L’onestà di Giampiero Mughini e gli assassini da strada
Giampiero Mughini ha scritto un pezzo sulla morte della brigatista rossa Barbara Balzerani per Dagospia.
La 75enne, di Colleferro, Barbara Balzerani fu a capo della colonna romana, e legata al capo delle br Mario Moretti, che sequestrarono e ammazzarono il presidente della DC Aldo Moro e la sua scorta. Arrestata il 19 giugno 1985 fu condannata a sei ergastoli ma in carcere rimase 26 anni, nel 2006 ottenne la libertà condizionale.
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“Caro Dago, eccome se mi sarebbe piaciuto incontrare e parlare guardandoci negli occhi con Barbara Balzerani la “primula rossa” del terrorismo di sinistra che ha appena chiuso la sua vita.
Così pure, se potessi andrei in capo al mondo pur di avere di fronte l’ex suo compagno nelle Br Mario Moretti, l’uomo che da distanza ravvicinata tirò un scarica di mitra contro l’Aldo Moro inerme rannicchiato nel bagagliaio di un’auto Renault.
Del resto è lui stesso ad aver detto nel bellissimo libro/intervista con Rossana Rossanda che è un’immagine e un momento il cui ricordo straziante lo accompagnerà per tutta la vita.
Leggo che la Balzerani non si è mai esplicitamente “pentita” delle morti che ha dato, e seppure in più di un’occasione ne abbia ragionato bene. Il punto cruciale non è il pentimento a decenni di distanza dal momento in cui lei e altri premettero il grilletto.
Il punto è che la loro era solo bestialità, che altro non erano se non assassini da strada invasati da quella porcata ideologica stratosferica che è stato il marxismo-leninismo del Novecento.
La Balzerani continua a usare come una chiave passepartout il termine “rivoluzione”, e come se quel termine alleviasse l’efferatezza dei loro omicidi di gente che stava andando al lavoro. L’abbiamo fatto in nome di un grande ideale, aveva l’aria di dire la Balzerani.
Quale ideale?
Quello di una società in cui appena loro avessero preso il potere, alla mattina presto gli operai delle grandi catene industriali si sarebbero riuniti in assemblea e giorno dopo giorno avrebbero indicato cammino e valori di una società?
Possibile che una tale porcata, un tale vaniloquio ideologico smentito dalle dure occorrenze di tutto un secolo, continuasse ai loro occhi ad avere una sua percentuale di fascino?
Probabilmente no, parlavano a quel modo perché era un modo per proteggere la loro memoria e quel che restava della loro vita.
Erano stati degli assassini di strada, assolutamente nient’altro che questo.
Degli assassini di strada, e non c’è da farla lunga.
Lo dico come uno che tutte le volte che ha potuto s’è battuto perché venisse usata clemenza nei confronti di quei ex brigatisti che avevano cambiato direzione al loro itinerario.
Sono stato e sono amico di Valerio Morucci e Adriana Faranda, di quelli che a un certo momento della loro vita vollero incontrare in carcere Maria Fida Moro.
È stato ospite a cena a casa mia l’ex capo terrorista di Prima linea che a suo tempo era stato il compagno di Barbara Azzaroni, la terrorista che a Torino venne intercettata e uccisa al Bar dell’Angelo poco prima che lei e Matteo Caggegi facessero un agguato a uomo.
Ho incontrato a lungo Michele Viscardi, l’ex terrorista di Prima linea che a un certo punto della sua vita si “pentì” e consegnò gli indirizzi di metà di quella banda criminale.
Quando incontrai a Roma, in via Arenula, il Renato Curcio che aveva appena concluso la sua lunga detenzione mi avvicinai a lui come per abbracciarlo: rammentavo quando trent’anni prima da studente della Facoltà di sociologia di Trento era venuto a Catania, mi aveva incontrato in una libreria e mi aveva donato un loro prezioso testo che pure funge da antefatto della sua futura azione criminale.
Potrei citare episodi consimili a decine. Sempre, appena si sono pentiti, tornavano ad essere i miei compagni di generazione.
Eravamo fatti della stessa pasta, avevamo letto gli stessi libri, per un tratto dei sessanta avevamo pronunziato le stesse parole, quelle porcate ideologiche non è che non avessero avuto un certo fascino sui miei vent’anni di “provinciale” che cercava un suo destino nel mondo.
Roba che oggi a solo pronunciarla ti sembra accaduta chissà quando, e difatti lo è: è accaduta in un precedente millennio della storia dell’umanità.
Non che questo nuovo millennio presenti fattezze rassicuranti, da Gaza a Kiev.
Rispetto ai quali il destino di una Barbara Balzerani appare quale la storia di un libro di fantascienza, la vicenda di un modo che non è possibile sia esistito davvero, una vicenda di sangue che non è possibile sia stato davvero versato in quel modo. In nome di quattro puttanate ideologiche.
Giampiero Mughini
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