Il bambino di Ischia strappato alla mamma come un delinquente
È ‘stato ‘preso’ alla presenza delle forze dell’ordine e Vigili del Fuoco, il bambino di Ischia.
Presente anche il sindaco del comune di Lacco Ameno, di Ischia, Giacomo Pascale.
La madre, che aveva presentato denuncia per molestie sul bambino da parte del padre biologico, procedimento archiviato, era stata considerata dai servizi sociali ‘alienante’ e ostativa alla bigenitorialità.
Il piccolo aveva timore e rifiutava di vedere il padre, manifestando forti malesseri anche durante gli incontri protetti.
La mamma di Ischia attraverso il legale Girolamo Andrea Coffari aveva presentato ricorso al provvedimento, respinto dopo che circa un mese fa era stata invece accolta la sospensiva.
Ne era nato un grande movimento di sensibilizzazione e vicinanza alla mamma dalla società civile e dal mondo dei centri antiviolenza, nonché dalle psicologhe del Protocollo Napoli.
Un capannello di cittadini, di mamme, di familiari si è riunito sotto la casa del bambino, tra i pianti e le urla disperate del piccolo e le grida di aiuto della mamma che chiedeva aiuto dalle finestre: “Stanno sfondando, correte, correte. Chiamate un medico”.
Il bambino soffre anche di una patologia e ha gridato con tutte le sue forze.
L’avvocato Girolamo Andrea Coffari ha ricordato il cuore dell’ordinanza 9691/2022 che ricorda che ‘prendere con la forza un bambino che rifiuta di vedere il padre per ripristinare la bigenitorialità e strapparlo alla madre significa essere fuori dallo stato di diritto’.
“Non ci sono parole. È il giorno più triste per me da quando sono sindaco, immagini che rimarranno indelebili nella mia mente: vedere un bimbo strappato dalle braccia della madre. Hanno forzato la porta di ingresso, hanno eseguito il provvedimento emesso dalla magistratura. Non ricordo nemmeno i peggiori delinquenti presi con tale forza. È solo un bambino di 8 anni che resterà traumatizzato”.
Così il sindaco del comune di Lacco Ameno, Giacomo Pascale, sul caso del piccolo strappato oggi dalla mamma, considerata ostativa, e collocato in casa famiglia.
La modalità forzosa dopo ore di ‘assedio’.
“Non c’è stata collaborazione da parte della mamma e non si è potuto procedere in modo diverso, meno traumatizzante. Abbiamo provato tutto il pomeriggio io, il vice questore, gli assistenti sociali anche con la possibilità di collegarci con il giudice. È una sconfitta per tutti“, ha concluso.
la Redazione
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