Inside Banksy, la mostra di street art a Firenze
La promessa di questo nuovo evento mostra immersiva è di coinvolgerci a 360° attraverso una meraviglia di colonna sonora, di effetti luce e sonori visivi di straordinario impatto dovuta anche alla singolarità di Banksy del suo essere artista, del suo essere provocatorio e profondamente poetico allo stesso tempo.
Prorogata sino al primo maggio Inside Banksy a Santo Stefano al Ponte una chiesa cattolica romana in stile romanico, situata nell’omonima piazza, appena fuori da via Por Santa Maria, vicino al Ponte Vecchio, a Firenze, la chiesa utilizzata anche come sala da concerto porta il nome di “Cattedrale dell’Immagine”.
I muri delle città, quei muri su cui si aprono finestre che sono l’occhio verso l’intorno rappresentano il materiale dove Banksy crea le sue opere.
Ancora irrisolta la domanda: chi è Banksy?
Varie e variegate le supposizioni si sa pressapoco solo che forse nasce a Bristol il 28 luglio 1974. Alcuni associano alla musica il suo misterioso personaggio. Infatti secondo alcune supposizioni Banksy sarebbe un membro dei Gorillaz, ovvero il socio di Damon Alban Jamie Hewlett.
Secondo altri invece dietro a Banksy ci sarebbe Robert del Naja, il leader dei Massive Attack.
Banksy lavora anche molto con i musicisti e realizza tante loro copertine: dai Blur ai Röyksopp.
Per la sua attività artistica, invece è importante la data del 2005 quando crea nove murales sul muro lungo 730 km alto 8 metri che separa la Cisgiordania e lo stato d’Israele (oltre il muro ci sono anche 670 km di recensione di ferro spinato costruiti come misura cautelare contro il proliferare di attentati nel territorio israeliano).
Una struttura, come sancito nel 2004 dalla Corte internazionale di giustizia de l’Aia, contraria al Diritto internazionale che ha spinto Banksy a intervenire sul muro con i nove murales lungo il perimetro della struttura.
I soggetti effigiati sono per la maggior parte bambini e bambine che non vogliono soggiacere alla barriera, e che tentano di aggirarla in volo aggrappati a palloncini, o di forarla con paletta e secchiello.
Il tratto deciso, plastico, ma anche poetico: bianco-nero, rosso dei cuori o dei palloncini risalta dall’accurata “mappatura”delle immagini riunite in una protezione spettacolare dove luci e colori ci portano per i muri del mondo e non solo, perché attraverso l’ esperienza di: “Be Banksy” possiamo lasciare sul muro un nostro disegno.
Banksy non dipinge direttamente sui muri, ma prepara il lavoro in studio con stencil disegnati a mano o stampati su fogli di acetato o cartoncino, che poi ritaglia e affigge tutti assieme.
Come lui stesso racconta nel libro Wall and Piece, lavorare in questo modo gli permette di essere più veloce ed è il segreto del suo essere inafferrabile: prima di essere “Banksy“, prima di affinare questa tecnica, era sempre troppo lento e veniva spesso colto in flagrante dalla polizia.
La sua tecnica deve molto al lavoro dell’artista di strada francese Blek Le Rat, considerato uno dei pionieri della street art dal quale ha mutuato l’uso dello stencil (una maschera per riprodurre più volte le stesse forme) e il carattere del topo (rat, in francese), ora considerato rappresentativo del suo lavoro.
Carmelina Rotundo
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