14 militari italiani sono rimasti feriti in Kosovo
“Voglio esprimere solidarietà ai militari della missione KFOR rimasti feriti in Kosovo durante gli scontri tra manifestanti serbi e polizia kosovara. Tra di loro 14 italiani di cui 3 in condizioni serie ma non in pericolo di vita. I militari continuano ad impegnarsi per la pace”,
così ha commentato la grave situazione delle ultime ore in Kosovo Antonio Tajani, vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Tajani segue con grave allarme gli ultimi sviluppi nel Nord del Kosovo e in particolare gli scontri che hanno coinvolto nel pomeriggio di oggi la Missione della Nato KFOR, attaccata dai manifestanti nel comune di Zveçan.
Il ministro ha telefonato al presidente serbo Aleksandr Vucic e al primo ministro kosovaro Albin Kurti ribadendo con forza che “ogni violenza e ogni provocazione deve cessare immediatamente: Kosovo e Serbia devono dare piena attuazione agli accordi che hanno sottoscritto grazie alla facilitazione dell’Unione europea. La violenza è inaccettabile. L’Italia vuole contribuire a raggiungere in tempi molto brevi una soluzione sostenibile nel Nord del Kosovo”.
A Kurti Tajani ha sottolineato con fermezza l’assoluta necessità che le autorità kosovare si astengano da ogni avventata azione unilaterale che possa presentarsi come provocazione e pregiudicare in maniera irresponsabile la sicurezza, offrendo altresì i buoni uffici dell’Italia per facilitare il dialogo tra Pristina e Belgrado.
Allo stesso tempo ha esortato il presidente Vucic affinché la Repubblica serba eserciti immediatamente tutta la sua influenza sulle popolazioni coinvolte in questi giorni nei disordini.
Tajani ha ribadito a entrambi la disponibilità dell’Italia a essere sempre più presente nei Balcani Occidentali, anche in funzione di ponte tra la regione e il resto dell’Europa.
41 militari della Kfor, tra cui 14 italiani, sono rimasti feriti nei gravi scontri fra le truppe Nato e numerosi dimostranti serbi a Zvecan, nel nord del Kosovo.
Degli 11 feriti italiani, tre sono gravi ma non in pericolo di vita: avrebbero riportato ustioni e fratture.
Il generale Ristuccia sta seguendo in prima persona l’evolversi della situazione in Kosovo esprimendo la propria solidarietà agli uomini e alle donne della missione.
Continuano quindi le tensioni tra Kosovo e Serbia: i cittadini di etnia serba nel nord del Kosovo si sono scontrati con la polizia in un edificio municipale, mentre cercavano di impossessarsi di una delle sedi in cui i sindaci di etnia albanese sono entrati la scorsa settimana, supportati dalle autorità.
L’episodio di violenza è stato l’ultimo di una serie di tensioni, aumentate vertiginosamente nell’ultima settimana, con la Serbia che ha posto in massima allerta l’Esercito del Paese e ha inviato ulteriori truppe lungo il confine con il Kosovo.
La polizia kosovara e la Kosovo Force, guidata dalla Nato, sono intente a proteggere gli edifici municipali sedi delle recenti elezioni.
La premier serba, Ana Brnabic, ha criticato la gestione internazionale degli eventi in Kosovo.
“Non ho belle parole da dire sui nostri partner nell’Unione europea e all’interno della Kosovo Force, la loro reazione è stata tardiva”.
“Il loro mandato, secondo la risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, è proteggere la pace e la stabilità, e prima di tutto proteggere le persone: oggi loro non proteggono le persone, non proteggono la democrazia, non proteggono le istituzioni. sono lì per proteggere gli usurpatori dalla democrazia e dalla gente comune, cittadini comuni, ma dobbiamo continuare a preservare la pace”.
I serbi affermano di volere che i nuovi sindaci, che hanno definito “sceriffi illegali e illegittimi”, si dimettano e lascino gli incarichi, e che la polizia speciale lasci il nord del Kosovo.
A Pristina, intanto, un’auto privata è stata data alle fiamme. mentre gli ambasciatori di Usa, Germania, Francia, Regno Unito e Italia hanno nuovamente incontrato il premier kosovaro, Albin Kurti, al quale hanno inoltrato la richiesta di evitare l’ingresso dei nuovi sindaci di etnia albanese nelle sedi municipali di Zvecan, Zubin Potok e Leposavic.
Raimondo Adimaro
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