In Italia lo stipendio medio mensile è di 2.102 euro
Gli stipendi medi lordi ci dicono molto di quanto siano diverse le condizioni dei lavoratori, tra Paesi e all’interno degli stessi.
Gli italiani sono a metà classifica, con 2.102 euro mensili, una cifra che è cresciuta relativamente poco rispetto ai 1.781 del 2006, un’epoca che appare lontana, precedente alla Grande Recessione, un’epoca in cui l’Italia produceva un Pil che non è più riuscito a eguagliare.
Una situazione di stagnazione economica che rischia di diventare cronica nonostante gli interventi del Governo che assumono il ruolo di meri palliativi: si parla del bonus 200 euro, l’indennità una tantum che tra luglio e ottobre 2022 è stata percepita da 31 milioni di italiani.
Parliamo dei salari prima delle tasse sul lavoratore o sul datore di lavoro.
Il netto che arriva in tasca ai cittadini dipende anche dal livello delle imposte e, in particolare, dal cuneo fiscale, che sappiamo essere molto alto in Belgio, Italia, Francia, e decisamente più basso in altri Paesi in particolare a Est.
Ma cos’è successo con la pandemia?
L’Italia nel 2020 ha perso oltre 39,2 miliardi di salari con un calo del 7,47% sul 2019.
Secondo l’Eurostat, si è passati da 525,732 miliardi nel 2019 a 486,459.
Nello stesso periodo in Francia sono stati persi 32 miliardi (ma su una massa salariale passata da 930 a 898 miliardi) con un -3,42% e in Germania appena 13 miliardi su oltre 1.500 (-0,87%). Quello italiano è stato il calo peggiore.
Per fare un confronto più approfondito dobbiamo utilizzare dati più completi e vedere gli stipendi medi in Italia e in Europa, in base alle fasce d’età.
L’Italia non si differenza solo per stipendi più bassi: il nostro è l’unico Paese in cui i lavoratori tra i 30 e i 49 anni sono pagati meno della media. L’unico.
E, non a caso, siamo uno dei Paesi in cui gli over 50, ormai alla fine del percorso lavorativo, sono pagati di più.
Gli stipendi medi, secondo i dati pre-pandemia, sono più alti oltre che in Svizzera anche nel Nord Europa, in Norvegia, Islanda, Danimarca, Svezia, dove si superano i 3mila e in gran parte dei casi i 4mila euro lordi mensili.
E pure in Germania e Regno Unito dove arrivano a 2.891 e 2.613.
In Francia arriva a 2.369 euro lordi.
In coda troviamo i Paesi dell’Est, appena sopra l’Albania c’è la Bulgaria, con solo 442 euro lordi, meno che in Serbia e in Romania.
In quest’ultimo Paese gli stipendi medi sono di 700 euro al mese.
In questi casi c’è stato il maggior incremento negli anni, basti pensare che nel 2006 in Romania i lavoratori mediamente ricevevano 250 euro al mese, poco più di un terzo di adesso.
Importanti anche i progressi in Polonia e in Ungheria, dove si è passati da 468 a 801 euro lordi mensili.
Ma è interessante anche andare a vedere quanto guadagnano i giovani in relazione alla media.
Chi ha meno di 30 anni se la cava peggio in Italia, con 1.741 euro lordi, il 17,2% meno della media.
Non si tratta in realtà del gap peggiore, contrariamente a quanto si potrebbe pensare.
In Germania è del 26,9%, visto che i più giovani percepiscono 2.114 euro lordi al mese contro i 2.891 medi, mentre nel Regno Unito la differenza è del 20,6%, con 2.074 euro contro 2.613, e in Francia del 19,2%, 1.914 euro contro 2.369.
Esistono anche Paesi in cui i giovani sono pagati più della media, come la Lettonia, dove questi percepiscono 35 euro in più rispetto al salario medio complessivo.
In generale è a Est che il gap è più basso, questo perché nei Paesi a maggiore crescita del Pil sono gli ultimi arrivati nel mondo del lavoro, di solito anche più istruiti, quelli occupati nei nuovi posti di lavoro che si creano, che spesso lì sono in ambiti innovativi e in settori che pagano meglio i dipendenti.
È un altro l’aspetto per cui l’Italia si differenzia di più dagli altri Paesi, ovvero il gap tra gli stipendi medi e quelli della fascia di età successiva, quella dai 30 ai 49 anni.
L’Italia è l’unico Paese d’Europa in cui non solo i più giovani, ma anche coloro che hanno tra 30 e 49 anni prendono meno della media, 2.067 euro mensili contro 2.102.
Altrove a questa età si è quasi al picco della carriera, e gli stipendi medi sono ormai decisamente superiori a quelli complessivi.
In Germania di 210 euro, nel Regno Unito di 378, in Irlanda di 309.
Il motivo per cui invece in Italia accade l’opposto è che a ricevere stipendi medi nettamente più alti di quelli medi sono altri, ovvero i lavoratori più anziani, quelli sopra i 50 anni.
Che nel nostro Paese arrivano a percepire 2.381 euro lordi al mese, il 13,3% in più di quelli medi. Siamo tra i Paesi in cui tale vantaggio è maggiore.
Ai nostri livelli il Belgio, con il 15% di gap, poi il Portogallo e l’Austria.
L’unico in cui i più anziani sono ancora più favoriti dal sistema è la Grecia. Qui percepiscono il 34,1% in più della media. In molti Paesi dell’Est al contrario prendono meno degli altri lavoratori.
Le ragioni di questa discrepanza di trattamento sono principalmente due.
Da un lato i Paesi più colpiti dalle crisi economiche, come Italia e Grecia, hanno sacrificato l’occupazione giovanile, meno protetta a livello contrattuale, e gli under 30, ma in realtà anche molti 40enni, che hanno perso lavoro più spesso dei più anziani.
E che si sono messi poi a cercare lavoro incontrando molta concorrenza, tra l’altro in settori con già stipendi mediamente bassi (ristorazione, turismo, logistica, ecc), cosa che ha compresso i salari.
Dall’altro c’è appunto il divario contrattuale, con i più anziani che sono molto più protetti da contratti a tempo indeterminati pre-Jobs Act che li ha resi decisamente più inamovibili, in posti che spesso prevedono scatti salariali automatici.
I dati si riferiscono al: 2020. Fonte: Eurostat
Anselmo Faidit
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