È un islam radicale e violento che avanza
No alla bandiera Lgbt issata sugli edifici pubblici durante il mese del Pride: è la risoluzione, votata all’unanimità, presa ad Hamtramck, cittadina del Michigan (e unica città degli Stati Uniti) interamente amministrata da immigrati di religione musulmana, dal sindaco ai consiglieri comunali.
Dopo tre ore di commenti pubblici e mesi di intenso dibattito, martedì sera il consiglio ha deciso di vietare l’esposizione delle bandiere arcobaleno su tutte le proprietà comunali.
Presentata dal sindaco pro tempore Mohammed Hassan, la risoluzione vietava anche l’esposizione di bandiere e slogan razzisti o di stampo politico-ideologico.
Prima del voto, Hassan ha tenuto un discorso infuocato contro i contestatori Lgbt del provvedimento, accusandoli di non rispettare le opinioni e la fede religiosa dei residenti di Hamtramck, la cui popolazione, a causa dei flussi migratori, è aumentata del 27% dal 2010 al 2020, uno dei picchi più alti tra le città del Michigan.
Nel corso del dibattimento Hassan e altri membri del consiglio hanno specificato che la comunità Lgbt è benvenuta ad Hamtramck, a patto che venga rispettata la libertà religiosa; l’esposizione della bandiera Lgbt, sottolineano, fa a pugni con la fede islamica a cui aderisce gran parte della popolazione.
Presenti alla discussione anche diversi relatori di Dearnborn, cittadina con il 47% di residenti di fede islamica leader delle proteste dell’anno scorso contro la diffusione di libri Lgbt nelle scuole pubbliche.
“I soldati americani si sono sempre sacrificati per la bandiera degli Stati Uniti, non per la bandiera del Pride”, hanno dichiarato nei loro interventi.
La conclusione di Hassan è molto eloquente. “Voi (attivisti Lgbt) siete quelli che creano problemi, non noi. Per favore, non minacciateci… io sono il funzionario eletto… lavoro per il popolo”.
Spostandoci in Europa, ed in Francia nella fattispecie, assistiamo ad altre scene.
Un gruppetto di studenti musulmani prega nei corridoi di una scuola a Nizza ed in Francia scoppia il panico. L’allarme estremismo islamico è così serio nel paese di Emmanuel Macron che basta ormai un gesto innocuo, come l’intonazione di un inno a Dio, per far parlare il sindaco della città sulla Costa Azzura, Christian Estrosi, di «separatismo in marcia» e mobilitare i servizi di sicurezza.
Il 16 maggio, all’ora di pranzo, dieci alunni di quarta elementare hanno pregato in una scuola.
Il 5 giugno tre studenti dello stesso anno hanno ripetuto il gesto in un’altra scuola.
Tre giorni dopo, un ragazzo di quinta elementare di un terzo istituto ha invitato tutti i musulmani a rispettare un minuto di silenzio per il profeta Maometto.
Alle preghiere, organizzate anche in una scuola media e in un liceo, hanno partecipato in tutto 15 giovani musulmani, un fatto definito dalla responsabile del provveditorato di Nizza, Natacha Chicot, «molto grave ma che resta raro» e che fa sospettare che i giovani siano “radicalizzati”.
La reazione del provveditorato, dell’amministrazione comunale, dei servizi di sicurezza e del governo può apparire sproporzionata, se si pensa che gli studenti musulmani non hanno fatto altro che pregare all’interno dell’ambiente scolastico.
Ma la Francia ha avuto troppe esperienze traumatiche con l’estremismo islamico per non allarmarsi al primo segnale sospetto.
Limitandosi alla città di Nizza, non ci sono solo i fantasmi dell’attentato del 14 luglio 2016, allorquando Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, alla guida di un camion, falciò sulla Promenade des Anglais la folla uccidendo 86 persone.
Le autorità cittadine non dimenticano l’attentato del 29 ottobre 2020. il terrorista islamico, Brahim Aouissaoui, entrò nella Basilica di Nostra Signora dell’Assunzione uccise con un coltello due donne e un uomo.
Il brutale attacco nella chiesa cattolica destò scalpore, perché seguiva di soli 13 giorni la decapitazione di un insegnante francese, Samuel Paty, sgozzato dal giovane Abdoullah Anzorov davanti alla scuola media di Conflans-Sainte-Honorine nell’Ile-de-France. Il docente di storia e geografia dell’anonimo comune della periferia parigina fu barbaramente assassinato per aver mostrato in classe le vignette su Maometto di Charlie Hebdo.
Samule Paty fu lasciato solo dalla polizia e dai servizi segreti come pure dalla scuola e persino dai suoi colleghi.
Nelle scuole francesi l’islamismo è in forte ascesa, problema ampiamente riconosciuto dalla sinistra parigina e che il separatismo islamico ha conquistato ormai persino le piscine dove le regole sono stabilite dai musulmani.
Sempre a Nizza, martedì 20 giugno un gruppo di adolescenti musulmani sono entrati al mattino nella chiesa di San Rocco, si sono aspersi con l’acqua santa e poi hanno gridato «Allahu Akbar» prima di uscire.
Il 10 febbraio 2015 intervistato da Spiegel il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi dichiarò tra l’altro “questo pensiero (l’ideologia islamista, ndr) – e non sto parlando di ‘religione’ ma di ‘pensiero’ –, questo corpo di testi e di idee che abbiamo sacralizzato nel corso dei secoli, fino al punto che separarsene è diventato quasi impossibile, si sta inimicando il mondo intero. Si sta rendendo nemico il mondo intero! È mai possibile che 1,6 miliardi di persone (i musulmani, ndr) vogliano uccidere i restanti sette miliardi di abitanti del mondo per poter vivere? No, questo non è possibile”.
Se i musulmani vogliono cambiare l’immagine dell’islam in Francia devono “agire”, come disse ancora Al-Sisi in quel discorso, per quanto orientato a risolvere evidenti problemi di politica interna legati all’organizzazione dei Fratelli Musulmani: “I musulmani devono agire concretamente, perché questi estremisti non solo insultano l’islam ma offendono anche l’immagine di Dio onnipotente. Il loro falso credo porta molte persone a chiedersi: ma che razza di religione è questo islam?”.
Arnaud Daniels
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