I buoni e i cattivi nell’inflazione dell’eurozona
A giugno 2023 l’inflazione in Europa nell’area euro, si dovrebbe attestare al 5,5%, in calo rispetto al 6,1% del mese precedente. Ovviamente, si tratta di una media dell’inflazione che viene registrata nei Paesi che, appunto, usano l’euro come moneta ufficiale.
Quali sono i Paesi “colpevoli” di un’inflazione che la Bce ritiene ancora troppo alta, e che per questo non solo ha portato i tassi d’interesse al 4% in pochi mesi, ma ha annunciato che altri rialzi ci saranno in futuro a partire da luglio?
Il Paese dell’eurozona con l‘inflazione più alta è la Slovacchia. Si tratta di stime dato che molti Paesi dell’eurozona non hanno ancora comunicato il dato definitivo dell’inflazione a giugno.
La Slovacchia è in “buona” compagnia: il secondo Paese con l’inflazione galoppante è l’Estonia che ha toccato il 9% sempre a giugno.
Il loro indice dei prezzi dall’inizio dell’anno è in rapida discesa, basti pensare che a gennaio di quest’anno la Slovacchia viaggiava con un’inflazione al 15,1% e l’Estonia al 18,6%.
Numeri davvero impressionanti.
Il terzo Paese che “trascina” la media dell’inflazione in Europa è la Croazia con l’8,3% che a gennaio era al 12,5%.
Ma è l’andamento dell’inflazione in Lettonia che è impressionante: a gennaio era addirittura al 21,4% rispetto ad una media europea, sempre a gennaio 2023, dell’8,6%, mentre a giugno è riuscita a contenere la crescita dei prezzi all’8,1%.
La maggioranza dei Paesi che hanno comunicato la stima dell’inflazione a giugno superiore alla media europea sono dell’Est, ma ci sono anche numerosi Stati dell’Europa occidentale che mostrano un andamento non in linea.
A sorpresa, per esempio, sopra la media europea c’è la “frugale” Olanda con un’inflazione al 6,4% a giugno e, per giunta, è in crescita: ad aprile era al 5,8% ed è cresciuta al 6,8% a maggio per poi scendere, di poco, al 6,4% a giugno.
Ma non è questo il problema.
Il problema è la Germania: a giugno ha fatto registrare un andamento dei prezzi in crescita del 6,8%, cioè 1,3% in più rispetto ai Paesi dell’eurozona.
È un problema non solo perché la Germania è l’economia trainante dell’Europa (ed è anche la più “grossa” quindi il suo dato “pesa” di più nella media complessiva), ma soprattutto perché l’inflazione è in crescita: a maggio era al 6,3%, in calo, certamente, dal 7,6% di aprile, ma comunque un livello inaccettabile per Berlino.
Non è, infatti, un segreto che sia proprio Berlino a fare pressioni sul presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, per ulteriori aumenti dei tassi d’interesse che è praticamente l’unica arma a disposizione della Bce per rallentare la corsa dei prezzi.
La Germania non ha solo questo, enorme, problema. Ne ha un altro: l’andamento dell’economia, ha fatto registrare un andamento del Pil in calo dello 0,3% nei primi 3 mesi dell’anno.
Significa: recessione.
E per l’economia più forte del continente, alla quale migliaia di aziende italiane sono collegate, la notizia è allarmante.
Ma anche l’Austria deve fare ancora molta strada per avvicinarsi alla media: il suo indice dei prezzi a giugno è del 7,8%, 2,3 punti percentuali in più rispetto alla media dell’eurozona.
Pure Malta è caduta nella trappola dell’inflazione con prezzi che a giugno 2023 sono al 6,1%.
Ma la situazione di Malta è piuttosto tranquilla: non ha avuto nessuna oscillazione particolare dall’inizio dell’anno ad oggi: a gennaio la crescita dei prezzi era, infatti, al 6,8% ed è sceso gradualmente di circa 0,1 punti percentuali al mese.
Purtroppo anche l’Italia è nell’elenco dei Paesi che trascinano l’inflazione in Europa.
Secondo le stime preliminari dell’Istat, l’indice dei prezzi a giugno 2023 è al 6,4%.
In questo caso, è in calo visto che era al 10,7% a gennaio, ma non basta. I prezzi sono talmente alti che da inizio anno il governo Meloni ha introdotto una serie di sussidi per i redditi più bassi per mitigare l’effetto dei prezzi al galoppo per le famiglie.
Ma nel caso dell’Italia il problema è che il costo della vita appare ancora difficile da domare: tra marzo ed aprile (e questi sono dati definitivi, non stime) si è registrata una crescita improvvisa dei prezzi che sono saliti dall’8,1% all’8,6% per poi scendere a maggio all’8% a maggio e, appunto, al 6,4% di giugno.
Vediamo quali sono gli Stati “buoni” dell’eurozona che hanno un andamento dei prezzi inferiore alla media dell’eurozona.
In questa categoria il primo della classe è il Lussemburgo che a giugno ha registrato un’inflazione di appena l’1%, 1 punto percentuale meno del target che la Bce si è posta, cioè portare l’indice dei prezzi al 2%.
Ecco: il Lussemburgo si posizione sotto alla media e sotto al target, la sua economia è talmente piccola che il suo 1% “pesa” pochissimo sulla media generale.
La seconda della “classe” è la Spagna all’1,6%, anch’essa sotto il target della Bce.
Il Belgio, in particolare, mostra una discesa rapidissima dell’indice: era al 7,6% all’inizio dell’anno, comunque sempre sotto la media dell’eurozona di allora, che era dell’8,6%.
Grecia e Cipro sono entrambi al 2,7%, quasi la metà dell’inflazione che sta vivendo la Finlandia che a giugno si attesta al 4,1%. Tra i “buoni” anche Portogallo, 4,7; Irlanda 4,8% e, soprattutto, la Francia: 5,3%.
Parigi è sopra al target Bce, certamente, ma è di 0,2 punti percentuali sotto la media dei Paesi dell’Eurozona ed è l’unico Paese tra i tre più industrializzati d’Europa a mostrare un contenuto andamento dei prezzi.
I dati si riferiscono al: gennaio-giugno 2023 Fonte: Eurostat
Anselmo Faidit
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