Burocrazia e giustizia lenta allontanano gli investitori
Secondo quanto emerge dalla “Country Risk Map” elaborata da Aswath Damodaran, l’Italia, per quanto rientri ancora in una soglia limite di esposizione per gli investitori (su una scala 0-25%), con il 3,3% di “coefficiente di rischio”, risulta essere ben lontana in classifica dalle maggiori economie europee, così come dai Paesi del G7.
Damodaran – professore di Finanza della Stern School of Business della New York University, e razionalizzata da Visual Capitalist – ha classificato tutte le economie del mondo in base a 3 fattori di rischio:
“Political Risk” (tipo di regime, livello di stabilità e corruzione del Governo);
“Legal Risk” (tutela e applicazione dei diritti patrimoniali e contrattuali):
“Economic Structure” (livello di diversificazione dell’economia).
A questi si somma anche il “Default Risk” (livello e capacità di ripagare il debito pubblico) e quindi dalla somma di questi coefficienti si ottiene il “Country Risk”, ovvero il coefficiente di rischio d’investimento per Paese.
In cima alla classifica mondiale troviamo USA, Svizzera, Paesi Bassi, Germania, Canada, Australia e Danimarca che possono fregiarsi del rischio 0,0% (conseguente a indicatori come i titoli di Stato con rating AAA, la bassa corruzione e la forte tutela dei diritti di proprietà).
Seguiti dalle economie di Austria (0,6%), Francia (0,8%), Regno Unito, Irlanda e Belgio (0,9%) di poco sopra a Giappone (1,1%) e Spagna (2,4%).
Per trovare l’Italia bisogna scorrere la classifica fino alla parte bassa ed oltre il coefficiente di rischio 3,3% dove a fare compagnia al Belpaese vi sono le economie di Mauritius, Montserrat (Piccole Antille), Romania e India. Fanno meglio Botswana (1,8%), Bulgaria (2,4%) e Messico (2,9%)».
Una posizione che dovrebbe davvero far riflettere i governanti italiani, laddove racconta di un economia appesantita e significativamente gravata da fattori che invece dovrebbero essere i primi facilitatori e alleati dello sviluppo delle aziende.
Oltretutto è una condizione che scoraggia e tiene lontani gli investitori internazionali, che ben volentieri investirebbero i loro capitali sulle nostre Pmi e sul nostro Made in Italy ma che, classifica o meno, già autonomamente percepiscono il rischio di riversare capitali per lo sviluppo di aziende italiane.
Purtroppo all’estero siamo conosciuti per un sistema giuridico complesso e troppo “interpretabile”, un sistema giudiziario che rimane uno dei più lenti in Europa, nonché quello con una burocrazia e delle politiche economiche, nazionali e regionali, stravolte ad ogni cambio di Governo,
Guglielmo d’Agulto
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