Dal 9 gennaio Firenze capitale mondiale della moda uomo
Iniziato il conto alla rovescia per il primo appuntamento mondiale della moda maschile.
Tra meno di due mesi, dal 9 al 12 gennaio prossimo, a Firenze si apriranno i portoni della Fortezza da Basso per ospitare Pitti Uomo giunto alla 105a edizione.
Gli organizzatori di Pitti Immagine cercano la conferma per questo evento divenuto da lustri un punto di riferimento planetario per aziende, stilisti, buyer e media.
In Via Faenza sono alla continua ricerca di qualità, bellezza e innovazioni e le premesse per le collezioni A/I 2024-25 ci sono tutte.
Luca Magliano e Steven Stokey sono stati scelti come guest designer, entrambi hanno in portafoglio diversi spunti su cui riflettere oltre ai numerosi progetti collegati al comparto moda.
Il protagonista del Designer Showcase sarà Todd Snyder.
Alla Fortezza saranno presenti 835 brand per presentare le loro collezioni, con il 43 percento di stranieri.
Il format rinnova le sue sfaccettature, con un layout che darà risalto alle singole sezioni, ai focus sul vintage e sul mondo pets, e l’ampliamento delle collaborazioni internazionali con il lancio di Neudeutsch, un inedito progetto sul new wave design dalla Germania.
“Pitti Uomo è a tutti gli effetti un momento di confronto irrinunciabile che rende Firenze leader nel settore delle manifestazioni dedicate alla moda”, ha commentato Raffaello Napoleone, AD di Pitti Immagine.
“Pitti Uomo offre la possibilità di una overview unica sulle nuove collezioni e di ottenere feedback utili sull’andamento dei mercati e delle principali scene creative. Il lavoro di scouting del team Pitti è stato capillare e, come sempre, siamo convinti che la cornice fiorentina porterà ulteriore valore ai progetti speciali in calendario”.
Come di consueto, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e Ice promuovono il ruolo di Firenze nella strategia di internazionalizzazione della moda italiana attraverso il sostegno ai saloni moda 2024 di Pitti Immagine.
Un contributo fondamentale – ricorda la nota stampa – per il programma di incoming dei migliori operatori esteri e di comunicazione.
Il nuovo tema dei saloni invernali è ‘PittiTime’:
“Niente più della scansione temporale assomiglia a Pitti Uomo che, puntuale, a ogni stagione arriva per proporre, presentare, confrontarsi, anticipare, cambiare – ha dichiarato Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine -. E sul tempo riflette anche la moda, accelerando le collezioni in sincopate sequenze di capsule, stabilizzandosi nel timeless, definendo il quiet luxury di capi che non passano, nella continua ricerca di un heritage identitario come segno di continuità. Un percorso incessante in avanti e indietro attraverso citazioni e referenze che sembrava impossibile veder tornare, in un clima che annulla le stagioni e cambia i riferimenti”.
Il settore moda uomo italiano, nei primi sette mesi del 2023, prosegue l’andamento positivo sui mercati esteri che ha caratterizzato gli ultimi due anni.
Come indicano i dati Istat, l’export relativo al periodo gennaio-luglio 2023 ha messo a segno un incremento tendenziale a doppia cifra, pari all’11,4%, attestandosi a circa 5,4 miliardi di euro; parallelamente, l’import ha registrato un aumento del 5,6%, sfiorando i quattro miliardi.
Con riferimento agli sbocchi commerciali, sia le aree Ue sia quelle extra-Ue si siano rivelate favorevoli per il comparto, crescendo rispettivamente del 13,1% e del dieci per cento.
Guardando all’interscambio per prodotto, si assiste ad un’ottima performance con riferimento all’export di camiceria, a +24,1% rispetto ai primi sette mesi del 2022.
Registrano numeri positivi le cravatte, in miglioramento del 22,1% e l’abbigliamento confezionato, che cresce del 16,5%.
Sotto la media di comparto, ma sempre in territorio positivo, troviamo l’export di maglieria, che è aumentato del 4,8%.
Non altrettanto bene va l’abbigliamento in pelle, che vede le esportazioni a -8,8%.
Il 2023 si profila come un anno di assestamento, non privo di ostacoli per la moda maschile italiana: i timori maggiori sono da ricondurre ai forti aumenti dei costi, con un’inflazione senza precedenti, al rallentamento di molte importanti economie, a ciò bisogna aggiungere il conflitto russo-ucraino e a quello recentemente scoppiato in Medio Oriente tra Israele e Palestina.
bruno galante
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