Contro incendi e alluvioni gli italiani non si assicurano
L‘Italia è tra i Paesi europei più esposti agli eventi estremi legati al cambiamento climatico. E secondo gli esperti, la frequenza di tali eventi aumenterà sempre più in futuro. Eppure, solo una impresa agricola su dieci è coperta contro i potenziali danni da calamità naturali.
Ancora più bassa la quota tra i privati proprietari di casa. Siamo come un’auto lanciata a tutta velocità in una strada trafficata, e senza assicurazione.
In Ue non siamo i soli, come ha segnalato di recente la Banca centrale europea (Bce).
Ma tra i grandi Paesi del blocco, siamo quelli messi peggio.
Il motivo per cui la Bce si è pronunciata sulla questione delle assicurazioni contro le calamità naturali è dettato dal peso crescente che i danni degli eventi estremi stanno avendo sulle casse pubbliche.
Secondo uno studio dell’Agenzia europea per l’ambiente, tra il 1980 e il 2021, le perdite economiche dovute a questi eventi ammontano a 560 miliardi di euro in tutta l’Ue. Solo il 30% di tali perdite era coperto da polizze ad hoc.
In Italia, il conto dei danni è di 91,5 miliardi di euro: l’assicurazione, però, è scattata in appena il 7% dei casi, il resto lo ha messo lo Stato.
Anche Germania e Francia hanno registrato decine di miliardi di danni (anche superiori a quelli del nostro Paese), ma la copertura assicurativa è stata rispettivamente del 47 e del 52%.
In Olanda la quota coperta è stata addirittura del 77%.
In altre parole, il peso per le casse pubbliche di alluvioni e incendi in questi Stati membri è stato notevolmente inferiore rispetto a quello registrato in Italia.
Secondo la Banca centrale europea, “i rischi di catastrofi naturali possono influire negativamente sulle finanze pubbliche e sulla sostenibilità del debito di un Paese” e anche “sulla qualità del credito e sui tassi di finanziamento del debito”.
Problemi che valgono ancora di più per chi, come l’Italia, soffre di un elevato debito pubblico.
Non a caso, nell’evidenziare le conseguenze degli eventi estremi per la sostenibilità dei debiti pubblici, lo studio della Bce pone il nostro Paese tra quelli nella fascia più a rischio sia per alluvioni, sia per incendi.
In altre parole, nel prossimo futuro, non ci saranno solo gli shock economici, o le crisi bancarie a mettere alla prova la solidità delle finanze italiche: dovremo guardare anche al meteo.
Ecco perché la questione della copertura assicurativa è sempre più centrale.
A marzo 2022 solo il 5% delle famiglie italiane era coperto contro le calamità naturali, secondo l’associazione Ania.
Non va meglio sul fronte delle imprese: l’alluvione in Emilia-Romagna e le grandinate nel Nord hanno colpito duramente l’agricoltura, ma nel 2021 solo il 10,5% dei terreni agricoli italiani era assicurato, secondo i dati dell’Ivass, l’istituto di vigilanza del settore.
Per fare un confronto, nello stesso anno, il livello di copertura delle colture negli Stati Uniti ha raggiunto il massimo storico del 74%.
Secondo l’istituto di vigilanza, le ragioni di questa carenza vanno cercate nelle complessità burocratiche, nell’alto costo delle coperture e in una preponderanza di piccole imprese che preferiscono rischiare piuttosto che aumentare le proprie spese.
Dobbiamo superare la riluttanza delle imprese e delle famiglie a stipulare assicurazioni contro le calamità naturali.
Il governo è al lavoro su un sistema di incentivi pubblici per spingere imprenditori e famiglie a proteggersi dai rischi climatici.
Senza l’intervento dello Stato, è complicato trovare un equilibrio tra le esigenze delle aziende e quelle delle assicurazioni: i primi vogliono pagare polizze che abbiano un rapporto costi/benefici adeguato, i secondi temono di venire sommersi dai risarcimenti dato gli effetti sempre più devastanti dei cambiamenti climatici.
La Bce, non a caso, sottolinea come buone prassi gli schemi, già in atto in alcuni Paesi Ue (come in Francia e Spagna), che prevedono la compartecipazione pubblico-privato per aumentare la copertura assicurativa contro le calamità naturali.
Nel Regno Unito, dove il principale disastro naturale è rappresentato dalle inondazioni, le persone che vivono in aree a rischio in case costruite prima del 2009 ottengono un sussidio grazie a un programma chiamato Flood Re, lanciato nel 2016.
La riassicurazione è parzialmente finanziata da un’imposta su tutte le assicurazioni sulle case vendute nel Paese.
Anselmo Faidit
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