L’industria italiana gode ottima salute
L’industria italiana si mostra in salute nonostante le ultime due crisi dovute alla pandemia ed all’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime.
Quest’anno il fatturato manifatturiero italiano, secondo l’analisi di Intesa Sanpaolo e Prometeia, si avvia verso un nuovo record oltre i 1.170 miliardi di euro, in crescita dell’1%, con circa 260 miliardi di euro aggiuntivi rispetto al 2019.
Il 2023 è un anno di “consolidamento della crescita ma in prospettiva, fino al 2027, torneremo a livelli più elevati”, afferma Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo.
Il fatturato a prezzi costanti, invece, andrà incontro a una stabilizzazione (+0,4%), che consentirà di consolidare i significativi progressi del biennio precedente (+9,1% nel 2021-22).
La fase di rallentamento dell’attività produttiva sopraggiunta nella seconda metà dello scorso anno, in concomitanza con la crisi energetica, non ha impedito al manifatturiero di archiviare il 2022 con un aumento del 2,6% dei livelli di attività e del 15,2% del fatturato a prezzi correnti, che ha superato i 1.160 miliardi di euro, sostenuto da una crescita dei prezzi del 12,3% in media d’anno.
Sul fronte estero, le esportazioni si riconfermano in crescita del 2,4%, nonostante una domanda mondiale che rallenta.
E questo grazie al rafforzamento competitivo delle imprese italiane che consentirà all’export di superare, per la prima volta, la soglia del 50% sul totale del fatturato.
Guardando al futuro, ed ipotizzando che un allentamento delle tensioni internazionali, la prospettiva per il manifatturiero italiano è quella di riposizionarsi su ritmi più dinamici di quelli degli ultimi decenni.
Le stime di Intesa Sanpaolo e Prometeia vedono una crescita dell’1,3% medio annuo nel periodo 2024-27.
Di fondamentale importanza sono gli investimenti che continueranno a rappresentare il principale volano della crescita, sia quelli pubblici attivati dal Pnrr sia quelli privati, indispensabili per proseguire nel processo di rafforzamento competitivo.
Particolarmente interessante la dinamica di crescita dei singoli settori industriali. Il mondo dei macchinari e la tecnologia, dopo i progressi conseguiti, si stanno “spostando verso le nuove sfide del digitale e della transizione energetica. Questo è fondamentale insieme agli investimenti pubblici del Pnrr per aumentare la produttività e la crescita del nostro Paese”, aggiunge De Felice.
Entrando nel dettaglio dei singoli settori si stima che autoveicoli e moto vedono una crescita media annua del 2,8% nel periodo 2023-2027, elettronica (+2,5%), elettrotecnica (+2,2%) e meccanica (+1,6%).
Nella classifica seguono i settori che più di altri coglieranno le opportunità di crescita all’estero come ad esempio la farmaceutica e i prodotti di largo consumo (+1,3%), il sistema moda (+0,9%) ed i mobili (+0,8%).
A fare da traino sarà il lusso che è molto apprezzato negli Stati Uniti e sui mercati asiatici.
Cresce anche l’alimentare (+0,7%) mentre si affievoliscono i prodotti legati all’edilizia e per gli elettrodomestici.
Sul fronte finanziario, invece, l’analisi dei bilanci internazionali delle società manifatturiere conferma una sostanziale convergenza tra l’industria italiana e i concorrenti europei di Germania, Francia e Spagna, sia in termini di rafforzamento della redditività che dal punto di vista della patrimonializzazione.
Ma c’è un nodo generazionale che le imprese dovranno affrontare. I dati italiani “destano qualche preoccupazione. In Italia il numero degli occupati over 40 è più alto rispetto alla media europea. Il tema si pone anche sul fronte dei manager. Quelli over sessanta, negli ultimi anni, sono cresciuti di circa il 70% mentre quelli con meno di 40 anni sono diminuiti del 23%. Quindi c’è un grande tema da affrontare”, conclude De Felice.
Riccardo Dinoves
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