Il gravoso problema della crisi idrica nazionale
Un articolo apparso sul Financial Times ripropone il gravoso problema dell’acqua nella Penisola.
“Il pozzo dell’Italia si sta esaurendo.
Il sistema idrico del paese è sottoposto a forti pressioni, aggravate dai cambiamenti climatici.
Il governo sta cercando di affrontare la crisi con grandi progetti.
Ma l’Italia richiede anche una riforma più profonda dell’intero settore per attrarre capitali privati”.
Questi le altre importanti osservazioni riportate.
“Gli italiani consumano molta acqua: 220 litri al giorno contro i 165 di media europea, afferma il think-tank Ambrosetti.
Sta diventando più difficile da trovare.
L’anno scorso è stato il più caldo mai registrato.
Le precipitazioni sono state di circa 50 mm inferiori alla media.
Quest’anno sembra leggermente migliore.
Il paese sperimenta un grave stress idrico.
Circa il 40% della popolazione ha subito il razionamento”.
“Questa è una cattiva notizia per oliveti e vigneti.
Il settore agricolo ha perso 6 miliardi di euro di entrate lo scorso anno.
Il monitoraggio rapido di alcuni progetti aiuterà, in particolare aumentando la capacità del serbatoio.
Ma l’obiettivo principale dell’Italia dovrebbe essere migliorare la propria infrastruttura utilizzando i finanziamenti europei per la ripresa post-pandemia.
Più del 40 per cento dell’acqua si perde lungo il percorso, afferma Ambrosetti.
Confrontalo con il tanto diffamato sistema idrico del Regno Unito, che perde circa il 20%.
Gruppi di costruzione come WeBuild potrebbero essere in linea per grandi contratti.
Si parla di cordata nelle compagnie energetiche in modo che i nuovi serbatoi possano raddoppiare come stoccaggio pompato.
Tappare le falle in Italia richiederà una riforma della regolamentazione per attrarre investimenti.
Le tariffe sono basse a 2 € per 1.000 litri.
Questo è circa la metà del livello di Francia e Germania.
Anche le fatture non pagate sono alte.
Nel frattempo, il frammentato settore idrico italiano deve consolidarsi.
Ha quasi 2.000 operatori, per lo più comuni locali.
Alcune delle più grandi, come Acea di Roma e Hera di Bologna, sono quotate in borsa.
Ma la maggior parte sono piccoli.
La francese Veolia ha investito in alcune utilities nel sud del Paese ma ha messo in vendita le sue partecipazioni in Sicilia, Campania e Lazio.
Il settore è una palude politica.
Ma a meno che non riesca ad attrarre capitali privati e imprese, è difficile vedere come le infrastrutture italiane reggeranno” conclude il quotidiano internazionale economico.
Salvarico Malleone
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