Nuovo record per l’interscambio Italia-Germania
La Camera di Commercio Italo-Germanica (AHK Italien) ha presentato i dati della partnership economica tra Italia e Germania relativi al 2022, con approfondimenti territoriali e settoriali.
Dopo il record di 142,6 miliardi complessivi del 2021, nell’anno appena concluso l’interscambio italo-tedesco ha segnato un nuovo massimo storico.
Secondo i dati Istat, il valore complessivo si è attestato su 168,5 miliardi di euro, con una crescita di oltre il 18% rispetto al 2021.
Lo scorso anno le esportazioni italiane verso la Germania hanno toccato quota 77,5 miliardi di euro (+15,8%), e anche l’import ha registrato una crescita sostenuta, pari al 20,2%, salendo a 91 miliardi.
La Germania si riconferma così primo partner commerciale per l’Italia, con un distacco di ben 57 miliardi dalla seconda posizione occupata dalla Francia, mentre l’Italia si posiziona al sesto posto tra i partner tedeschi.
A livello regionale, confermano il proprio ruolo di traino per i rapporti commerciali le regioni del Nord Italia (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna in testa) e i Länder più industrializzati (Baden-Württemberg, Baviera e Renania Settentrionale-Vestfalia).
In Italia, cresce ulteriormente il ruolo della Lombardia, che con oltre 56 miliardi arriva a valere un terzo dell’intero interscambio bilaterale, mentre dalla prospettiva tedesca si osservano livelli record in Baden-Württemberg, che supera la Baviera e si attesta al primo posto tra i Länder.
Dall’analisi dei dati Istat emerge, inoltre, che tutti i settori sui quali tradizionalmente si fonda l’interscambio italo-tedesco sono in crescita, in termini di valore monetario, rispetto ai livelli già record del 2021.
La produzione industriale resta dunque il perno dei flussi tra i nostri due Paesi, con performance importanti da parte del siderurgico, del chimico-farmaceutico, del settore dei macchinari, dell’agroalimentare e dell’elettrotecnica-elettronica.
Molto diversificate, invece, le dinamiche a livello di volumi.
Se alcuni settori, quali macchinari e agroalimentare per l’export italiano e gomma ed elettrotecnica-elettronica per l’export tedesco, hanno visto un aumento anche a livello quantitativo, altri settori hanno registrato una contrazione dei volumi.
È il caso, ad esempio, per entrambi i Paesi, dell’export del comparto siderurgico, che in Germania ha diminuito i livelli di produzione, con un conseguente aumento dei prezzi.
Stabili nei volumi il tessile italiano e l’alimentare tedesco.
«Il 2022 è stato un anno particolarissimo per la varietà di fattori in gioco nel contesto economico europeo e globale.
La guerra in Ucraina non ha danneggiato la partnership italo-tedesca: la crescita dei rapporti bilaterali è reale, e si inserisce, del resto, in un trend iniziato prima della pandemia e in una dimensione di relazioni consolidate e strutturali», ha dichiarato Jörg Buck, Consigliere Delegato AHK Italien. «I valori monetari e quantitativi dell’interscambio ci restituiscono un quadro complesso e variegato, in linea con la volatilità delle dinamiche che hanno caratterizzato l’anno appena concluso. Oltre al rientro delle catene del valore in Europa già evidenziato a più riprese nelle nostre analisi del contesto italo-tedesco, non si può trascurare il ruolo ricoperto da fenomeni di portata globale, primi tra tutti l’andamento dell’inflazione, la carenza di materie prime e la crisi energetica».
«Pur in un anno come il 2022» aggiunge Monica Poggio, Presidente AHK Italien «l’interscambio italo-tedesco continua a crescere: l’ennesima dimostrazione di quanto i rapporti tra i due Paesi siano strutturali. Per questo, occorre sempre di più connettere le strategie industriali dei due Paesi, operando a livello nazionale ed europeo attraverso un dialogo pubblico-privato per coniugare la salvaguardia della nostra manifattura con la necessità della trasformazione digitale e verde. In un contesto reso complesso dalla guerra e dai suoi effetti, una pianificazione strategica a lungo termine, con tutti gli attori coinvolti, è fondamentale per non rinunciare a nessuna delle nostre priorità, sia industriali che ambientali».
Arnaud Daniels
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