Il doppio atteggiamento dei mussulmani sulla religione
Una recente serie di profanazioni pubbliche del Corano nei Paesi scandinavi, da parte di esponenti politici di formazioni e centri culturali di estrema destra, ma anche semplici rifugiati, che dimostrano la loro avversione ai dettami della religione islamica, e le reazioni che questi atti blasfemi hanno scatenato, fanno riflettere.
La protesta contro tali atti blasfemi è condivisibile, tuttavia è vergognoso che l’occidente e l’islam, che tollerano, e talvolta si compiacciono, dell’odio e degli atti di vandalismo contro edifici di culto, libri sacri e persino dello spregio del corpo eucaristico di Cristo, ora pretendano ed ottengano da Papa Francesco e dagli organismi internazionali, Antonio Guterres per le Nazioni Unite e Josep Borrell per l’UE, la condanna di tali atti, senza correggere norme e atteggiamenti anticristiani.
Gli atti vandalici degli ultimi sei mesi contro il libro sacro islamico, compiuti per lo più in Svezia, hanno scatenato una reazione di rabbia nei Paesi musulmani, in Turchia, Iran, Iraq, Egitto in particolare, contro i due paesi e ha sollevato domande sul perché tali atti siano consentiti.
Nell’ultimo incidente di questo tipo, un iracheno residente in Svezia ha calpestato e preso a calci il libro sacro dell’islam durante una manifestazione di due persone davanti all’ambasciata irachena a Stoccolma.
La protesta è stata autorizzata dalla polizia svedese, che ha tenuto a distanza di sicurezza un manipolo di controdimostranti agitati.
Lo stesso uomo iracheno ha bruciato un Corano fuori da una moschea di Stoccolma il mese scorso, in una protesta simile approvata dalla polizia.
Il 25 luglio era stato invece un piccolo gruppo di attivisti anti-Islam, i “Patrioti Danesi”, a dar fuoco a dei Corani davanti alle ambasciate egiziana e turca a Copenaghen.
Anche all’inizio dell’anno, il 21 gennaio, un attivista di estrema destra danese aveva compiuto un’azione simile.
Allora, il politico anti-immigrati della frangia diestrema destra aveva bruciato una copia del Corano vicino all’ambasciata turca di Stoccolma, in protesta contro il veto turco contro l’entrata nella Nato della Svezia.
Gli atti di vandalismo rivolti verso il Corano non sono per nulla legati a motivazioni politiche, però mostrano il volto del paganesimo intollerante della destra estrema nei Paesi scandinavi, reazione irragionevole di popoli sempre più esausti dell’abbraccio ventennale al multiculturalismo fluido, imposto loro dai governi socialisti.
In Svezia ed in Danimarca non esiste una legge che proibisca specificamente di bruciare o profanare il Corano o altri testi religiosi.
Come molti Paesi occidentali, la Svezia e la Danimarca non hanno più leggi sulla blasfemia.
Norme, in vigore sino a qualche decennio fa, per la difesa del Dio cristiano, sono state via via considerate obsolete e discriminatorie.
In Svezia, come in Danimarca, è la polizia e non il governo, a decidere se autorizzare manifestazioni o raduni pubblici.
Svezia e Danimarca hanno leggi contro l’incitamento all’odio, ma, diversamente dai casi in cui i denuncianti sono persone o lobbies LGBTI, nei casi in cui c’è di mezzo la religione come questo, si sostiene che bruciare un libro sacro sia un atto contro la religione islamica piuttosto che contro i suoi praticanti.
In ogni caso, due risoluzioni sono state approvate dalle Nazioni Unite il 12 e 25 luglio.
Il primo documento approvato, con voto contrario dei Paesi europei e Stati Uniti, al Consiglio Onu per i Diritti Umani su iniziativa del Pakistan, ha chiesto all’Alto Commissario per i Diritti Umani di «di pubblicare un rapporto sull’odio religioso e agli Stati di rivedere le proprie leggi e colmare le lacune che possono ostacolare la prevenzione e il perseguimento di atti e di propaganda dell’odio religioso».
Nel secondo documento, adottato a fine luglio dalla Assemblea Generale dell’Onu, su iniziativa del Marocco, si «deplora con forza tutti gli atti di violenza che prendono di mira le persone a causa della loro religione o delle loro convinzioni, e tutti quelli che prendono di mira i loro simboli religiosi e i libri sacri… che costituiscono una violazione del diritto internazionale».
Anche in quest’ultimo caso Stati Uniti e paesi dell’Unione Europea hanno tentato sino all’ultimo di eliminare il riferimento alla violazione del diritto internazionale, quando gli atti di violenza sono diretti contro i simboli religiosi e i libri sacri ma, dopo la bocciatura del loro emendamento, anche gli occidentali hanno sostenuto l’adozione del documento.
Fa specie l’impegno del Pakistan per la tutela della libertà religiosa e contro atti vandalici e blasfemi, quando la “Legge sulla blasfemia” di quel Paese, permette che ogni settimana i cristiani vengono arrestati, condannati con fantasiose testimonianze di presunta blasfemia, anche quando si ribellano allo stupro, rapimento e conversione forzata delle figlie bambine.
Stride che sia il Marocco a denunciare la violenza religiosa, visto che ancora oggi vieta la conversione al cristianesimo di un musulmano e ostacola il matrimonio misto.
È deprecabile l’atteggiamento laicista degli Stati occidentali che, nel voler proteggere falsamente la libertà di parola e manifestazione, vorrebbero imporre al resto del mondo la retrocessione di Dio, della libertà di credo e religione all’ultimo posto, calpestandolo e spalleggiando la cristianofobia ovunque nel mondo.
Sarebbe più che auspicabile che il Segretario generale Onu Guterrez e Papa Francesco, insieme ai loro fratelli tutti dei Paesi islamici, intervenissero prontamente per abolire gli eccessi delle troppe leggi sulla blasfemia islamica, a difesa delle centinaia di migliaia di cristiani perseguitati e delle tantissime chiese ed altari vandalizzati in ogni Paese del mondo.
Niccolò Rejetti
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