Un missile francese causò la strage di Ustica
Giuliano amato, classe 1938. a partire dal 1983 ha ricoperto cariche di altissima responsabilità governativa iniziando da segretario del Consiglio dei ministri il 4 agosto 1983 e poi ministro del Tesoro, quindi vicepresidente del Consiglio dei ministri, ministro per le Riforme istituzionali, ministro dell’Interno, presidente del Consiglio dei ministri, vicepresidente della Corte costituzionale e infine presidente della Corte costituzionale, deputato e senatore.
In pratica per 40 anni ha bazzicato le poltrone del potere del Paese.
Dopo oltre 40 anni gli salta in mente, nel corso di un’intervista a La Repubblica, che la strage di Ustica è stata programmata e concretizzata da Francia e Usa.
A cosa è dovuto questo sfogo? Cosa sa di quella tragedia? Che messaggio intende lanciare ma sopratutto rivolto a chi?
Se è a conoscenza di particolari come mai non li ha raccontati subito?
Gli interrogativi che ha innescato sono tanti e determinanti.
Di seguito alcuni stralci dell’intervista al quotidiano romano.
“La versione più credibile è quella della responsabilità dell’aeronautica francese, con la complicità degli americani e di chi partecipò alla guerra aerea nei nostri cieli la sera di quel 27 giugno 1980”.
In quel fatidico 27 giugno 1980 morirono 81 persone sul Dc9 dell’Itavia che, a parere di Amato, fu abbattuto da un missile francese.
“Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua aviazione e il piano prevedeva di simulare una esercitazione della Nato, con molti aerei in azione, nel corso della quale sarebbe dovuto partire un missile contro il leader libico: l’esercitazione era una messa in scena che avrebbe permesso di spacciare l’attentato come incidente involontario”.
Nell’intervista l’ex presidente della Corte costituzionale entra nei particolari: “Gheddafi fu avvertito del pericolo e non salì sul suo aereo. E il missile sganciato contro il Mig libico finì per colpire il Dc9 dell’Itavia che si inabissò con dentro ottantuno innocenti. L’ipotesi più accreditata è che quel missile sia stato lanciato da un caccia francese partito da una portaerei al largo della costa meridionale della Corsica o dalla base militare di Solenzara, quella sera molto trafficata la Francia su questo non ha mai fatto luce”.
Amato torna sulle reticenze dei francesi: “Mi chiedo perché un giovane presidente come Macron, anche anagraficamente estraneo alla tragedia di Ustica, non voglia togliere l’onta che pesa sulla Francia e può toglierla solo in due modi: o dimostrando che questa tesi è infondata oppure, una volta verificata la sua fondatezza, porgendo le scuse più profonde all’Italia e alle famiglie delle vittime in nome del suo governo. Il protratto silenzio non mi pare una soluzione”, conclude.
“Quelle di Giuliano Amato su Ustica sono parole importanti che meritano attenzione. Il presidente Amato precisa però che queste parole sono frutto di personali deduzioni”, dichiara in una nota la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
“Premesso che nessun atto riguardante la tragedia del DC9 è coperto da segreto di Stato – precisa – e che nel corso dei decenni è stato svolto dall’autorità giudiziaria e dalle Commissioni parlamentari di inchiesta un lungo lavoro, chiedo al presidente Amato di sapere se, oltre alle deduzioni, sia in possesso di elementi che permettano di tornare sulle conclusioni della magistratura e del Parlamento, e di metterli eventualmente a disposizione, perché il governo possa compiere tutti i passi eventuali e conseguenti”.
“Le parole di Giuliano Amato sono molto importanti, l’intervista ripercorre la lunga storia di questa vicenda e ricostruisce ciò che già sapevamo: il Dc9 è stato abbattuto” ha dichiarato Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica.
“Amato ribadisce ciò che aveva detto anche Cossiga e la Francia, fino a ora, ha risposto in maniera insoddisfacente e vergognosa – prosegue Bonfietti -. È il governo del nostro Paese che ora deve rivolgersi a Macron con forza per chiedere che emerga questa verità mai confessata”.
“La mia gratitudine va ad Amato perché riporta all’attenzione dei più questa storia vergognosa, dopo 43 anni dobbiamo finalmente riuscire a mettere insieme i responsabili. Ci sta provando Amato insieme alla magistratura, ma deve intervenire la politica. Sono nostri alleati e devono rispondere”, conclude.
“Quella di Giuliano Amato su Ustica è una ricostruzione che colpisce in primo luogo per le imprecisioni storiche che contiene” dichiara Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia e presidente della commissione Affari esteri e difesa a palazzo Madama.
“È risaputo, infatti, che il presidente del Consiglio Bettino Craxi fece avvisare Gheddafi del bombardamento che si preparava sul suo quartier generale di Tripoli nel 1986”.
“Amato, invece, oggi ci rivela che lo stesso Craxi fu artefice di una eguale ‘soffiata’ al leader libico collocandola temporalmente nel giugno 1980 e mettendola in relazione con il disastro del Dc9 dell’Itavia. Amato, pero’, non porta nessun elemento a sostegno di questa nuova tesi, trincerandosi dietro un ‘avrei saputo più tardi, ma senza averne prova’”, osserva.
“Egli, da sottosegretario alla presidenza del Consiglio, condivise tutti gli atti dell’esecutivo a guida socialista, a cominciare dalle scelte di politica internazionale che resero grande l’Italia, messe in campo da un presidente del Consiglio che oggi ritiene ‘trasgressivo’. Se Amato ha elementi concreti che possano aiutare la verità e rendere giustizia alle vittime innocenti di Ustica, è pregato di renderli manifesti. In caso contrario, la sua è solo un testimonianza che aggiunge confusione a un quadro già complesso”, conclude Stefania Craxi.
la Redazione
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