La paura della firma ha bloccato l’Italia per decenni
La presidente dei costruttori, Federica Brancaccio, ha benedetto, dall’assemblea dell’Ance, l’intervento del Governo sull’abuso d’ufficio che «va nella giusta direzione, quella di promuovere l’amministrazione del fare».
La paura della firma ha bloccato questo Paese per troppi anni. L’Italia ha bisogno di fiducia nelle imprese come nello Stato.
La fiducia nelle imprese è stata al centro del videomessaggio della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha spiegato come sia alla base del nuovo codice degli appalti come della delega per un fisco «alleato di chi produce ricchezza».
Anche il vicepremier e ministro, Matteo Salvini, ha parlato della necessità di non «complicare la vita a tutti gli imprenditori» perché qualcuno sbaglia.
E il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha indicato il passo più importante nella lotta alla corruzione in «leggi chiare a cui appellarsi» e l’importanza di uno stato non ostile verso chi crea ricchezza.
Le parole di Nordio sono state definite da Brancaccio «musica per le orecchie» in un contesto in cui, tra fisco ed edilizia, le imprese si trovano in una situazione di «grande caos normativo» con almeno sei regimi differenti, da quello dal decreto semplificazioni alle norme degli appalti del Pnrr.
Proprio il piano di ripresa e resilienza è, secondo i costruttori, l’occasione di rilanciare il Paese e creare le condizioni per una crescita costante e duratura, nel segno dell’innovazione e della sostenibilità rimettendo al centro l’edilizia.
In questo senso, per l’Ance, fanno ben sperare le rassicurazioni del Governo sulla volontà di portare a termine tutte le opere essenziali.
Un punto di partenza sono tutti i lavori, piccoli e grandi, di messa in sicurezza dal rischio idrogeologico, in un contesto in cui i costi per i danni delle alluvioni sono cresciuti del 30,4% negli ultimi dieci anni rispetto al decennio precedente e il numero di eventi, secondo le previsioni di Ance e Cresme, è destinato ad aumentare esponenzialmente.
Dopo la crisi drammatica che ha fatto perdere migliaia di imprese e 600 mila posti di lavoro, il settore delle costruzioni è ripartito fino a contribuire a metà della crescita dell’economia italiana nel biennio 2021-2022, che ha raggiunto l’11%, doppiando quella tedesca.
Il superbonus avrebbe quindi funzionato come misura straordinaria per rilanciare l’economia nel periodo della crisi pandemica.
Ora, per l’Ance, sono necessari nuovi tipi di incentivi e, prima ancora, nell’immediato, soluzioni efficaci per i 30 miliardi di euro di crediti incagliati visto che quelle messe in campo sono «miseramente fallite».
Una volta trovato come fare, per Brancaccio, sarà necessaria una proroga per concludere i lavori.
Altri punti su cui intervenire indicati dall’Ance sono il nuovo codice degli appalti che, seppure contenga elementi innovativi, metterebbe a rischio concorrenza il 50% degli appalti e i ristori alle imprese per il caro-materiali nel 2021-2022, dei quali un miliardo sarebbe bloccato dalla burocrazia.
Infine, dal palco è arrivato l’appello a spingere al massimo per il diritto alla casa dei giovani, anche per far fronte al rialzo dei tassi di interesse e dei costi dei mutui.
Salvini ha promesso di lavorare a «un piano casa rivoluzionario e ambizioso» a partire dall’autunno e ha garantito che il codice «non è la Bibbia» e potrà essere modificato in itinere.
Si è impegnato, infine, a una misura sulle autocertificazioni nel decreto assunzioni per liquidare i rimborsi «nell’arco di pochi mesi».
Raimondo Adimaro
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