Italia prima in Europa per progetti PNRR realizzati
L’Italia è il Paese che ha centrato il numero più alto di traguardi e obiettivi del Pnrr nell’Ue: sono 178 portati a termine sui 527 impegni presi, 33,7%.
È quanto emerge dalla valutazione di medio termine della Commissione europea sui dispositivi di ripresa e resilienza dei singoli Stati membri.
“Il rapporto conferma che l’attuazione del Pnrr italiano va avanti con grande efficacia e rapidità e che l’Italia è prima in Europa per obiettivi, riforme e investimenti realizzati”, ha sottolineato il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, esprimendo “grande soddisfazione”.
È “un riconoscimento molto importante del lavoro di squadra fatto finora”, ha segnalato, e “uno stimolo a proseguire con efficacia e determinazione il nostro lavoro”.
Domani mattina è convocata a Palazzo Chigi la Cabina di Regia sul Pnrr per l’esame della Relazione semestrale sullo stato di attuazione del piano.
Presieduta da Fitto e con la presenza di tutti i ministri competenti, vedrà la partecipazione anche dei rappresentanti della Conferenza delle Regioni e Province autonome, Anci e Upi.
Rispetto all’attuazione dei target del Pnrr, alle spalle dell’Italia si collocano Spagna (121 su 416 realizzati, 29,1%) e Croazia (104 su 372, 28%).
Italia e Spagna sono i Paesi Ue ad aver chiesto i fondi più consistenti del Recovery, rispettivamente per 194,4 miliardi e 163 miliardi di euro.
L’Italia appare invece nella media europea rispetto alla crescita ulteriore dell’economia attesa grazie al dispositivo.
“Da qui al 2026 noi proiettiamo un impatto medio di un punto e mezzo di Pil nel 2026” aggiuntivo nell’Ue, grazie all’apporto del Pnrr, “e l’Italia ne avrà uno nella media”, ha sottolineato il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni, precisando però di non credere “a questa modellistica”: “Dobbiamo essere consapevoli che queste riforme e investimenti servono per il futuro del nostro Paese come per il futuro dell’intera Europa”.
Nel dettaglio, nella revisione intermedia sul dispositivo di ripresa e resilienza la Commissione europea ha stimato che il Next Generation Eu potrà aumentare il Pil reale dell’Ue fino all’1,4% nel 2026, rispetto a uno scenario senza lo strumento.
L’attesa è però che i benefici maggiori del dispositivo vengano dalle riforme, che non sono valutate in questi modelli statistici, e che si dispiegheranno nel lungo periodo.
Per ora l’impulso all’economia del Pnrr risulta inferiore alle attese: la crescita in più stimata a fine 2022 è stata dello 0,4%, mentre nel 2020 la Commissione si aspettava che sarebbe stata decisamente superiore e pari all’1,9%.
Quanto agli investimenti pubblici, sono stimati al 3,3% del Pil nel 2023 e attesi al 3,4% nel 2024, rispetto al livello del 3% del Pil del 2019.
L’occupazione è attesa in crescita dello 0,8% nel breve periodo.
La Commissione ha rivendicato il sostegno dato dal Next Generation Eu alla crescita dopo la pandemia, l’aumento di investimenti e occupazione, e la capacità di mitigare gli effetti della guerra in Ucraina.
Nell’ambito del dispositivo ad oggi sono già stati sborsati nel complesso 225 miliardi di euro dei 723 miliardi totali.
Al primo febbraio sono stati raggiunti 1.153 traguardi e obiettivi su 6.266 (il 18%), con segnalazioni dagli Stati sul completamento di altri 1.238 traguardi intermedi e finali (38%).
“Prevediamo che oltre la metà, il 54%, di tutti i traguardi e gli obiettivi saranno completati entro la fine del 2024”, ha detto Gentiloni.
Il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis ha intanto gelato ogni attesa residua su possibili rinvii della scadenza dei piani rispetto al 2026.
Completare i piani per tempo è “fattibile”, ha stimato.
Invece “cambiare le scadenze è questione molto complessa che implica l’unanimità tra gli Stati membri. Non ci sembra probabile”, ha dichiarato: “Invece di concentrarsi sulle scadenze il focus andrebbe riferito all’attuazione dei Pnrr”.
Guglielmo d’Agulto
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