La Germania a un bivio: entrare in guerra?
Olaf Scholz non intende concedere i missili Taurus all’Ucraina.
Accusato anche a Berlino di essere un leader debole, ha ribadito: “Il cancelliere sono io, tocca a me decidere, e ora basta”.
Basta in italiano, una parola che i tedeschi hanno imparato insieme con ciao e amore.
L’ex capo della Nato, il danese Fogh Rasmussen, gli rimprovera di essere troppo esitante.
Il New York Times scrive: “È l’uomo sbagliato al posto sbagliato”, mette in pericolo la sicurezza dell’Europa.
Severi sono anche i commenti britannici, mentre Emmanuel Macron cerca di non inasprire i contrasti con Berlino, ma il presidente francese ha dichiarato giorni fa che è pronto a inviare soldati all’Ucraina, pur non far vincere Vladimir Putin.
Per Scholz, il Friedenskanzler, tradotto sta per “cancelliere pacifista” come lo definiscono con ironia, un intervento diretto provocherebbe la terza guerra mondiale.
Secondo lui, anche concedere i Taurus a Volodymyr Zelensky, rischia di coinvolgere la sua Germania nel conflitto.
“Sono con Kiev, ripete, ma devo pensare prima ai miei tedeschi”.
Gran Bretagna e Francia, spiega in una conversazione con i collaboratori, ma riportata dalla Frankfurter Allgemeine, sono in una posizione diversa, sono più lontane.
La Germania è in prima linea e, soprattutto, francese e britannici hanno l’atomica, Putin non oserebbe compiere una rappresaglia contro di loro.
Berlino è più esposta.
Il cancelliere è criticato anche dai liberali, alleati al governo, e dai verdi, che all’origine erano pacifisti, e dall’opposizione cristianodemocratica.
La posizione di Scholz si è complicata, a causa di un errore imperdonabile compiuto da quattro ufficiali della Luftwaffe che in una conversazione via zoom per preparare un dossier sui Taurus da consegnare al ministro della Difesa, Boris Pistorius, si sono fatti ascoltare dai servizi segreti russi.
Hanno conversato con il sistema Webex, che a Berlino si usa nel mio condominio per le assemblee via zoom.
Un sistema facile da hackerare.
I militari commentavano che Scholz non ha alcuna ragione per non concedere i Taurus a Kiev, che rischio c’è?
Erano convinti e ripetevano che il problema è politico non militare.
Di solito il servizio segreto non rivela l’errore dell’avversario, ma i russi lo hanno diffuso per rendere Scholz più attaccabile.
Se cambia idea dimostra di non aver potere e di essere in balia dei militari: la Germania è pronta ad attaccarci.
Non è vero, risponde Scholz, ma le parole servono a poco.
Gli alleati sono adirati: la Germania è un problema per la sicurezza.
Perché Scholz non cede i Taurus, quando i francesi e gli inglesi hanno offerto i loro missili?
Ma la portata dell’arma tedesca è doppia, 500 chilometri contro 250, e secondo gli esperti militari potrebbe colpire Mosca.
Il Cremlino è a 750 km in linea aerea, ma i Taurus (la Germania ne ha 600) vengono lanciati dai caccia, basta violare lo spazio aereo russo per qualche minuto, e si può colpire il Cremlino.
Inoltre, per usare i Taurus occorrono tecnici militari tedeschi che dovrebbero andare in Ucraina.
E la Germania entrerebbe direttamente nel conflitto.
Non è vero, commentano gli ufficiali della Luftwaffe, ma Scholz non si fida di Zelensky né dei suoi militari e dopo quel che è successo non gli si può dare torto.
Gli ucraini promettono di modificare i Taurus in modo che possano raggiungere solo la Crimea, ma Scholz rimane prudente: Zelensky con le spalle al muro potrebbe compiere una mossa disperata.
Per Scholz non esiste una Wunderwaffe, ossia arma miracolosa, in grado di decidere la guerra.
Era contrario anche a concedere i Leopard, i migliori panzer al mondo, invece ne ha inviati 14 all’Ucraina.
I primi quattro impegnati in battaglia sono stati messi fuori combattimento entro mezz’ora.
Un Leopard costa almeno 14 milioni di euro, e può essere colpito da un drone da 10mila euro.
Infatti, ora gli ucraini tengono i panzer di riserva.
Si combatte una guerra a terra, come nel 1914, decisa dagli uomini.
La Russia ha due milioni di soldati pronti a combattere, a Zelensky cominciano a mancare…
Ma rimane la domanda: ci si può fidare dei tedeschi, soprattutto dei socialdemocratici, da sempre vicini a Mosca, perfino ai tempi della guerra fredda?
La Cia sorvegliava Willy Brandt, sospettato di essere una spia di Mosca.
E i suoi colloqui venivano registrati dal Bnd, il servizio segreto tedesco, che in realtà era agli ordini degli americani.
Ma anche il cristianodemocratico Helmut Kohl non volle aiutare Bush padre nella prima guerra contro l’Iraq, e si limitò a inviare un assegno da un miliardo di marchi, 500 milioni di euro.
Gerhard Schröder insieme con il francese Jacques Chirac disse no a Bush figlio, deciso a eliminare Saddam Hussein.
E Schroeder è sempre sotto accusa per non aver rinnegato l’amicizia con Putin (continuano a darsi del tu).
Anche Angela Merkel non volle partecipare nel 2011 all’attacco contro la Siria di Assad, e ora è ritenuta colpevole per la guerra in Ucraina.
Frau Angela era contraria a escludere Putin dal G8: che senso ha, disse, escludere l’avversario dai colloqui?
Scholz ricorda che la maggioranza dei tedeschi è convinta che oggi Putin non possa essere sconfitto, e che è necessario imporre a Kiev di iniziare trattative per la pace, che si concluderà con un compromesso.
La Germania, insieme con l’Italia, è il Paese che paga di più per le sanzioni contro Putin.
L’attentato al gasdotto del Baltico, nel settembre del ‘22, fu un attacco contro la Germania, e il silenzio di Berlino è eloquente, anche se tutti sono convinti che fu un sabotaggio compiuto dagli ucraini, aiutati dai polacchi e dai britannici.
Piero Vernigo
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