La Specola riapre le stanze dopo quattro anni di lavori
Chiuso nel 2019 dopo oltre quattro anni di lavori, inframmezzati dalla pandemia, abbiamo assistito alla riapertura storica del 21 febbraio 2024 del celebre Museo inaugurato il 21 febbraio 1775 come “Imperiale e Reale Museo di Fisica e Storia Naturale” e nel contempo segna l’ingresso nel 250° anniversario dalla sua fondazione.
La Specola è stato primo esempio in Europa di istituzione scientifica aperta a tutti, in anticipo di quasi due secoli e mezzo sull’odierna idea di museo, accessibile e inclusivo e ricompone così l’idea illuministica del Granduca Pietro Leopoldo di presentare la natura nella sua completezza in un percorso che va dalla terra (mineralogia) al cielo (astronomia) passando per la botanica, l’anatomia e la zoologia.
Le raccolte mineralogiche tornano ad essere esposte al primo piano a distanza di un secolo e mezzo dalla collocazione nella sede di via La Pira.
Di eccezionale rilievo è la Collezione medicea di pietre lavorate (coppe, vasi, oggetti ornamentali), già ospitata nella Tribuna degli Uffizi: fra gli esemplari – esibiti in una “Camera delle Meraviglie” che rievoca il collezionismo mediceo tra il XV e il XVIII secolo – spiccano le due coppe in diaspro e una coppa in giada nefrite appartenute a Lorenzo il Magnifico, come riporta l’incisione LAURMED, ma anche la tazza in lapislazzuli a forma di conchiglia (citata da Giorgio Vasari), acquistata da Cosimo I nel 1563 dal celebre lapicida milanese Gasparo Miseroni.
Fra i reperti alcuni sono riferibili alla raccolta di Niccolò Stenone, celebre anatomista e padre della moderna mineralogia.
L’esposizione illustra anche l’evoluzione dei minerali attraverso i quattro miliardi e mezzo di storia del nostro pianeta e del Sistema Solare – dai pochi minerali delle meteoriti, alle migliaia di minerali oggi conosciuti – e consente di ammirare campioni unici al mondo, dalle tormaline ed ematiti dell’Elba allo zolfo della Sicilia, fino agli enormi cristalli di topazio e acquamarina del Brasile.
Salendo al secondo piano si snoda il percorso “Arte e Scienza” dedicato alla genesi e all’evoluzione della ceroplastica fiorentina.
Dai primordi legati alla scuola bolognese e all’opera dell’artista siciliano Gaetano Zumbo (1656-1701) – che realizza una serie di teatrini allegorici su temi tipici del barocco e modella in cera una testa sezionata – alla nascita nel 1771 dell’Officina ceroplastica fiorentina, della cui attività è eccezionale testimonianza la Venere smontabile di Clemente Susini (1754 – 1814).
Nell’itinerario museale di grande rilievo la collezione delle cere botaniche che torna a essere visibile dopo oltre un secolo: è costituita da piante e frutti di grande realismo e bellezza, in un’esposizione suggestiva e coinvolgente.
Sono anche esposte, nel nuovo percorso, le straordinarie tavole in cera di anatomia, istologia e patologia botanica realizzate da Clemente Susini in collaborazione con lo scienziato Giovan Battista Amici (fautore di fondamentali innovazioni nel campo della microscopia ottica), al fine di rendere partecipe il grande pubblico delle nuove scoperte scientifiche.
Ma la produzione di modelli sperimenta, oltre alla cera, anche altri materiali come la cartapesta, il legno, la terracotta, la pietra o il vetro.
Il singolare connubio di arte e scienza, tipico delle realizzazioni ceroplastiche fiorentine, è riflesso nei dipinti di Bartolomeo Bimbi (1648-1729), pittore a servizio di Cosimo III de’ Medici e poi dell’Elettrice Palatina, autore di numerose nature morte di fiori, frutti e meraviglie naturali, caratterizzate da un intento di catalogazione scientifica.
Accanto alle novità, nelle vetrine del percorso “storico” corredate da un nuovo impianto illuminotecnico, i visitatori potranno ammirare nuovamente la collezione zoologica con animali di tutto il mondo (4.600 gli esemplari oggetto di speciale manutenzione per l’occasione), fra cui diverse specie estinte.
E, inoltre, l’intera collezione delle cere anatomiche settecentesche, famose in tutto il mondo; il Salone che ospita gli scheletri di numerose specie di vertebrati, soprattutto mammiferi
La Tribuna dedicata a Galileo Galilei, raro esempio di architettura tardo neoclassica fiorentina, e infine il Torrino che ha il suo fulcro nella Sala della Meridiana (chiamata così dallo strumento astronomico posto sul pavimento e ancora funzionante), impreziosita da stucchi neoclassici che rappresentano le cicogne nell’atto di prendere il volo: da lì si accede alla sala ottagona, l’antico osservatorio.
Tutte le info su ingressi e prenotazioni sono su www.sma.unifi.it
Carmelina Rotundo
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