e dimensione e collegati da tubi in cui scorre un inchiostro nero e denso, veicolano sensazioni di “contaminazione” suscitate dalla minacciosa sostanza vischiosa abbinata alla fragilità del vetro.
Anche Maurizio Cattelan, indefesso provocatore e protagonista dello star system dell’arte gioca sul tema del memento mori con Bidibidobidiboo, la scena surreale di uno
scoiattolo appena suicidatosi, che rovescia il rassicurante immaginario disneyano in una totale perdita di speranza.Un’opera che trasuda amara ironia e, come tutte quelle dell’artista aperta alle più varie e personali interpretazioni..
Vanessa Beecroft pone al centro del suo lavoro la rappresentazione del corpo femminile, in una sperimentazione continua tra performance – che attingono, oltre che all’attualità sociopolitica, alla storia dell’arte con citazioni di opere del passato – e la pratica disegnativa, come attesta il Disegno qui esposto.
Il laconico titolo indica il punto di partenza del modus operand dell’artista, che nella figura anoressica pone l’accento sul tema del rifiuto del proprio corpo.
Andra Ursuta indaga e denuncia gli stereotipi culturali e razziali con la sua straniante scultura, che critica le discriminazioni subite dalla popolazione rom, mentre Lynette Yiadom-Boakye, figlia della diaspora africana in Inghilterra, rilegge il genere tradizionale del ritratto attraverso personaggi di colore fittizi, per sottolineare l’esclusione dei neri dall’immaginario storico-artistico.
Questioni e soprusi razziali sono denunciati anche dal “carbone animato” di William Kentridge sulla segregazione in Sudafrica.
Una domanda di fondo sottende una mostra su una delle più importanti raccolte europee di arte contemporanea: come fa un collezionista a puntare alle stelle?
La storia di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo può essere d’ispirazione per cercare, nei cieli dell’arte, una risposta a questo impossibile interrogativo.
Una grande collezione si forma grazie a una irrefrenabile passione, seguendo le proprie intuizioni, spinti da una pantagruelica curiosità, oltre che, ovviamente, dalla propria cultura e dal proprio gusto.
Una collezione è fatta di scoperte e anticipazioni, ma è anche frutto di errori, occasioni mancate e può comprendere qualche assenza ingombrante.
L’universo dell’arte è infinito e ogni velleità di completezza resterà disattesa anche dal più instancabile esploratore spaziale: importante è che sia chiara la rotta e che il radar funzioni bene.
Questo viaggio sarà lungo. Non resta che allacciarsi le cinture e partire per raggiungere le stelle.
Info: dal 4 marzo al 18 giugno 2023. www.palazzostrozzi.org
Roberto Cantini
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