In attesa che la Bce tagli i tassi
La Bce potrebbe essere pronta a tagliare i tassi a giugno.
Alcuni banchieri centrali con ogni probabilità preferirebbero iniziare prima, altri dopo.
Ma se l’economia si muoverà in linea con le attese si può pensare che la prima riduzione dei tassi dello 0,25% arriverà il 6 giugno, dopo un aumento del 4,5% tra luglio 2022 e settembre 2023, la stretta più significativa della storia dell’euro.
La presidente Bce Christine Lagarde, scrive MF-Milano Finanza, ha spiegato che la disinflazione sta proseguendo e ora si vuole avere piena fiducia che il carovita non risalirà a causa di un aumento oltre le attese di salari e prezzi dei servizi.
Questi ultimi sono rimasti lievemente sopra le aspettative a febbraio.
I dati economici decisivi, in particolare quelli sui salari, arriveranno «nei prossimi mesi. Sapremo qualcosa in più ad aprile e molto di più a giugno», ha detto Lagarde.
In teoria ci sarebbe spazio per un taglio già ad aprile.
Il governatore francese François Villeroy de Galhau e quello finlandese Olli Rehn hanno indicato questa possibilità.
Ma nella riunione dell’11 aprile sarà noto solo un nuovo dato di rilievo: quello sull’inflazione di marzo che, come ha osservato Bofa, potrebbe essere influenzato dalle vacanze pasquali (l’anno scorso erano in aprile).
Questo rende ancora più complicato un calo sorprendente dell’inflazione a marzo.
Non ci dovrebbero essere comunque ritardi rispetto a giugno.
Gli operatori monetari danno per certo il primo taglio a giugno, con il 15% di probabilità di una sforbiciata anticipata ad aprile.
Nel complesso la previsione dei mercati è di un calo dei tassi dell’1% fino a fine anno, anche se alcuni economisti puntano su uno 0,75%.
L’attesa di un taglio al massimo a giugno è motivata dalla riduzione delle proiezioni il 7 marzo. Molti membri Bce però preferiscono essere del tutto al sicuro sull’inflazione.
Anche l’ultimo aumento dei tassi di settembre era stato considerato una precauzione.
Tuttavia Francoforte così resta concentrata soprattutto su dati rivolti al passato (come quelli sui salari) rispetto a quelli orientati verso il futuro (come le proiezioni).
Inoltre la Bce mostra di preferire un’inflazione sotto il 2% rispetto a una sopra la soglia, andando contro quanto deciso nell’ultima revisione della strategia (che aveva definito un obiettivo simmetrico).
E si espone al rischio di finire sotto l’obiettivo.
La cautela sull’inflazione ha un costo anche per l’economia.
La banca centrale ha già anticipato che c’è rischio di un’ulteriore revisione poiché l’effetto della stretta monetaria potrebbe essere superiore alle aspettative.
L’Eurozona è da cinque trimestri in stagnazione.
Gli ultimi dati, soprattutto quelli dalla Germania, non lasciano ben sperare.
Si sta allargando il divario di reddito rispetto agli Usa che sono cresciuti di oltre il 3% nel 2023. Eppure anche la Fed, dopo gli ultimi numeri sul mercato del lavoro, potrebbe tagliare i tassi a giugno, nonostante lo scenario economico migliore rispetto a quello europeo.
La banca centrale Usa ha un mandato duale che guarda non solo all’inflazione.
Ma una tra Fed e Bce potrebbe sbagliarsi.
Anselmo Faidit
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