I dolci delle feste nella tradizione italiana
I minnuzzi ri sant’Àjta sono citati da Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1896 – 1957) nel Gattopardo (1958), un dolce ricordato come impudiche Paste delle Vergini che fanno chiedere a Don Fabrizio principe di Salina protagonista del romanzo come sia possibile che un dolce tanto licenzioso non abbia scatenato l’attenzione del Santo Ufficio, severo ministero ecclesiastico che avrebbe potuto imporre il divieto di produzione di un dolce così sfacciato.
Questi dolci sono simili ai cassateddi di sant’Aita caratteristici della festa della vergine catanese Sant’Agata facendo riferimento alle mammelle e la fragola che ne decora la sommità imita il capezzolo perché secondo una leggenda le mammelle furono strappate alla santa durante i martirii a cui venne sottoposta per obbligarla ad abiurare la sua fede.
Da qui la tradizione che sembra risalire a feste pagane durante la quali un simulacro di una vergine è portato in processione per le vie della città e quando immagini di organi o parti umane sono offerte per impetrare grazie, miracoli o ringraziare per guarigioni ricevute.
Un caso questo non isolato, perché alle Minnuzze di Sant’Agata si accompagnano le Minne di Virgini delle celebrazioni della Santissima Madonna dell’Udienza, patrona di Sambuca in Sicilia e anche queste probabilmente legate ad antichi culti femminili in Sicilia e probabilmente legate ad antichi culti femminili siculi.
Nel passato ogni città o paese italiano e di altri paesi cristiani del Mediterraneo ha il suo santo patrono e durante la sua festa si preparano cibi, pani, e soprattutto dolci celebrativi, propiziatori o di ringraziamento, perché la festa soprattutto se preparata da un giorno di astinenza o digiuno, deve essere solennizzata con un cibo speciale, il cibo della festa.
Festa deriva dal latino festum e il dies festus, giorno di festa, è momento di gioia e baldoria, un tempo altro rispetto allo scorrere ciclico del tempo feriale, solito, abitudinario.
Fare festa significa anche un momento della vita umana in cui la divinità è accessibile e con la quale comunicare anche attraverso un cibo sacro e cioè “separato” dagli altri e cibi in questo senso sacri sono presenti fin dall’antichità e che sono oggi sostituiti dalle feste del cibo.
In società sempre più desacralizzate e dove molti cibi non sono più preparati in casa gran parte dei dolci rituali scompaiono mentre pochi altri divengono artigianali e industriali quasi sempre perdendo il loro rapporto con i riti locali.
Tra i molti casi, tipico è quello del Panettone milanese, un Pane di Natale per la prima volta citato nel 1599 nel registro delle spese del Collegio Borromeo di Pavia, e che nella forma attuale nasce intorno al 1920 quando il pasticciere e imprenditore milanese Angelo Motta (1890 – 1957) ne modifica la ricetta e utilizza una guaina di cartone, detta guepiere dandogli una forma a fungo per renderlo meno bruciato e più soffice, trasformandolo da dolce natalizio locale in dolce nazionale.
Sempre l’industria inizia a inventare nuovi dolci legati feste che da religiose divengono sempre più laiche come è per la Colomba pasquale inventata intorno agli anni Trenta da Dino Villani (1898 – 1989) per la Motta e sfruttare gli stessi macchinari e lo stesso impasto per la creazione di un dolce simile al panettone destinandolo alla festività della Pasqua.
Odiernamente siamo in una continua Festa del Cibo in una ulteriore trasformazione, o meglio in una vera e propria “inversione” che avviene nella seconda metà del XX secolo quando si inventano e dilagano le feste laiche che sono usate soprattutto dall’industria dolciaria per la produzione e la vendita di dolci in un’era che tende a diventare quella di una perenne festa.
Festa degli animali con il Pane di Sant’Antonio Abate, protettore anche dei lavori legati al fuoco, diviene anche il Santo del World Pizza Day (17 gennaio), Festa degli Innamorati (San Valentino,14 febbraio), Festa del Papà (19 marzo), Festa dalla Mamma (14 maggio), Festa dei Nonni (2 ottobre) e altre, ognuna di queste feste ha molte proposte di dolci industriali di nuova progettazione con lo scopo di una continua vendita.
Feste che riguardano anche formule matematiche come il Pi Day o Giorno del Pi greco (14 marzo, in inglese 3.14) con il rito di mangiare alle ore 15 (3.1415) cibi e soprattutto torte alla frutta decorate con le cifre decimali del Pi Greco.
Giovanni Ballarini presidente Accademia Italiana della Cucina
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