Riaprono le miniere dei minerali dimenticati
Nel sottosuolo dell’Italia sono presenti almeno 15 delle 34 “materie prime critiche”, di enorme importanza per la transizione energetica (sono componenti essenziali, per esempio, delle turbine eoliche, dei pannelli fotovoltaici e delle batterie delle auto elettriche).
Alcune sono presenti in abbondanza: in Liguria, nel Parco Nazionale del Beigua, si trova il giacimento di Pianpaludo, il più grande di titanio in Europa, e uno dei più grandi del mondo.
Alcuni giacimenti sono stati abbandonati, come quelli di cobalto in Piemonte.
Molti mai sfruttati, perché materie prime come il litio venivano considerate poco importanti.
Un patrimonio a lungo trascurato che adesso però diventa strategico: ecco perché lo scorso settembre è stato istituito il ‘Tavolo Tecnico delle materie prime critiche’, coordinato dal ministero delle Imprese e da quello dell’Ambiente, si legge su Repubblica.
Con il contributo principale dell’Ispra il Tavolo sta portando avanti la mappatura dei siti in Italia, un lavoro di rilevanza europea vista la proposta di regolamento Ue presentata dalla Commissione il 16 marzo, per garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche.
Da una prima indagine, che ha tenuto conto delle miniere note in Italia a partire dal 1870, l’Ispra stima che esistano oltre 3.000 siti, maggiormente concentrati in alcune aree.
Il litio, che non è mai stato estratto ma era già stato individuato negli anni ’70, si trova soprattutto nell’Alto Lazio, nelle aree vulcaniche come quella del Lago di Bracciano, ed in Campania, ai Campi Flegrei.
Il cobalto, che adesso è super ricercato, come il litio, per le batterie, veniva invece estratto un tempo in Piemonte, a Punta Corna (in provincia di Torino) e utilizzato nel settore della ceramica.
Si trova anche nel Lazio e in Liguria, dove la possibilità di sfruttare il cobalto si presenta complessa, perché va tutelato anche l’ambiente naturale, la mappa che l’Ispra sta costruendo mostra una fortissima concentrazione di siti di metalli importanti, come barite, berillio, nichel, tungsteno nell’arco alpino, in Sardegna e in Toscana.
Non mancano neanche le terre rare, in Sardegna.
E poi ci sono materiali più noti, ma altrettanto importanti come il rame, che si trova sulle Alpi, in Liguria e Toscana.
Lo zinco veniva estratto soprattutto a Gorno, vicino a Bergamo: la miniera è stata chiusa negli anni Ottanta, adesso c’è un museo che documenta l’attività di estrazione.
Negli anni passati ci sono stati tentativi di riapertura, tutti bocciati.
Ma adesso bisognerà forse ripensare a quei no, e trovare un modo sostenibile di tornare a estrarre materiali dal sottosuolo.
Piero Vernigo
Commenti
Riaprono le miniere dei minerali dimenticati — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>