5.486mila gli italiani nel mondo, 870mila in Argentina
Nell’immaginario gli italiani emigrati nel mondo sono giovani molto istruiti, magari ricercatori o manager, che non hanno trovato occasioni adeguate in Italia ed sono emigrati in un altro Paese.
Non a caso si usa spesso un termine mutuato dall’inglese, expat, che distingue proprio coloro che sono emigrati per una ragione professionale.
Invece, la realtà dei numeri ci dice che il fenomeno dell’emigrazione italiana ha ancora caratteri molto tradizionali.
Quanti sono gli italiani emigrati nel mondo?
I cittadini italiani residenti all’estero sono 5.486.081.
Secondo i dati dell’Aire (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) il 53,2% dei connazionali che vivono in un altro Paese ha più di 40 anni, e il 24,8% è oltre i 60 anni.
È il peso, ovviamente decrescente per ragioni demografiche, ma ancora molto importante, della vecchia emigrazione, quella che ci ha interessato dal 1950 agli ani ’70 circa, e che era numericamente più importante di quella recente.
È proprio per questo motivo che di tutti gli italiani nel mondo il gruppo più numeroso è quello che risiede in Argentina, dove sono 869mila, il 15,8% del totale.
L’emigrazione degli italiani nel Paese sudamericano risale a molto tempo fa, a quel periodo tra gli anni ’40 e ’50 in cui l’Argentina, a differenza di oggi, era tra i Paesi più prosperi al mondo e attirava braccia.
A testimonianza del fatto che pesi ancora molto l’emigrazione dei decenni scorsi vi sono comunque anche i numeri relativi ai residenti in Svizzera e Germania: nella prima sono 477.953 e nella seconda 785.088.
Con 477.952 italiani, l’8,7% del totale, c’è il Brasile, per cui le dinamiche migratorie sono state simili a quelle argentine. Vengono poi Francia, Regno Unito e Stati Uniti.
Ha un certo impatto il fatto che molti italiani nel mondo non si iscrivono all’Aire, anche se magari sono emigrati da molti anni, soprattutto se il luogo di residenza è all’interno della Ue e quindi possono tornare in Italia piuttosto spesso.
Non ne sentono il bisogno.
Ed è per questo che forse i Paesi del Sudamerica sono sovra-rappresentati in queste statistiche.
Un altro dato che probabilmente è veritiero è quello che riguarda il genere.
Sono più gli uomini delle donne a emigrare, i primi sono il 51,95%, con un picco del 55% tra i 41-60enni.
È un dato in linea con quelli dei migranti di quasi tutto il mondo del resto.
Non stupisce neanche il fatto che tra le aree di provenienza in Italia prevalgano il Sud e le isole. Da qui viene il 48,1% degli italiani nel mondo.
A dispetto del fatto che nel Mezzogiorno risieda solo un terzo degli italiani.
E al primo posto in particolare vi è la Sicilia, da cui provengono 784.817 emigranti, il 14,3% del totale.
Sono molto più dei lombardi, che rappresentano il 9,7%, all’incirca come i campani, il 9,5%.
Dopo vengono laziali, veneti, calabresi, pugliesi.
I calabresi in particolare appaiono un popolo di migranti.
Ve ne sono all’estero ben 423.668, un numero enorme in proporzione ai meno di 2 milioni che vivono in Calabria.
Ma i numeri sui calabresi e gli altri emigrati del Sud nel mondo probabilmente risentono delle stesse dinamiche che portano gli italo-argentini e gli italo-brasiliani a risultare più numerosi degli altri. Erano soprattutto meridionali gli italiani che partivano negli anni ’50-’70 e sono questi ultimi quelli che si sono iscritti con maggiore solerzia all’Aire.
C’è stato un momento, negli anni recenti, in cui la crescita degli italiani che hanno deciso di trasferirsi all’estero ha subìto una accelerazione.
Si tratta della crisi finanziaria che ha investito il mondo durante il 2008-2009.
Infatti il 50,3% degli italiani che sono registrati nei documenti dell’Aire lo è da oltre 15 anni mentre il 19,7% è presente da meno di cinque anni.
Dobbiamo precisare che gli iscritti all’Aire rappresentano ovviamente solo una fetta degli italiani che vivono all’estero. Infatti, chi si è trasferito da pochi mesi o da pochi anni tende a non spostare la residenza nel Paese di arrivo.
Nel complesso secondo varie stime in realtà gli italiani nel mondo sono tra i 60 e gli 80 milioni.
Ma non è solo una questione di trasferimento di residenza.
Oltre agli emigranti più giovani che negli ultimi anni si sono trasferiti nel Regno Unito (in cui con la Brexit c’è stato un balzo maggiore del 60% degli iscritti all’Aire), in Germania e nel resto d’Europa, ci sono tutti i figli di coloro che partirono 50, 60 o 70 anni fa, e che possono essere definibili oriundi.
Ma che hanno legami con il nostro Paese sempre più deboli.
I dati si riferiscono al 31 dicembre 2019 Fonte: Ministero degli Esteri
Raimondo Adimaro
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