Proposta di legge per frenare l’invasione di parole straniere
Spesso è intervenuta l’Accademia della Crusca per mettere un freno al dilagare delle parole straniere nel linguaggio della pubblica amministrazione.
“Una sanzione amministrativa consistente nel pagamento di una somma da 5.000 euro a 100.000 euro“. è quanto rischierà – secondo una proposta di legge presentata a Montecitorio dall’esponente di Fdi, Fabio Rampelli – chi continuerà a macchiarsi di ‘forestierismo’ linguistico, ovvero ad utilizzare termini non della lingua italiana innanzitutto nella pubblica amministrazione.
Il vicepresidente della Camera da tempo porta avanti la battaglia contro l’utilizzo di termini stranieri. Fdi ha presentato a novembre un ddl a palazzo Madama (firmatario il sen. Menia) per ‘costituzionalizzare’ l’italiano come la lingua ufficiale della Repubblica.
Lo stesso Rampelli aveva annunciato qualche mese fa l’intenzione di affiancare alla proposta di legge costituzionale una ordinaria che per obbligare tutte le amministrazioni partecipate dallo Stato a utilizzare l’italiano.
Anche nelle scorse legislature l’esponente di FdI aveva presentato dei testi per salvaguardare la lingua italiana e istituire un ‘Consiglio superiore contro l’abuso di lingue straniere.
La premessa della proposta di legge è che “la lingua italiana rappresenta l’identità della nostra Nazione”, è un patrimonio “ricevuto in eredità dal nostro passato e dalla nostra storia” e “dobbiamo imparare a considerarlo un bene comune”.
La considerazione è che studiosi, esperti e istituzioni come l’Accademia della Crusca denunciano da tempo “il progressivo scadimento del valore attribuito alla nostra lingua”.
L’uso di termini in inglese “è diventato una prassi comunicativa che, lungi dall’arricchire il nostro patrimonio linguistico, lo immiserisce e lo mortifica”.
Ed ecco i dati: secondo le ultime stime dal 2000 ad oggi “il numero di parole inglesi confluite nella lingua italiana scritta è aumentato del 773 per cento: quasi 9.000 sono gli anglicismi attualmente presenti nel dizionario della Treccani su circa 800.000 parole in lingua italiana.
Da un confronto tra gli anglicismi registrati nel dizionario Devoto-Oli del 1990 e quello del 2022, per esempio, si è passati da circa 1.600 a 4.000, il che porta a una media di 74 all’anno”.
Un vero e proprio “degrado” quello dei “foresterismi ossessivi” che rischiano “nel lungo termine di portare a un collasso dell’uso della lingua italiana fino alla sua progressiva scomparsa”.
In Italia “non esiste alcuna politica linguistica, anzi, il linguaggio della politica, nel nuovo millennio, si è anglicizzato sempre di più”.
Da qui l’esigenza di replicare gli esempi di Francia e Spagna che hanno adottato dei provvedimenti rendendo obbligatorio, tramite una modifica della Costituzione, dell’utilizzo della loro lingua madre, per esempio “nelle pubblicazioni del governo, nelle pubblicità, nei luoghi di lavoro, in ogni tipologia di contratto, nei servizi, nell’insegnamento nelle scuole statali e negli scambi commerciali”.
“La lingua italiana, paradossalmente, è più tutelata in Svizzera che da noi. La Confederazione svizzera – il parere dei firmatari del testo – rappresenta un modello di plurilinguismo molto avanzato cui guardare come esempio in relazione al monolinguismo internazionale imperante basato sull’inglese”.
E questo “dominio internazionale della lingua inglese” risulta essere ancora “più negativo e paradossale” poiché con la ‘Brexit’ “è uscita dall’Unione europea la nazione da cui quella lingua ha avuto origine”.
E dunque “in un’ottica di salvaguardia nazionale e di difesa identitaria diventa quanto mai prioritaria la conservazione della lingua italiana” si rende necessaria una legislazione che tuteli la nostra lingua perché – si legge nella proposta di legge – “chi parla solo l’italiano oggi rischia il fallimento dell’incomunicabilità, ma il rischio ancora più grande è che si perda la bellezza di una lingua complessa e ricca come la nostra”.
Anselmo Faidit
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