Il 21% dei nati in Francia ha un nome arabo
È stato il primo Paese europeo a subire un omicidio da un attentatore legato all’estremismo arabo dopo l’attacco di Hamas a Israele.
Ed è anche stato il primo Paese a vietare le manifestazioni pubbliche in sostegno dell’organizzazione terroristica.
Non è un caso, perché l’Islam in Francia è una presenza davvero molto ingombrante.
La comunità araba e musulmana è talmente imponente da far temere una sorta di guerra civile sul territorio nazionale.
Non è una esagerazione: nel 2005 interi quartieri abitati da arabi, praticamente dei ghetti, hanno visto una rivolta che aveva fatto temere il peggio e nel 2020 due lettere sono state inviate da generali e ufficiali dell’esercito al presidente Macron.
La prima è stata firmata da 25 militari, la seconda ha raggiunto i 100mila firmatari e ha trovato il favore politico di alcuni partiti come quello di Marine Le Pen.
I militari sostengono che la società francese sia sull’orlo del collasso proprio a causa dell’islamismo e si accusa il presidente di aver fatto “concessioni” alle persone di fede islamica proprio nel momento in cui l’esercito del Paese versava il sangue per combatterlo in Afghanistan, Mali e Repubblica Centroafricana.
Toni sicuramente non leggeri, tanto più perché si parla esplicitamente di una guerra civile.
Esiste questo pericolo? Guardiamo i dati.
Come si può vedere nel grafico sopra, la religione islamica è la seconda religione del Paese.
Questo se non si vuole contare l’ateismo come religione, ma è giusto tenerne conto perché il cristianesimo, pur essendo la principale fede per i francesi risulta decisamente ridimensionato rispetto al totale della popolazione.
Siamo sull’ordine del 51% per i cristiani e del 7% per i musulmani.
Per avere un’idea più completa basta pensare che in Italia i non credenti sono il 15% della popolazione, i musulmani il 3,7% e i cristiani il 66,7%.
Ma il vero problema della Francia non sono tanti i numeri assoluti, quanto la distribuzione geografica e la ghettizzazione che i migranti hanno subito negli anni.
Secondo la Direction générale de la Sécurité intérieure, i servizi segreti francesi, nel paese sarebbero 150 i quartieri fuori dal controllo delle istituzioni e comandati da reti più o meno informali legate allo jihadismo e all’Islam in Francia.
Stiamo parlando certamente di banlieu e zone-dormitorio nelle grandi città, ma il fenomeno riguarda sempre più anche villaggi fuori dalle zone urbane.
Sempre i dati dell’Insee, l’Istat francese, rivelano che nel 2019 il 21.53% di tutti i nuovi nati in Francia hanno un nome arabo.
Nel 1969 i neonati con nomi arabi rappresentavano soltanto il 2,6% del totale.
Nell’arco di quarant’anni esatti è avvenuta una vera e propria rivoluzione demografica che, dopo aver riscritto il volto di intere periferie e città, si appresta a modificare nel profondo l’identità francese.
L’islamizzazione, dunque, è qualcosa di decisamente reale in Francia e, a differenza dell’Italia, affonda le sue radici nella storia colonizzatrice del Paese.
Nonostante ciò, anche il fenomeno migratorio negli anni è cresciuto. nel solo 2019, anno decisamente più indicativo del 2020, il Ministero dell’Interno ha rilasciato 274.676 permessi di residenza, 36.276 titoli di soggiorno di natura umanitaria e ricevuto 177.822 richieste d’asilo.
La maggior parte di questi soggetti proveniva da Paesi a maggioranza musulmana.
Inoltre, sono tra i 300mila e i 400mila i clandestini attualmente presenti sul territorio, che come tali purtroppo non possono ambire ad alcun tipo di emancipazione economica.
Riccardo Dinoves
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