Nel 2023 si sono registrati 500 disastri in Italia
Con ben 500 eventi estremi fa registrare in Italia fino ad ora nel 2023 si è verificato rispetto allo scorso anno un aumento del 64% di grandinate, bombe d’acqua, bufere di vento e tempeste di vento alternate a siccità che hanno devastato le campagne e le città da nord a sud della Penisola.
È quanto emerge dall’analisi di Coldiretti su dati Eswd in riferimento al rapporto pubblicato dalla World Meteorological Organization (Wmo) che ha evidenziato venti meteorologici, climatici e idrici estremi hanno causato 11.778 disastri negli ultimi 50 anni, con due milioni di morti e danni economici per miliardi di dollari in tutto il mondo.
Una tendenza evidente con la drammatica alluvione che ha colpito quest’anno la Romagna dopo che l’effetto dei cambiamenti climatici con l’alternarsi di siccità e alluvioni aveva fatto già perdere a livello nazionale nel 2022 ben 6 miliardi di euro, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti.
Precipitazioni sempre più intense e frequenti, con vere e proprie bombe d’acqua, si abbattono su un territorio reso più fragile dalla cementificazione e dall’abbandono con ben il 93,9% dei comuni italiani, che sono a rischio idrogeologico secondo alcune elaborazioni su dati Ispra.
A questa situazione non è certamente estraneo il fatto che negli ultimi 25 anni è sparito oltre un quarto della terra coltivata (-28%) con la superficie agricola utilizzabile in Italia che è ridotta a 12,8 milioni di ettari.
Per questo l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne.
Per affrontare i danni dei cambiamenti climatici servono interventi strutturali e strumenti di gestione del rischio sempre più avanzati, efficaci e con meno burocrazia.
In tale ottica un intervento strategico è la realizzazione di infrastrutture a partire dai bacini di accumulo, a impatto zero.
È indispensabile accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo, ancora ferma in Parlamento da quasi un decennio, che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio.
Claudia Treves
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