L’Italia prova a tornare al nucleare
Nell’UE, secondo i dati di Eurostat, tredici stati membri nel 2021 disponevano di reattori nucleari operativi: Belgio, Bulgaria, Cechia, Germania, Spagna, Francia, Ungheria, Paesi Bassi, Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia e Svezia.
Come pure la Svizzera.
Queste centrali nucleari con una capacità installata totale di circa 100 gigawatt (GW) hanno generato il 25,2% di tutta l’elettricità prodotta nell’UE.
La Francia deteneva la quota più alta di energia nucleare nel suo mix elettrico, al 68,9%, seguita dalla Slovacchia con una quota nucleare del 52,4% e dal Belgio con il 50,6%.
Il vicepremier Matteo Salvini nei giorni scorsi ha annunciato che tra dieci anni in Italia inizierà la produzione di energia nucleare.
È da quasi quarant’anni ovvero dello sciagurato referendum del 1987, che il nostro Paese perde il treno del progresso, vittima dell’ignoranza anti-scientifica, alimentata da forze ambientaliste che, per un pugno di voti, hanno contribuito a inquinare di più e a rallentare lo sviluppo economico.
La questione verde sarà uno dei temi decisivi della prossima campagna elettorale per le Europee del 2024.
Il leader leghista ha messo le mani avanti tracciando una chiara linea di distinzione.
Da una parte ci saranno tutti coloro che sfrutteranno le comprensibili preoccupazioni dell’elettorato per il surriscaldamento climatico, spacciando ricette regressive.
Un fronte politico che strizza l’occhio a chi imbratta i monumenti o blocca il traffico sdraiandosi sulle strade e propone soluzioni che oscillano tra un ritorno alla civiltà agreste e una modernizzazione costosissima che non possiamo permetterci.
Dall’altra parte sarà il centrodestra, che tenterà la via della razionalità e del pragmatismo.
La scelta nucleare, riproposta con forza da Salvini, va in questa direzione.
Se ben spiegata, potrà rivelarsi uno dei cavalli vincenti della campagna elettorale.
Le preoccupazioni principali degli italiani sono di natura economica.
Se l’alternativa è tra comprare tutti l’auto elettrica, raddoppiando la durata dei viaggi lunghi, o produrre energia pulita e sicura, riducendo la nostra dipendenza dalle altre nazioni e conseguentemente diminuendo l’importo delle bollette, è facile prevedere che la seconda opzione sarà quella preferita nell’urna.
Niccolò Rejetti
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